Mamme in sala parto: quant’è difficile il travaglio, soprattutto se a complicarlo sono quelli che dovrebbero sostenerlo. Secondo uno studio appena pubblicato su Minerva Ginecologica, sulle esperienze delle neomamme nell’assistenza alla maternità, in Italia, “il 66% si è detto soddisfatto e soltanto il 23% ha ottenuto il massimo, la restante parte lamenta gravi inefficienza. Le donne vogliono allattare e cercano assistenza durante e dopo il parto: questi i punti principali evidenziati nel questionario”, ha spiegato Elena Skoko, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus.

I dati del questionario qualitativo, Babies Born Better al quale hanno risposto “mille partorienti da tutta Italia, ha riportato delle criticità nell’assistenza soprattutto in Campania, Sicilia e il Centro – Sud, a favore del Trentino che spicca come la migliore regione dove partorire – ha aggiungo l’esperta – la questione cruciale che emerge dalle risposte è la mancanza di umanità.”

Le parole più gettonate

“Professionalità, gentilezza, rispetto, libertà: sono le parole più gettonate dalle intervistate – ha sottolineato Elena Skoko – i tecnici vengono formati su un modello che non è quello materno, ma di assetto di guerra. Durante il parto non si combatte una malattia, ma una condizione riproduttiva normale delle mamme.  Avere un atteggiamento freddo denota professionalità per un medico, mentre essere scostanti può creare disagi per le partorienti che invece collegano la professionalità alla gentilezza, all’umanità e ad un approccio materno.”

Conseguenze

Ad ogni azione corrisponde una reazione, la situazione incerta sull’assistenza alla maternità ha delle conseguenze. Le donne desiderano avere più opportunità di scelta e diverse opzioni sui luoghi dove partorire. “Molte donne nel questionario hanno raccontato di aver partorito in casa, o in centri nascita a conduzione ostetrica. L’unica cosa lamentata è stato il costo dei parti in casa – si è congedata l’attivista per i diritti umani nel parto – unanime è la mancanza delle ostetriche, è una figura fondamentale, di supporto alla nascita e può fare la differenza. Abbiamo una carenza strutturale e ne consegue assenza di cure personalizzate.”

 

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