Franco Zavaglia: “Una volta ci volevano i requisiti, per fare il Procuratore: oggi bastano 500 €!”

A Radio Cusano Campus ha parlato il 9 gennaio l’agente che ha rappresentanto Francesco Totti

per diversi anni e campionati. E ha detto cose meritevoli di riflessione

 

Per parlare del Calcio e degli scambi tra i giocatori, dei rapporti tra le società sportive e le famiglie è intervenuto a Radio Cusano Campus Franco Zavaglia, che per tanti anni è stato il rappresentante nel football di Francesco Totti, tra gli altri.

Come è cambiato il calciomercato, negli ultimi anni?

“E’ cambiato in modo tale che mentre prima per fare il procuratore bisognava avere dei requisiti, oggi come oggi basta che un versamento di 500 € in banca e sei procuratore. Nei prossimi sei mesi sembra che il CONI, con la FIGC, sta ritornando a quelle che erano le norme precedenti”.

Su questa onda sei ottimista, in merito?

Zavaglia dice: “Bisognerebbe essere ottimisti, perché ci stanno mettendo le mani personaggi importanti, che hanno visto lo sfascio, di questo ambiente; cose che prima non si potevano fare”.

Personalità che inquinano i rapporti?

“Oltre a questo, portano disagi alle famiglie dei calciatori, e ai calciatori stessi. Anche ai dirigenti, perché bisogna avere una certa esperienza, dopo 40 anni che faccio questo lavoro; ancora oggi ci sono grandi difficoltà create da questi personaggi. Con giocatori di minima prospettiva, si presentano ai genitori, offrendo denari. Non è più buoncostume, è uno dei tanti mali che circola nel calcio italiano. Con la scusa del vitto e alloggio tolgono alle famiglie 20000, 30000 € all’anno”.

Ci fai campare uno staff intero! Tu che conosci bene i giocatori, pensi che l’Italia abbia la qualità necessaria, per imporsi, con la qualità e la quantità dei giocatori di Calcio che sa crescere e portare nelle prime squadre?

“I giocatori in Italia ci sono, e sono tanti. Con questa moda di portare giocatori esteri, abbiamo trascurato i giocatori giovani nostrani. Nei settori giovanili ce ne sono tanti e li vedo spesso, ma bisogna individuarli con professionisti seri. Gente che capisce, senza creare illusioni, alle famiglie e ai ragazzi.
Sono anche cambiate le regole, come il Fair Play. Come vi comportate riguardo a questo?

Franco Zavaglia analizza le difficoltà, i limiti, ma evidenzia anche i club virtuosi: “Ci sono società che non sono preparate, attraverso dei personaggi, sotto l’aspetto calcistico, e vanno a creare difficoltà sotto l’aspetto economico. Ci sono delle società che ci guadagnano, come la Juventus, la Sampdoria, il Napoli, l’Udinese, l’Empoli, il Torino. Società che applicano al 100% le regole e lo sviluppo che c’è nel calcio italiano. Le squadre che falliscono, per me, è perché ci sono personaggi che non sono all’altezza della situazione. Fanno solo i propri interessi, a tutti i livelli”.

Poi fa un preciso esempio: “Chi dice che la Lega Pro ci rimette: mi sembra assurdo! Ci sono regole, si possono far giocare i giovani e occorre monitorare delle situazioni. Basta saperle, le regole. Ci sono società che prendono 5/6 milioni di Euro con le televisioni. Se poi gli ingaggi sono più grandi c’è qualcosa che non va”.
Il problema dei campionati è responsabilità dei procuratori o della Lega, che distribuisce non equamente i diritti, e tutto il prodotto calcio, per renderlo più attrattivo?
“Ci sono esempi visibili. Una società di Lega Pro che ha ingaggiato 4 giocatori dando 200/250 mila euro che poi diventano il doppio con le imposte, e un milione di euro che la società va a sborsare. Senza usufruire dei vantaggi che la legge dà, con la legge Melandri e tutto il resto. Naturale che finché c’è il Paperon de’ Paperoni ok, poi si fallisce e si cancella una società che c’è stata in passato. Cesena, Avellino, Bari: tutte società che possono fare i campionati. De Laurentiis sa che il Bari può creare un utile e lo ha rilevato per questo. Sono società che non vanno in negativo, ma dovrebbero avere ricavi in attivo. Come nelle aziende professionistiche, tra gente brava e non”.