Elena Proietti, l’Arbitro di Calcio aggredito 4 anni fa: “Lasciata sola…
Dalla “grande famiglia dell’A.I.A.”
Dopo il danno dell’invalidità all’occhio destro e all’orecchio, l’attuale Assessore allo Sport di Terni torna a parlare dell’incredibile silenzio dell’Associazione Italiana Arbitri e dei suoi massimi esponenti
Lei è Elena Proietti, un nome che da qualche mese è salito alla ribalta per essere stata nominata Assessore allo Sport a Terni, ma che quattro anni fa venne aggredita, mentre dirigeva una partita di Calcio a 11 maschile di Prima Categoria, nella sua Umbria; dove aveva persino raggiunto il traguardo di arbitrare nel più importante campionato regionale, l’Eccellenza.
Ha detto la sua, sfoderando una invidiabile quanto ammirevole serenità, pur nell’indifferenza dei vertici dell’Associazione Italiana Arbitri, sia del massimo esponente Nicchi, che in quattro anni non si è fatto sentire (!!!) sia di chi l’ha lasciata in ospedale per 20 giorni, alla stregua di un pacco di vestiti in uno stanzone di una stazione dei treni di qualsiasi grande città.
Lei, Elena Proietti, ha avuto il coraggio, essendo rimasta invalida perché colpita da un giocatore che stava per essere espulso, per condotta violenta, di andare in televisione, prima da Massimo Giletti a La7 poi al TG2 quindi in altre trasmissioni. Le quali, probabilmente, senza l’ulteriore aggressione al fischietto Riccardo Bernardini della sezione AIA di Ciampino, non si sarebbero nemmeno ricordati, di contattarla, detto fuor di metafora.
L’intervista
Sono andato indietro nel trovare questo episodio, se non sbaglio di 4 anni fa?
“Sì – esordisce Elena – e se sei riuscito a trovare qualcosa sei un ottimo investigatore”.
Ancora non ho trovato abbastanza, se ti ho scomodato. Come diceva Antonio Sbardella, arbitro e il migliore dirigente federale, ci sa del tu, per rompere subito il ghiaccio.
“Sì, già te l’ho dato, tra colleghi d’altronde”.
Sei stata arbitro nelle categorie che seguiamo abitualmente la domenica su Radio Cusano Campus. Per chi non ha seguito la cosa, che è successo?
“Ho arbitrato fino all’Eccellenza, in questo caso si parlava di Prima Categoria, 4 anni fa. Nei minuti di recupero abbiamo sentito un grido ed a 50 metri c’era un giocatore a terra ed uno accanto a lui, in piedi. Pensavamo alla solita scaramuccia tra giocatori ed invece avevo visto che il giocatore a terra era svenuto, in una pozza di sangue e il volto tumefatto. Non volevano nemmeno chiamare l’ambulanza dicendo che si sarebbe ripreso e mi arrabbiai. Ho chiesto spiegazioni ad un giocatore, che era l’unico nel giro di 20-25 metri, e lui mi ha colpito con un pugno. Ho barcollato fino agli spogliatoi e sono svenuta”.
Quindi era lo stesso giocatore della prima aggressione?
“Esatto”.
Ci sei arrivata con le tue gambe, negli spogliatoi?
“Sì, nel frattempo mi si era gonfiato tutto il viso. Sono andata all’ospedale ed è iniziato tutto il calvario”.
Quanto sei stata in ospedale?
“20 giorni”.
Ti sarai anche stufata di stare lì…
“Esatto, ero piena di cortisone, pensate come ero ridotta. Per Natale ho chiesto di tornare a casa e dopo le feste sono stata a Milano, Roma, per ospedali e la mia cartella è arrivata addirittura a Boston!”.
Il danno iniziale, qual è stato?
“Oltre al danno al volto, problemi seri di vista, di udito. Ora ho danni permanenti. Invalidità al 67%, cieca all’occhio destro e sorda all’orecchio destro”.
Il provvedimento del giudice sportivo?
“Per la giovane età del calciatore sono stati 5 anni di squalifica e 3 di D.A.SPO. (divieto di assistere alle manifestazioni sportive, n.d.r.). Il prossimo anno può già tornare in campo”.
