Francesco Repice (RadioRai): “Guardate il torello della Juve e quello delle altre squadre: la differenza è tutta lì”
Il migliore radiocronista RAI di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”, è intervenuto a Radio Cusano Campus sulla débacle collettiva europea delle nostre compagini
Per parlare degli scivoloni delle squadre italiane di Calcio a 11 maschile in Europa abbiamo ascoltato il parere, illuminato, di un generoso maratoneta della radiocronaca: colui il quale è considerato non solo un letterato del racconto sportivo, ma altrettanto il giusto ed azzeccato staffettista delle difficili eredità di Sandro Ciotti ed Enrico Ameri, Francesco Repice da Tropea, orgoglioso “Ragazzo di Calabria” abbracciato con amore e ammirazione dalla Città Eterna.
Nei giorni in cui si stanno laureando le ragazze e i ragazzi, qui, all’UniCusano, io mi affido ad un dotto, in ambito sportivo. Buonasera Francesco Repice. Un’ecatombe europea, nelle varie competizioni calcistiche…
“Un po’ me lo aspettavo, per quello che riguarda la Roma, la Juve e la Lazio. Anche per il Napoli, che andava a giocare in un campo complicato, un tritacarne, l’Anfield, quando riesce a mettere quel ritmo indiavolato, grazie al pubblico e alla volontà dei calciatori”.
Il Napoli è una buona squadra ma a livello internazionale non è in grado di competere per certi livelli, anche se fosse capitato nel girone della Roma, sarebbe passato con la “pipa in bocca”, come si dice nella Capitale. Le grandi delusioni sono giunte dalle squadre che avevano bisogno della qualificazione, in particolare mi riferisco alle milanesi. Hanno deluso le aspettative ed hanno mancato un traguardo alla loro portata”.
Sulle parole del tecnico rossonero Francesco Repice afferma: “Molto saggiamente Rino Gattuso ha detto “D’accordo tutto, d’accordo gli errori arbitrali, ma noi avremmo dovuto vincere questa partita”. L’Inter è caduta sotto i colpi del PSV Eindhoven, squadra ampiamente battibile dai nerazzurri, che si trovano fuori dalla Champion’s League. Nell’Europa League sia l’Inter, sia il Napoli e sia la Lazio non dovranno commettere errori, in un torneo prestigioso, che vede anche Arsenal, Chelsea e via dicendo”.
Spalletti non è apparso altrettanto lucido, nell’analisi post gara.
“Non ci si può aspettare l’oro da chi vende la mirra”, dice con tagliente ironia, il più popolare, tra i radiocronisti di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”. Che va in profondità, spiegando: “Non è un’abitudine di Spalletti, affrontare le conferenze stampa, fa parte del carattere del personaggio, focoso e sensibile a determinati argomenti e situazioni. Reagisce per istinto e arrivano queste dichiarazione roboanti. Queste uscite che, sostanzialmente, confermano quello che si dice sul’Inter. Buona squadra, che non può giocare sempre alla stessa maniera, ci vogliono delle variazioni a livello tattico e certi cambi possono risultare sbagliati; non c’è nulla di male ad ammetterlo o semmai si spiega con tranquillità perché non lo sono stati. Il personaggio è così, con i pregi e i difetti”.
Nel settore giovanile ci sono i Luca Pellegrini, i Bonifazi e ragazzi che sono validi, in confronto a bufale provenienti dall’estero, per altri tipi di calcolo. Tu che segui anche il calcio giovanile, vedi la luce in fondo al tunnel, in mezzo a tanta mediocrità dirigenziale?
“Vedo la luce in fondo al tunnel, di tanta mediocrità tecnica. Un anno fa, a novembre, in una sera di San Siro, dissi che l’Italia non avrebbe partecipato al Mondiale di Russia 2018. All’orizzonte non si vedeva che il buio, la tenebra, perché non solo eravamo scottati da un’impresa al contrario”.
Quindi Francesco Repice fa un sano esercizio di memoria rispetto all’infausta eliminazione dalla rassegna iridiata: “Non si vedevano giocatori che potessero onorare quella maglia, che ha quattro stelle, sul petto. Un momento duro, per noi, che viviamo di queste cose, ci leghiamo a queste situazioni, Mondiali ed Europei. Uno smacco terribile e veramente in fondo al tunnel non si vedeva un barlume, uno spiraglio, una speranza per il futuro immediato, cioè alla qualificazione europea del 2020 (che non è lontana)”.
Poi… “Negli ultimi mesi siamo stati in grado di raccontarvi, anche di ragazzi che non hanno superato l’età della ragione, i 21 anni, come si diceva un tempo: i Pellegrini, gli Zaniolo, i Cutrone, Tonali, Bernardeschi…”.
Chiesa.
“Chiesa, calciatori che ci stanno facendo tornare il buonumore. Le ultime due prestazioni, con Mancini, ci hanno restituito il sorriso, la dignità , la voglia di seguire la nazionale e tifarla, la nostra bandiera. Dal punto di vista manageriale non vedo nulla di particolarmente cambiato, vedo però da un punto di vista tecnico qualche novità che mi lascia davvero ben sperare”.
Mancini con i giovani ci sa fare ed è un artigiano di calcio, nel saper proporre un gioco dinamico, fresco, così come serve ai giovani.
