“Io Prometto”, docufilm della regista aquilana Cecilia Fasciani che racconta la vita di quattro donne residenti nelle zone colpite dal sisma del centro Italia nasce dalla necessità di costruire memoria rispetto quanto accaduto. Questo è quanto racconta una di queste donne, Antonietta Centofanti, attiva nel Comitato Familiari Vittime della Casa dello Studente, dove la notte del 6 aprile 2009 è morto suo nipote Davide insieme ad altri sette ragazzi, intervenuta a Un giorno da ascoltare.
“Cecilia Fasciani, essendo anche lei abitante de l’Aquila, mi ha incontrato e mi ha chiesto se avessi voglia di partecipare alle riprese del film e ovviamente non potevo tirarmi indietro. Abbiamo bisogno di farci sentire perché queste zone sono rimaste immutate rispetto a qualche anno fa: i lavori procedono a rilento e la burocrazia tende a frenare un possibile miglioramento. L’Aquila è tra le città capoluogo più estese del centro Italia quindi è difficile rimettere tutto a posto in breve tempo, qualcosa è stato ricostruito ma ancora molto poco, mancano i fondi per la ricostruzione che tardano ad arrivare, non c’è più lavoro e la gente è costretta a spostarsi fuori città o addirittura fuori dalla Regione per sopravvivere, creando però danni ingenti per l’economia del posto. Da quando è accaduta la tragedia, quasi dieci anni fa, ho sentito che dovevo urlare con quanta più voce avessi in corpo: a seguito del crollo della Casa dello Studente ho perso mio nipote e quella stessa sera morirono altri sette ragazzi, quindi anziché chiudermi in casa a piangere, ho voluto dar vita al Comitato Familiari Vittime della Casa dello Studente per non essere due volte vittima. Purtroppo il governo attuale non ha fatto ancora nulla per noi, la città è un cantiere perenne e rimarrà così per anni; quello che chiediamo noi è che si possano accelerare le procedure di ricostruzione, che i fondi arrivino a destinazione senza step intermedi e poi un altro problema grande è il lavoro perché molte persone vanno via e si rischia di far diventare l’Aquila una città fantasma. Vogliamo rivedere il nostro territorio com’era un tempo, noi resistiamo e continuiamo nella nostra lotta alla burocrazia che ci affligge da quasi dieci anni ormai!”