Nessuno sconto?
“No, 5 anni mi sembrano già pochi. Io non posso tornare sui campi, non supererei le visite mediche”.
A meno che non avvenga un miracolo.
“Non è possibile, ho preso l’invalidità non rivedibile, secondo la commissione medica”.
Dal punto di vista penale, è stato fatto qualcosa contro questo vigliacco “calciatore”?
“No, è stato archiviato con una sentenza, che diceva che è stato lui a colpirmi ma non in maniera volontaria”.
Chi è questo fenomeno che ha emesso la sentenza?
“Il GIP (Giudice per le Indagini Preliminari).
Ti sei opposta?
“Non potevo. Prima richiesta di archiviazione e mi sono opposta, cercando testimoni. Non è facile trovarli, perché in Prima Categoria si è soli, senza assistenti. Ho preso testimonianze da giocatori ma anche i compagni di squadra dell’artefice hanno detto che era una rissa e non era volontario. Nell’ambulanza sono stata male e me lo ha ricordato il calciatore aggredito, perché ho ricordi frammentati. Loro hanno detto che io avessi dichiarato di aver subito il pugno involontariamente”.
Facciamo i nomi delle squadre?
– Real Quadrelli-Trevana.
Così sapete i nomi, visto che già è grave l’aggressione ad un arbitro, qui addirittura un arbitro donna!
“Sarebbe stato uguale se fosse stato un uomo”, precisa Elena Proietti.
Voi eravate distanti dagli altri, giusto?
“Sì, c’è stato questo colpo lontano dall’azione, che io non ho visto. Il ragazzo ha riportato la rottura delle orbite, dei denti e del naso. Una scena da film dell’orrore”.
A Grottaferrata 100 euro di multa, la settimana scorsa, sono nulla. Un giovane arbitro di 17 anni si è sentito dire: “Ti ammazzo”, che è una frase pericolosa e minacciosa. 100 euro sono niente: una decisione ridicola.
“Se fosse accaduto in una piazza avrebbe rischiato 20 anni di processo. Non capisco perché nel campo di Calcio è tutto permesso”.
Perché c’è un patto tra Calcio e Stato, come fare finta di non vedere le fatture fasulle, per anni. Gli arbitri sono i più deboli, in questo sistema.
“Siamo i meno tutelati. Chi ci dovrebbe tutelare è responsabile di quello che succede a 35mila arbitri. In Serie A l’arbitro è tutelato”.
Anche fino alla Serie D ci sono le forze dell’ordine…
“Nei campi di periferia succede di tutto. A livello giovanile sono i genitori, che diventano in qualche modo pericolosi. A livello di ragazzi adulti sono loro o i tifosi. Succedono tutte le domeniche, episodi di questo tipo. Della mia storia se ne sono occupati solo due giornalisti: Ivano Mari e Luca Marchetti. Si preoccupavano anche di come stessi”.
Il settore degli arbitri come si è comportato a livello nazionale e locale?
“Non ho sentito nessuno, in quei 20 giorni in ospedale. Solo l’attuale presidente del C.R.A., dopo parecchio tempo”.
Diciamolo a quelli che non conoscono sigle e acronimi: è il Comitato Regionale Arbitri dell’Umbria.
“Esatto”.
L’unico che si è fatto sentire dall’A.I.A. è stato il presidente umbro?
“Sì, gli altri mi chiedevano il referto arbitrale. Ma io ero in ospedale”.
Soltanto un poveraccio, non capirebbe la situazione psicofisica di un arbitro, in quella situazione, preoccupandosi del referto!|
“O non gliene importa nulla. Sono stata abbandonata da quella che viene descritta come una seconda famiglia”.
Tutta un’ipocrisia: l’A.I.A. non è, una seconda famiglia.
“Ci ho passato l’adolescenza lì, nell’A.I.A., visto che ho iniziato a 15 anni. Le dichiarazioni che ho visto, dopo quello che è successo, sono state un ulteriore colpo in faccia. Ho subito un’altra violenza”.
Sui giornali o in televisione? E chi le ha fatte?
