Dario Corallo, candidato alle primarie del PD, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Il mio attacco a Burioni? Ho citato lui perché rappresenta l’arroganza renziana. A Burioni poi ho scritto un tweet in romanesco: ‘Famo pace, annamose a beve ‘na bira’, lui mi ha risposto: “Per la birra va bene”, forse sul fare pace non era d’accordo. Ritiro Minniti? Per loro la candidatura è sempre tattica, non per rappresentare qualcuno. A questi dirigenti non importa più niente del PD, della comunità. Zingaretti? Lui è contro tutte le correnti tranne la sua, su questo è come Renzi. Cusano diceva che la conoscenza si basa sull’equilibrio tra noto e ignoto, nel giudizio del PD bisogna applicare la stessa identica categoria: quello che si viene a sapere è molto diverso da quello che succede. Non viene mai raccontata la base, prima di un’intervista in tv si scelgono appositamente i militanti da far intervistare. Nel PD viene negata la partecipazione. Quando riusciamo anche a raccogliere le istanze dei cittadini delle periferie e andiamo a presentarle ai vertici, ci chiedono: ma tu di chi sei?”
Sull’attacco a Burioni all’Assemblea del PD
“Non mi aspettavo una reazione così scomposta da parte di tutti –ha affermato Corallo-. Ho nominato Burioni, ma avrei potuto citare Carbone quando disse ‘ciaone’ o Renzi quando disse ‘Fassina chi’? Di atteggiamenti arroganti ne abbiamo visti tanti. Ho citato Burioni perché è un personaggio anche politico, ha partecipato a tutte le Leopolde, Renzi lo voleva candidare, non è un personaggio neutro, la neutralità non esiste. Burioni fa parte di quella cultura che possiamo definire renziana o vicina a Matteo Renzi e che ha dimostrato in più di un’occasione atteggiamenti arroganti. Dopodichè, sarà sicuramente il medico migliore al mondo, il problema è che se tu esordisci dicendo che una persona è imbecille non credo che quella poi sia tanto disponibile ad ascoltarti. Si è voluto costruire il caso intorno a quella frase per nascondere tutto il resto dell’intervento che parlava di una generazione che è in ginocchio e sta in mezzo alla strada per colpa di scelte politiche ben precise, che non sono quelle prese dal governo degli ultimi 5 mesi ma quelle dei governi del PD. A Burioni poi ho scritto un tweet in romanesco: ‘Famo pace, annamose a beve ‘na bira’, lui mi ha risposto: “Per la birra va bene”, forse sul fare pace non era d’accordo”.
Mio intervento come quello della Serracchiani all’epoca?
“La differenza è che l’intervento della Serracchiani glielo scrisse Franceschini, perché era funzionale a quel racconto” ha dichiarato Corallo.
Sul ritiro di Minniti dalle primarie
“Continuo a profetizzare che quasi tutti i candidati alle primarie si ritireranno –ha dichiarato Corallo-. Mi è capitato di dover lavorare per molti di loro e ne ho vista di acqua sotto i ponti. Ogni volta è sempre la stessa storia: la candidatura è tattica, non per rappresentare qualcuno. A questi dirigenti non importa più niente del PD, della comunità. Ci metto anche Zingaretti. Per Renzi la sua corrente viene prima di tutto, per Zingaretti anche, lui è contro tutte le correnti tranne la sua. E’ assolutamente mortificante. Se pensiamo che buona parte della base dedica gratuitamente buona parte del suo tempo libero per un’idea, una causa. Mi fa sorridere leggere Delrio che dice: ‘io non me ne vado, resterò democratico’, come se non avesse governato con Renzi in questi anni. L’errore che spesso si fa fuori dal partito è vedere dietro le azioni del gruppo dirigente una volontà, quando il più delle volte procedono a caso, nel tentativo di salvarsi”.
Sul Giglio magico di Renzi
“Il giglio magico è un concetto molto giornalistico –ha affermato Corallo-. C’era un gruppo, quello dei renziani stretti, che si confrontavano tra di loro, poi uno di loro andava a trattare con gli altri sapendo però quali fossero i rapporti di forza, cioè che Renzi avrebbe potuto fare passare le sue istanze da solo”.
Sul PD
“Cusano diceva che la conoscenza si basa sull’equilibrio tra noto e ignoto, nel giudizio del PD bisogna applicare la stessa identica categoria. Quello che si viene a sapere, nel bene e nel male, è molto diverso da quello che succede. Non viene mai raccontata la base. Prima di un’intervista in tv si scelgono appositamente i militanti da far intervistare. Di militanti veri ne sono rimasti pochi perché abbiamo tesseramenti gonfiati. La scissione non risolverebbe comunque nulla, il tema è che bisogna ricostruire un campo. Un partito che non ha un centro studi per analizzare la realtà come può rappresentare qualcuno? Io sono convinto che la fase storica ci sia dicendo che non serve più un leader. Di Maio e Salvini sono ancora l’eco di una roba passata. Noi siamo in una società che sta passando dalla comunicazione verticale a quella a bolle, è probabile che questa bollificazione, questo meccanismo per cui si parla tra simili si trasferisca nella società. Mi piacerebbe parlarne di questa cosa nel partito, ma non se ne vuole parlare. Nel PD, e anche in altri partiti, è negata la partecipazione. Mettere due click sul sito della Casaleggio non è partecipazione. Nella mia sezione ci si riunisce almeno una volta a settimana, si discute, ci si confronta, ci si prende a testate se serve, il problema è che di tutta questa discussione ai vertici non arriva nulla. Quando riusciamo anche a raccogliere le istanze dei cittadini delle periferie e andiamo a presentarle ai vertici, loro ci chiedono: ma tu di chi sei? A quale corrente appartieni?”.