Piero Gialli: “Scusate la franchezza”

 

E’ stato uno dei più bravi in senso assoluto, da Calciatore un buon atleta. Ma sarebbe diventato tra i più ambiti, da tecnico nel Calcio a Cinque. Eppure tra la Divisione e i club, in parecchi sembrano averlo dimenticato, come tanti altri. Ma lui non è, uno dei tanti: e non sopporta i portaborse, quelli votati alle marchette. E lo dice…

 

Vogliamo parlare di storia di una disciplina che, nata nei circoli, ha poi permesso alle squadre romane e laziali di girare, non solo nel Vecchio Continente, e andare ad apprendere, laddove il Calcio a 5 è una religione. Brasile, Argentina, ma anche in Europa, Portogallo e Spagna. Con i cugini iberici e lusitani che hanno più numeri, in fatto di tesseramenti: è un peccato. Ne parliamo con chi ha scritto frasi, sulla roccia del Futsal, come dicono quelli bravi: Piero Gialli!

Sei stato un grande calciatore e mi hanno scritto, su Facebook, mentre ti annunciavo, che tu a Viterbo facesti un gesto di squisita e ammirevole signorilità. Accettasti il taglio del rimborso, mi scrive un collega. Un riconoscimento prima umano, che agonistico.

“Era inevitabile farlo, perché una società era in difficoltà, in quel momento. Smettere di giocare dopo il girone di andata era disdicevole per tutti, per cui ci siamo impegnati tutti e ridotto i rimborsi. Erano piuttosto alti, ma arrivammo terzi o quarti, perdendo, anzi pareggiando nell’ultimo turno con la Cynthia Genzano 1-1, col gol di Paolo D’Este, che tu ben conosci, e una mia rete. Poi andammo a fare lo spareggio col Foligno, dove in porta giocava ancora Boranga e passò il Foligno, in Serie C. Uno degli ultimi ricordi da calciatore.
Ti arriva un saluto dalla Vecchia Guardia dei tifosi del BancoRoma di Basket, da Fabrizio Giovannini, che ti e chiede, perché, nel Calcio a 5 laziale, manchi una squadra forte, oggi.

“Tutte le aspettative delle persone che volevano far crescere il gioco negli anni ’90, 98/99/2000, hanno visto che i loro sforzi non venivano gratificati; con investimenti a fondo perduto completo. Per fare Sport a livello dilettantistico, ci vuole la componente emotiva e la volontà di rimetterci qualcosa. Un conto è qualcosa, un altro è rovinarsi la vita, per andare incontro alle mode del momento, che hanno portato a spese folli”.

Ultimamente abbiamo intervistato Zaffiro, Rinaldi, Fasciano, Famà e si diceva che il presidente della Lamaro fece una fuga verso la Pallanestro, dal Calcio a 5.

“A parte lui, un po’ tutti, c’è stato un regresso totale. Prima c’erano tante famiglie che si avvicinavano, perché tanti ragazzi venivano dal Calcio, pur venendo da un altro sport, raggiungevano risultati importanti, nel Calcio a 5. Per creare una scuola di Calcio a 5 ottimale è molto difficile e complicato, perché i giovani sperano di fare qualcosa con il Calcio e noi dovremmo avere l’umiltà di prendere chi non ha le caratteristiche e convertirlo al calcio a 5. Rubei, Fasciano, i fratelli Roma, Riscino, è tutta gente che veniva dal Calcio a me, e dopo due mesi, ma maggio e giugno, ne prendevo 4 su 10 che potevano avere caratteristiche da Futsal. L’anno in cui sono venuti Mannino e Riscino, qualcuno mi disse “Non è per me” e io gli spiegai, che se si applicavano, potevano essere grandi giocatori, in Nazionale”.

E anche dopo?…

“Sì, avrebbero poi allenato a livelli buoni, parlo di Mannino. Lo sento spesso e mi ricorda con grande piacere quanto fatto”.

Che giocatore è stato Fasciano e che giocatore è stato Mannino?

“Mannino l’ho visto la prima volta con Roberto Causio, mi disse che c’erano due giocatori dell’Ostiamare e che erano stati all’Astrea, e che potevano essere utili, dicendomi che uno era fortissimo. Era Rondoni, che giocava di punta ma aveva minori qualità tattiche di Mannino. Mi dissero “Salta l’uomo e si ferma”. Dissi sì, ma a Calcio a 5 quando salti l’uomo, sei arrivato. Uno dei più grandi affari che ho fatto”.

