L’Avvocato Daniele Bocciolini è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus all’interno del programma “L’Italia s’è desta” condotto da Gianluca Fabi e Matteo Torrioli. L’avvocato ed esperto di cyberbullismo ha parlato della notizia della richiesta di archiviazione da parte della Procura di Roma su un caso di diffamazione online. “Proferire insulti sui social network non costituisce reato, ma rappresenta tutt’al più un modo di sfogarsi o di scaricare lo stress” Così si è espresso l’avvocato. La diffamazione a mezzo stampa e web viene punita fino a tre anni di reclusione. Mi è sembrato strano che molti giornali titolassero che la diffamazione non è più reato, alcuni citando anche la Boldrini che è quella tra le più bersagliate sul web”.
In Italia vengono archiviate il 90% delle denunce
In realtà quasi tutte le denunce di questo tipo vengono archiviate: “Le denunce di diffamazione online, che è la fattispecie più presente, nel 90% dei casi vengono archiviate su richiesta dei pm, specialmente per le diffamazioni via social. Questo succede perché la Polizia Postale deve chiedere i dati degli utenti a chi gestisce i social, rapportarsi quindi soprattutto con gli Stati Uniti. Queste richieste vengono quasi sempre respinte. Non dicono mai di chi sia l’ip di chi ha offeso o chi si cieli dietro profili che spesso sono falsi”.
Fan di Bossetti
Bocciolini ha avuto in prima persona questo problema: “Ho presentato una querela che si trova sul tavolo di un pm da un anno. Ero in televisione e si parlava del processo Bossetti. Ho ricevuto di minacce e delle offese dai fan di Massimo Bosetti,. Mi dicevano che non mi potevo parlare del caso non avendone competenza. Hanno scritto anche al direttore di rete. Sono stati creati addirittura dei gruppi. Ho ricevuto minacce pesanti, mi scrivevano che mi sarebbero venuti sotto casa”.
Cambiare la legge
Secondo l’avvocato la soluzione è “cambiare la legge. La Postale cerca di identificare ma non è semplice. In America la diffamazione non è reato come in Italia e quindi difende la privacy. Nel mio caso, dopo un anno non avendo ricevuto da chi tratta i dati il nome e l’ip di chi mi ha minacciato la querela verrà archiviata ed io mi attaccherò “agli zebedei”. Serve una legge per cooperare con altri Paesi. Chi gestisce questi dati deve fornire le generalità di chi offende.