3.505 sono le parole nuove create negli ultimi dieci anni e che sono entrate nel Vocabolario Treccani. Fra il 2008 e il 2018, quindi, oltre 3000 modi di dire entrati nel nostro linguaggio comune come no-vax, black friday, webete (introdotto da Mentana per indicare le persone che non conoscono le potenzialità e i contro di internet), spesometro, balconare, ecc.

Neologismi: la lingua italiana evolve

Vocaboli che raccontano l‘evoluzione linguistica e culturale che ha investito l’Italia. Neologismi nati soprattutto in seguito all’innovazione tecnologica, allo sviluppo di reti sociali tramite internet. Parliamo allora di big data (massa di dati da estrapolare e analizzare), QR code (un codice a barre bidimensionale), cyberattivista (militante politico o sindacale impegnato in compiti di propaganda tramite il web), influencer (un individuo che ha la capacità di influenzare i comportamenti di acquisto dei consumatori), hater (chi usa un gergo violento online). E ancora, si aggiungono al nostro vocabolario italiano i termini: carta d’identità digitale, contratto di solidarietà, bastone da selfie, talent show, tessera del tifoso.

Il 20% delle nuove parole inserite in Treccani provengono da lingue straniere, soprattutto da quella inglese, anche se poi molte vengono italianizzate come photoshoppare (migliorare una foto, dal programma Photoshop) o briffare (da “to brief” che vuol dire aggiornarsi su una situazione), nativo digitale (ideato nel 2001 da Marc Prensky), bolle per identificare quelle finanziarie, speculative, immobiliari.

Inserita nel vocabolario Treccani anche la parola balconare (stare alla finestra senza partecipare a ciò che accade) introdotta da Papa Francesco. Partoriti dalla cronaca italiana e mondiale, i termini bunga-bunga (chiaro riferimento alle feste di Berlusconi), Brexit, Imu.

Molte parole sono nate da precise circostanze, da determinati periodi storici o introdotte, come abbimo visto, da alcuni personaggi famosi; per cui è molto probabile che nel tempo il loro uso svanirà… Forse i figli dei nostri figli, rideranno nel leggere quante strane parole usavano i loro nonni.

 

***Articolo a cura di Michela Crisci***