Prima ognuno faceva il suo, con i ruoli; una collocazione andata persa, col tempo.

“Torniamo a Fasciano. Era un giocatore di tecnica straordinaria, anche se non ancora rapido, come serve nel Calcio a 5. Capacità di proteggere la palla, di interpretare la gara e di difendere, straordinaria. L’abbiamo preso al mercato di dicembre, giocammo a Ficuzza e all’aeroporto gli spiegai tre cose e le fece perfettamente”.

Come proteggeva palla lui, ci diceva Andrea Famà, nessun altro. Ho preso spunto dal basket, paragonandolo a Mike D’Antoni!

“Sì, se c’era un’espulsione ed il tempo di sospensione previsto era uno, due o cinque minuti, davi palla a lui e non c’era raddoppio che tenesse, pur sempre in superiorità numerica. Capitò che, in una situazione del genere, con Marcuccitti, segnammo in uno in meno! Loro attaccavano in 5 e noi difendevamo in 3!

In quale modo hai vissuto, da tecnico, il fatto che la Divisione Calcio a 5 sia andata verso il burrone, dell’ItalBrasile?

“Purtroppo i regolamenti lo consentivano e lo consentono. I presidenti non hanno mai mostrato volontà di riunirsi, per diminuire il numero necessario, scegliendo quelle 2-3 persone con qualità, che servono. Sento parlare di serie C o B con gli ital-brasiliani. La società di C, bene che gli dice, danno 800 Euro al mese a ognuno: secondo me è una pazzia. Con i viaggi aerei ed il resto sono 15000 euro. Allucinante, per fare la serie c!”.

Che sarebbe l’Eccellenza del Calcio a 11, paragonata.

“Siamo ancora una Divisione, all’interno della lega Dilettanti, ed al massimo possiamo essere paragonati alla Serie D”.

Zaffiro diceva che, i soldi che produce il Calcio a 5 devono servire al settore, non alla Lega Dilettanti.

“Credo che noi non abbiamo ancora le qualità dirigenziali, per essere autonomi. Dobbiamo gestire l’attività regionale o provinciale ed in alcune regioni ci sono solo 3 o 4 squadre. Chi gestisce questo mondo deve dialogare, con la FIGC e provare a creare una lega indipendente! O, almeno inizialmente, dentro la Lega Dilettanti. Deve colloquiare con la LND, trovare una via d’incontro, non fare l’uno contro uno. Sono lì da 100 anni e non abbiamo le qualità personali o le conoscenze. Tutti si sono dimenticati, di conoscere questo Sport”.

Una cosa gravissima…

“Se uno vuole creare il futuro, deve sapere cosa è stata la storia. Da 15 anni, chi mi ha fatto avvicinare a questo sport, Franco Ciccarelli, è stato dimenticato da tutti. Mi dice, guardando le partite in Tv: “Come è possibile, che dopo 20 anni ancora si commettano certi errori?”. Ci siamo appiattiti su una conoscenza tecnica dei giocatori individuali, uno contro uno e evitando di osservare il movimento senza palla. Se abbiamo un Merlin in nazionale, che salta tutti, li salta finché non trova quelli forti come lui. Uno contro uno è difficile anche per Jordan, nel Basket. Si fermerebbe e tirerebbe da 9 metri, ma nel Calcio a 5 sarebbe troppo lontano”.

Prosegue, l’interessante disamina tecnica di Piero Gialli: “Non vedo più un aiuto o un blocco. Ciccarelli mi ha chiamato ultimamente per un argomento delicato”.

Cioè?

“Sto vedendo una partita della Nazionale, Brasile-Argentina, Finale di Under 19, di Futsal. Perché non ci siamo? Perché qualcuno ha scelto di mandare la pallamano femminile”.

No, maschile, da spiaggia.

“Penalizzare i nostri ragazzi azzurri così è stata una cosa atroce, e drammatica per il movimento”.

Questo dimostra che lo sbandierato rapporto stretto tra il presidente del CONI e la Divisione calcio a 5, in realtà, è venuto a mancare!

“Molto limitato. Malagò ha messo qualche persona lì, per vedere come vanno le cose, ma gli interessa limitatamente. Anche se lui è un ex calcettaro, ci ho giocato insieme e l’ho allenato. Il voto del Calcio a 5 rientra nella FIGC e quello della Pallamano è autonomo e arricchisce i voti del CONI. Ognuno fa le marchette che preferisce fare”.

