Pro Recco squadra da esportazione
Come già accaduto un anno fa, la società-modello dei gol segnati in vasca, gioca le sue partite interne di Coppa Campioni itinerando. Ed è una cosa che piace
Il presidente di uno dei club più ammirati e stimati nel mondo della Pallanuoto, la Pro Recco, Maurizio Felugo, è intervenuto a Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Sport Academy”.
La notizia è di qualche ora fa e riguarda un’iniziativa che già dall’anno scorso ha messo in campo la Pro Recco, e riguarda la volontà di giocare una Champion’s League itinerante, non solo in casa, ma spostandosi, di volta in volta, in vari impianti, che ospiteranno le vostre partite. Ci spiega i motivi da cui è partita questa iniziativa, e le città toccate e quelle in cui intenderete recarvi prossimamente.
“Non abbiamo una piscina a Recco, dove poter fare le nostre partite casalinghe, da anni. Un problema che in Italia è abbastanza comune: abbiamo cercato di trovare una soluzione migliorativa. L’anno scorso abbiamo iniziato a Genova, e abbiamo fatto un blitz a Novara, per capire come reagiva il pubblico, ad un eventuale cambio sede, per le partite interne della nostra squadra. Il risultato fu ottimo e c’ha spinto a provare ancora”.
A Sori vi allentate, insieme al Settebello, e devo dire che le risposte che state raccogliendo in Italia, sono molto positive.
“Ottimo, eccezionale – dice il numero uno della Pro Recco – perché riusciamo ad avere consensi. Affetto a Bologna e la piscina strapiena e i biglietti esauriti, due settimane prima dell’evento. Le richieste per andare a giocare le prossime partite sono tante e questo vuol dire che l’idea funziona. Questo non coinvolge solo la Pro Recco, è un bene per la Pallanuoto, anche dove non c’è il grande evento o la Coppa dei Campioni”.
Ricordiamo che la Pro Recco è il club più titolato al mondo. Quali requisiti devono avere le città, per ambire ad avere gli standard della vostra squadra?
“Ci vuole una piscina come minimo di mille spettatori. C’è la diretta su Sky e l’impianto deve garantire determinate caratteristiche. Se c’è un’ottima collaborazione con noi, bisogna allestire la vasca e c’è una “due giorni” in cui si ha la possibilità di vedere gli allenamenti, di frequentare la squadra”.
Il paragone è con la società più titolata d’Italia nel Calcio.
“Mi ha sempre affascinato la Juve, essendo juventino, per come rispondono le regioni in tutta Italia. Noi siamo imparagonabili ma riceviamo lo stesso tipo di affetto. Un buon modo per farci conoscere e per avvicinare tanti ragazzi alla Pallanuoto”.
Il fatto che una città abbia un impianto superiore ai 1000 posti, non necessariamente è una città acquatica. Importante per voi, che una città abbia questo tipo di tradizione oppure sposate cause di città meno allenate?
“L’esempio sono le due prove che abbiamo fatto, Novara e Bologna, con due bellissimi impianti e non hanno una squadra in Serie A. Per noi l’importante è andare in piazze in cui c’è fame di Pallanuoto ed il movimento giovanile è in crescita. I ragazzini fanno uno sport, già con tantissime distrazioni, e si stufano anche prima di quando ho iniziato io. L’importante è fargli vedere i campioni, e fargli toccare con mano il loro probabile futuro. Solo così ci si affeziona”.
Quando paga sulla sua pelle una non cura dell’impiantistica sportiva, cosa vorrebbe dire, nelle varie sedi, in maniera diretta e schietta?
Felugo è estremamente franco e sincero: “Ho avuto la fortuna di girare il mondo con il mio sport, ho visto tantissimi impianti e tantissime realtà. La differenza tra l’Italia e gli altri paesi è dato da un problema di impiantistica cronico. Piscine, palazzetti, eccetera, e viviamo ancora dei Mondiali di Calcio in casa fatti nel 1990. I ragazzi soprattutto nella scuola non hanno a disposizione impianti adeguati, per migliorare nel periodo scolastico l’attività fisica, che è fondamentale, per educare i nostri ragazzi ad una vita più sana, più sportiva. E nelle scuole le palestre sono stanze, dove si copiano i compiti che arrivano all’ora successiva. Non si prova a lavorare sullo Sport”.
Chi di dovere non sembra aver recepito ancora, questo periodo di allarme, se pensiamo alle candidature olimpiche, che per un motivo o l’altro, abbiamo visto scivolarci dalle mani.
“Un peccato e una tristezza, perché un impianto è importante anche da ammirare, quando si va all’estero. Ti dà una sensazione di organizzazione, di rispetto, di pulizia, di serietà. Tornando alla Juve, con lo Juventus Stadium si è eliminato tanto di negativo, degli stadi italiani, con una struttura all’altezza degli impianti moderni. Ha eliminato violenza e tutte quelle cose che generalmente accadono in uno stadio. Investimento altissimo, ma lo Sport educa e si parte dagli impianti”.
Come vede l’introduzione del VAR?
“Abbastanza complicata, se la paragoniamo col Calcio, perché in acqua succede tutto e di più, ed è giusto che succeda. Con il gol e non gol, per esempio”.
La vede cambiata, la sua Pallanuoto? O è rimasto lo sport onesto e duro che praticava?
“Lo sport è rimasto lo stesso anzi è migliorato, con atleti che dedicano 6-7 ore al giorno, a questo sport. Si mangia meglio, si vive meglio e lo sportivo è davvero tale a 360 gradi. Il contrasto organizzativo è migliorabile, come in altri sport; dobbiamo renderlo più visibile e spettacolare e la Pro Recco sta cercando di avvicinare in questo senso. Con Sky e la Champion’s itinerante”.
Mi fa un punto sulla geografia della Pallanuoto europea? Sono sempre quelli i paesi balcanici, gli ungheresi, a cui guardare? O abbiamo scalato posizioni, nelle gerarchie?
“La Champion’s League è il torneo più bello, da guardare nel nostro sport, a livello mondiale. Non soltanto i Balcani, in Italia abbiamo tre squadre record, col Brescia, noi e lo Sport Managemente. Poi il Barcelloneta, l’Olympiakos, la Dinamo Mosca. La geografia europea è molto interessante, perché tocca tutte le nazioni più importanti. Chiaro che i paesi di origine slava sono sempre importanti perché è uno sport molto fisico, e in questi paesi è un gioco nazionale; diventa complicato batterli. A volte Italia, Spagna, Grecia ce la fanno!”.
Ratko Rudic a 70 anni continua d avere la voglio di un ragazzino.
“Ratko è stato un piacere averlo convinto a venire ad allenare la Pro Recco. Un personaggio troppo importante , per noi è un valore aggiunto, e lo rappresenta per la Pallanuoto in generale. Aumenta l’effetto mediatico, di comunicazione: la Pallanuoto, anche grazie a lui, arriva sempre più in profondità. La nostra missione, oltre i risultati, non poteva essere migliore”.