“Sui giornali ed in televisione. Le ha dette il presidente dell’AIA”.
Marcello Nicchi!?
“Sì, e mi hanno fatto male. Io non sono arrabbiata, sono ferita, per la seconda volta”.
Me le ricordi queste dichiarazioni?
“”Vedremo questi certificati”.
Non mi risulta lui abbia una specializzazione in Medicina. In che senso poi?
“L’A.I.A. i miei certificati li conosce e ci è voluto tempo, per me, per riprendere una vita normale. Da un giorno all’altro avevo la parte destra del viso in off. Dovevo essere accompagnata per attraversare la strada e la macchina l’ho ripresa dopo un anno e mezzo. Sbattevo ovunque, dentro casa, perché non avevo più le misure. Non è stato facile”.
Come hai potuto contrastare queste dichiarazioni infelici?
“Parlano le carte – dice decisa Elena Proietti -, io non devo parlare. Devono andare a rileggerle un attimino, visto che l’Organo di Sanità, che è una commissione di medici, non uno, ha detto “Tu non riprenderai mai””.
Sei ancora tesserata, con l’A.I.A.?
“Sì, come Arbitro Associativo. Ho fatto il corso da Osservatore e ho superato l’esame. Poi sono stata nominata Assessore allo Sport nel Comune di Terni, da questo luglio. E sono diventata Arbitro Associativo”.
Visto che l’A.I.A. fa spesso, uscite infelici, non è che sei diventata anche un peso, per loro?
“Me la sono fatta, questa domanda, e non sono riuscita a darmi una risposta. A questo sport ho dato tutto quello che potevo; non sono uscita la sera quando avevo 18/19 anni. Ho dato tutto e questo è quello che ho ricevuto! Ho lasciato in campo una buona parte della mia Salute”.
Poi Elena Proietti da e di Terni aggiunge: “Non sarei idonea per le visite mediche di nessuno sport di contatto. A me il campo manca, nonostante tutto. Vado a vedere la Ternana, quando posso”.
Ha avuto una sensazione di fastidio, l’AIA, lo possiamo dire?
“Sicuramente non ho ricevuto la solidarietà che mi sarei aspettata. Sono stata abbandonata all’ospedale, per 20 giorni”.
Nicchi nemmeno dopo, si è fatto sentire?
“No. Non ho denunciato questa cosa per visibilità, perché ricopro un incarico che adoro ed amo. Vedo che sono peggiorate le cose, oggi”.
Dal Sud, come la Campania, ma anche dal meridione del Lazio in giù ci sono agguati a squadre ospiti, ad arbitri, ad assistenti. Per anni si è fatto finta di non vederli.
“Il problema sta ovunque, sta peggiorando. Non devono più succedere: io sono rimasta invalida e spero non ci sia una presa di coscienza (solo) quando succederà una tragedia”.
Si è rischiata per anni e si è pensato ad altro…
“Il medico che mi ha curata ha detto a mia madre che ci sarei potuta rimanere, su quel campo. Non vorrei che vengano presi provvedimenti quando ormai è tardi. Gravina mi ha telefonato per dirmi che lui ha inasprito le pene, e deve farlo anche l’A.I.A., tutelando i tesserati”.
Un galantuomo, il Dottor Gravina, lo dicevamo a Radio Cusano Campus ben prima, della sua elezione. Pieri, Bergonzi e Cesari si erano dati da fare, tramite i mezzi di informazione in cui operano, e sono usciti, dall’Associazione Italiana Arbitri. Chi sta dentro, che fa?
“Loro sanno, cosa vuol dire andare in un campo e chiedersi “uscirò tutto intero?”.
Uno schifo, chiamiamolo col suo nome, quanto subìto esternamente al campo, da Elena Proietti. Una vergogna nella vergogna. Di un gesto che va catalogato semplicemente quale vigliacco. Offendere una donna, aggredire un ufficiale di gara. E la “seconda famiglia” che pensa alle conferenze stampa cui prendere parte. Suggeritemi/ci altri termini e vocaboli, se ne trovate di più adatti, in un Calcio di ipocriti.
Testo raccolto da Giulio Dionisi
(Si ringrazia ternananews.com per la fotografia)