Una cosa triste. Pensiamo ai dimenticati del calcio 5, nel museo di Coverciano. Zaffiro, persona di ammirevole sincerità, ha detto che sono almeno 50, le persone dimenticate. Ha anche detto che sono state inserite le persone che hanno fatto la campagna a Montemurro.

“Inevitabilmente chi raggiunge un obiettivo e va al potere, cerca di circondarsi di persone a lui vicine. Dovrebbe però capire se le persone vicine hanno lo stesso valore di quelle escluse. Se le persone fuori valgono il 30, 40% in più, deve prenderle in considerazione. Parlando di Coverciano, nulla da obiettare su Rubei, uno dei più grandi di sempre. Però bisognava ricordarsi di chi ha fatto parte della prima Nazionale, come Bergamini”.

Va nello specifico, Mister Piero Gialli:

“Quella Nazionale non è mai ricordata e ha esordito in un quadrangolare nell’84 a Genk, con Spagna, Belgio, Olanda, le nazioni principali. Abbiamo vinto 4 a 0 contro l’Olanda e 2 a 0 contro la Spagna, in finale. C’erano giocatori che venivano dal calcio, come dicono loro: Remo Forte, Gismondi, Elia, Gialli, Formicola, Vinci, Bergamini. Gente che ha fatto la STORIA, del Calcio dilettantistico. L’Olanda perderà il mondiale solo dal Brasile e noi la battemmo 4 a 0! Andrebbe dato a Bergamini, ad esempio, il riconoscimento”.
Per onestà va detto che gliel’hanno dato l’anno scorso, almeno a lui…

“Dopo Rubei, dovevano aggiungere Famà. Quattrini ha fatto bene ma lui ha fatto di meglio”.

Tre campionati del mondo, unico azzurro nato in Italia, ad averne giocati così tanti.
“4 scudetti, una Coppa dei Campioni, due finali perse, di cui una a Mosca ai rigori, contro Eremenko & C., che erano dei fenomeni. Fasciano tirò e prese la traversa, e se fosse entrata, avremmo vinto un’altra coppa. Non era organizzato dalla UEFA, il torneo, ma dalle nazionali, ma di fatto era un torneo ufficiale. C’era la Russia, la Spagna, l’Ucraina, Cecoslovacchia, c’erano tutte”.

Ma la storia sarebbe presto cambiata, per direzione e intendimenti.

“Noi, poi, ci appiattimmo con gli italo-brasiliani, fortissimi, ma ne bastavano 1-2 a squadra, non 11-12”.

Come si faceva nel Basket, con massimo 2 americani, negli anni ‘80”.
“Come può Rubei non giocare, solo perché ha 36/37 anni? In questo Sport si gioca anche fino a 50! L’ho incontrato ultimamente e mi ha detto: “Il rammarico più grande è che mi hanno fatto smettere. Potevo giocare ancora in B tranquillamente“. In Serie A gioca Marcio, che ha 50 anni e fa ancora la differenza. Uno sport senza età, per chi ha le conoscenze tattiche ed è un atleta serio”.

Gaucci Junior ha scritto una storia un po’ particolare, suo malgrado, di questo sport. A fine primo tempo, da presidente-giocatore, cacciò l’allenatore Ronconi e la squadra vinse lo scudetto, ai tiri di rigore. Come hai vissuto quella situazione?

“Dalla tribuna, stavo vedendo la finale e mi sono trovato Ronconi a fianco. Conoscendolo da anni gli ho chiesto “Che è successo?” e lui mi rispose: “Si è incazzato e mi ha cacciato”. Molto corretto, dalle tribune, non si è messo a gufare ma ha guardato “con distacco” la gara. Qualche merito sapeva di averlo, avendo allenato tutta la stagione la squadra”.
Lo ha detto anche Gaucci. Tu come giudichi l’episodio, da Allenatore?

“Una cosa che non può esistere”.

L’unica volta però che una squadra ha vinto senza allenatore uno scudetto…

“Non potrà riaccadere. Non si troverà un allenatore che si mette nella condizione di farsi mandare via all’intervallo; e un presidente che si prende la responsabilità di cacciare un tecnico. Mi auguro ci sia un pizzico di crescita sia a livello dirigenziale, che tecnico, anche se sono amareggiato sulla crescita dei tecnici. Non vedo grandi cose”.