“Perché è stato un grande calciatore ed è stato messo in campo all’età di 16 anni, la prima partita in Serie A col Bologna e fece un gol alla Roma da delirio, al Dall’Ara. Con Agostino che lo rincorse senza poter fare niente e poi esplose un destro a mezz’altezza imprendibile, da dentro l’area. Un talento cristallino e forse lui ha sfruttato il suo passato, la sua stessa storia, per applicare quei temi, nella Nazionale”.
L’esempio che fa Francesco Repice richiama l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori.
“Quando convocò Zaniolo eravamo tutti perplessi, non aveva giocato una partita ed era a Coverciano, dove si sono allenati i Riva, i Baggio e i Totti. Aveva ragione lui. Gli ha fatto assaporare Coverciano, il ritiro di una nazionale di Calcio, ha fatto vivere un’esperienza con campioni affermati. Anche nelle squadre di club stanno cominciando ad avere considerazione, questi giovani”.
Ancelotti anche ha cambiato pelle ad una squadra, che era consolidata per tattica e formazione…
“Allenatore immenso e persona degna di ogni stima. Figlio di contadini, con i piedi ben piantati per terra. Ha detto che la torta era fatta ma mancava la ciliegina; e sapeva che quella ciliegia era succulenta, ma altrettanto difficile. Nel post-partita spiega che nell’Europa League si può competere fino alla fine, come in campionato e nella Coppa Italia. I grandi allenatori sono questi, chi ci trasforma una sconfitta in un punto di partenza, per andare a conquistare i traguardi. Ce ne fossero 1000, 10000, come Carlo”.
La Roma, quali sono i tuoi punti di osservazione?
“Non ho la lucidità, per affrontare questo argomento, come sapete bene, perché sono tifoso della Roma. Ogni volta che faccio la Roma perdo un chilo e mezzo, due chili; non mi fa male per carità, consumo talmente tante energie che esco dalle radiocronache distrutto, smembrato. Non posso dirti nulla di originale, tranne un problema che riguarda tutte le squadre di vertice: seguire la Juventus? Una follia, un suicidio annunciato, seguirla sul suo terreno”.
In ottica giallorossa Francesco Repice esprime il suo pensiero in libertà: “Ho parlato coi dirigenti e ho detto “Se voi riprendeste i Barella, i Tonali, i Mancini, in un organico di 9/10 italiani che stanno facendo bene nella Roma, potreste creare un’appartenenza”. Sono andato a Madrid a fare il Boca, e tifavo per loro, ho perso pure quella!”.
Anche io…
“Chiaro che se i giocatori sudamericani più forti vengono a giocare in Europa, ci sarà un perché. La tecnica di quella partita non è stata esaltante, così come il Calcio, a quelle latitudini. Però se le squadre avessero un centesimo dell’appartenenza, del rispetto per i tifosi, come quelle argentine, queste squadre che inseguono la Juve potrebbero ambire ad altri traguardi. Non solo finale di Coppa Italia e un cammino lusinghiero come quello europeo della Roma, l’anno scorso. Se costruisci una squadra con 9/11 di italiani e due forti stranieri, puoi permetterti di inseguire la Juve, sennò vai a vuoto”.
Italo Cucci ha detto, riguardo Di Francesco, che i “Signor Yes” non vanno avanti molto, in queste situazioni.
“Sì, ma sono tutti bravi a fare gli eroi, con i destini altrui. Bisogna trovarsi in quelle situazioni, per dire “Me ne vado”, rinunciando ai milioni messi sul tavolo e a contratto, se vogliamo essere realisti e seri. Tranne Allison, che ha ammesso le sue colpe in Premier e Coppa di Lega, Naingolann non sta giocando, Strootman non sta giocando. Non credo che per battere la Spal, il Cagliari, il Bologna, il Chievo, ci fosse bisogno di questi talenti. Con 10 punti che la Roma ha dilapidato, anche se sono consapevole che sono ben di più ma dico 19, la Roma sarebbe stata lì, tra il secondo ed il quarto posto. La storia dello smantellamento della squadra è vera fino ad un certo punto, la società ha le sue colpe, ma i 10 punti che mancano, non sono responsabilità di chi manca: non ci sarebbe stato bisogno di loro”.
La Juventus, invece, perde solo quando può farlo, una macchina pressoché perfetta.
“Un programma che è stato allestito da anni, società di una solidità assoluta, un tecnico che ha saputo tenere la barra dritta e vincere 4 scudetti e giocare 2 finali di Coppa Campioni e 4 di Coppa Italia. Di che cosa stiamo parlando? Guardate ad inizio di ogni gara, il torello che fanno i panchinari. Guardate come lo fanno, quelli della Juve, e come lo fanno quelli delle altre squadre. Rischiano di spezzarsi le gambe”.
Con il veleno, la passione e la rabbia!
“La differenza è tutta lì”.
Schietto, capace di mettere in fila dei ragionamenti ai motivi che li originano, spesso. Va ribadito. Il degno erede, nel racconto del Calcio, nell’esposizione orale dello Sport, di Ciotti e Ameri. Uno dei diamanti di Casa RAI. Raffinato e sincero fino al midollo, efficace e diretto. Francesco Repice. Da Coppa dei Campioni.
Intervista andata in onda Venerdì 14
in “Sport Academy” e raccolta da Giulio Dionisi