Mario Adinolfi, Presidente del Popolo della Famiglia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Questionario omofobia nelle scuole? L’Italia non è un Paese omofobico. Se un sedicenne ha atteggiamenti omosessuali non subisce alcuna forma di discriminazione, provate invece a pensare ad una sedicenne che pesa 100 kili, la discriminazione oggi riguarda i canoni estetici: è discriminato un disabile, una persona di colore, un obeso. Quello che mi preoccupa è che attraverso il binario della discriminazione si voglia fare teoria gender nelle scuole. Io dico: ‘Follow the money’, i corsi di questo genere vengono pagati lautamente alle associazioni che li fanno, sono fiumi di denaro”.

Sulla tragedia di Corinaldo

“Mi ha impressionato il fatto che alla fine sia diventato un dibattito musicale sui testi delle canzoni di Sfera Ebbasta –ha dichiarato Adinolfi-. Avendo figli adolescenti, conosco il mondo trap, conosco Sfera Ebbasta, ovviamente non sono un fan. Io mi sono chiesto perché ci sono tante persone che si ammassano in quei locali per vedere quei concerti? Io penso che quella musica funziona perché racconta una narrazione di riscatto: ero niente, sono diventato tutto grazie al denaro. E’ una sorta di religione del denaro. La storia di Corinaldo ci racconta le tre mele avvelenate che stanno devastando la generazione dei nostri figli: la bulimia da denaro, l’alcol e la droga. Queste tre dipendenze sono quelle che hanno generato la tragedia di Corinaldo. C’è questa abitudine di fare 3 dj set prima del concerto, per guadagnare il più possibile. In quelle 3-4 ore di attesa del concerto ti ubriachi, ti sballi e ti droghi perché in quei locali scorrono fiumi di pasticche. Queste sono le cose su cui dobbiamo interrogarci, non i testi di Sfera Ebbasta. Dopo la strage di Corinaldo hanno chiuso 30 locali a Roma, perché dopo e non prima?”.

Riguardo il questionario sull’omofobia nelle scuole

“I ragazzi, anche giovanissimi, interrogati intorno alla propria sessualità secondo me si trovano interrogati in un contesto che non è quello proprio –ha affermato Adinolfi-. Non penso che sia la scuola il territorio in cui mi devo dichiarare a 14 anni omosessuale. Queste sono tematiche molto importanti e attengono alla famiglia. Non sono un talebano e ritengo si faccia bene a ragionare sulle discriminazioni anche a scuola, ma l’Italia non è un Paese omofobico.. La discriminazione a scuola passa su altri binari. Quello che mi preoccupa è che attraverso il binario della discriminazione si voglia fare teoria gender nelle scuole, ovvero approcci ad una sessualità liquida. Io dico: ‘Follow the money’, i corsi di questo genere vengono pagati lautamente alle associazioni che li fanno, sono fiumi di denaro. Io ho tre figlie quindi riesco ad avere bene o male un parametro di quello che accade nei licei. Vi assicuro che un sedicenne ha atteggiamenti omosessuali non subisce alcuna forma di discriminazione, provate invece a pensare ad una sedicenne che pesa 100 kili, la discriminazione oggi riguarda i canoni estetici: è discriminato un disabile, una persona di colore, un obeso”.