Gente che allena perché porta lo sponsor, come dice Zaffiro.
“Questa cosa la sento dire spesso, ma succede anche nel calcio, in D o in C. Io penso che chi meno spende più spende, alla fine. Il rammarico che ho avuto con alcune chiamate ultimamente, dai presidenti, è grosso. Mi sono sentito dire “Quanto vuole spendere?”. Io dico di spendere 15000 euro di meno, prendere i giocatori dall’Eccellenza , dall’Interregionale, perché i giovani non escono fuori, in questo sport. Hanno qualità fisiche maggiori, venendo dal Calcio. Adattiamoli al Calcio a 5, per due mesi con i rimborsi, per valutarli e dopodiché a questi studenti puoi anche dare 800 al mese. Invece di darne 3000 neri al mese, a gente inguardabile. Nessuno ha voluto fare così: preferivano i giocatori già pronti”.

Perché questo distratto Calcio a 5, si è scordato di Piero Gialli?

“Non mi chiedo più “Come fa quello, ad allenare?”: ma, ormai, mi domando “Come faccio io, a non allenare?”.

Già questa è una risposta sulla mediocrità e sui calcoli diversi, da quelli che abbiamo fatto.

“Ho fatto risultati, anche grazie alla straordinaria Bnl Roma. Tutti gli anni, però, vogliono vincere in 3/4 e chi vince è più bravo. Non solo lui, la società, i preparatori, ecc. In Nazionale c’è Valerio Viero, che era il mio preparatore atletico. C’è Mauro Cesaroni, preparatore dei portieri, che giocava con me e faceva successivamente il preparatore dei portieri da noi. Lo staff è quello, l’unico rimasto fuori sono io!”, dice, con il sorriso di sempre, ironico, quasi beffardo, il buon Piero Gialli.

Che ricorda una cosa profonda, di un personaggio, profondo (come non ce ne sono davvero, più…, n.d.r.): “L’unico che mi ha offerto la Nazionale, troppo presto secondo me, nel 1992 è stato Antonio Sbardella. Si era stufato degli ex allenatori di Calcio, che non sapevano nulla, di Calcio a 5. Poi entrò De Luca Tamaio e cambiò un po’ tutto quanto”.

Fu il punto di non ritorno.

“Dopo i 4 scudetti e la Coppa dei Campioni, intorno al 2000, dopo il 2003, qualcuno poteva pensare ad un mio inserimento. Non è stato così. Che devo fare?”.
Un noto scienziato aveva promesso che la finale di Supercoppa si sarebbe fatta in Cina. Chieti non mi sembra neppure in Dalmazia, a occhio e croce…

“Troppa leggerezza, nel fare gli annunci. Ci troviamo nella Divisione Calcio a 5, a livello politico. Si promette tutto, per prendere voti e poi si fa il 5%. Promettere una finale in Cina, quando non siamo capaci di organizzare un torneo Over 40 qui, mi sembra esagerato…”.

L’ho definito lo Sgreccia-bis. Non è stato un torneo nazionale, come sbandierato.

“No, perché per fare un torneo nazionale, servivano sponsor, per una settimana. Poi non per forza a Roma, che ora non ha nemmeno le società di prima. Prendiamo a esempio la Serie A: 12 squadre e 2 che si ritirano sempre prima di Natale: è avvilente!”.

E allora, il rimedio?

“Andrebbero ripensati tutti i campionati. Bisogna conoscere la Storia ed andare a vedere cosa succede all’estero, con nazioni più grandi di noi, ma che fanno vari campionati. Il metropolitano, il regionale e la Liga, ad inviti. Va rivisto tutto quanto e dar modo a tutte le regioni di partecipare, e vedere come crescere un pochino. L’impiantistica è importante e non si può giocare sui campi di Basket, come dimensioni del campo. Le misure sono diverse: e quello non è Calcio a Cinque”.

Dovessimo scegliere un titolo, scriveremmo: “Scusate la franchezza”. Ma questo Calcio a Cinque di ipocriti, bassi opportunisti, marchettari, informazione dettata (e pagata dai compari) e/o da “copia e incolla”, necessita, uno del livello tecnico, della viscerale conoscenza, atletica, tecnica, tattica, mentale, motivazionale, storica, pluridisciplinare, di Piero Gialli. Abbisogna, il suo verbo, perché proviene dalla S-T-O-R-I-A, del Calcio a Cinque.

Non è difficile da capire. E’ che partecipare ai “banchetti”, proprio non viene, a uno che ci ha messo sempre la faccia. A uno che, può essere antipatico o simpatico, si è sempre preso le sue responsabilità: P-I-E-R-O G-I-A-L-L-I. Comportandosi da UOMO. Tutti, possono dire altrettanto?

 

Il testo dell’intervista, andata in onda Domenica 2  dicembre,

è stato raccolto dal radiocronista Giulio Dionisi.