Cosa si intende quando si parla di Ecomafia? Ecomafia è un neologismo coniato da Legambiente che indica quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business in cui sta acquistando sempre maggiore peso anche i traffici clandestini di opere d’arte rubate e di animali esotici. Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, è intervenuto ai nostri microfoni per parlare di questo grande problema italiano.
“Gli ultimi dati presentati da Legambiente che interessano le Ecomafie sono quelli relativi al 2018 e raccontano ancora di un Paese in cui si commettono circa 30.000 reati ambientali, dove il riciclo illegale dei rifiuti e quello illegale del cemento la fanno da padroni e dove un fatturato totalmente illegale messo in campo dalle Ecomafie ha superato i 14 miliardi di euro. Un impero fondato sull’illegalità che mina l’ambiente, la salute delle persone e la sana economia e che fa guadagnare ancora troppi soldi alle cosche eco mafiose che sono operative in tutta Italia e non solo nelle classiche quattro Regioni che tutti conosciamo.”
Legambiente parla anche di racket animale, di cosa si tratta?
“Negli anni abbiamo capito che ci sono altre frontiere in cui la mafia ha gettato le reti, tra queste anche il racket animale che ha a che fare non solo col traffico delle specie protette di animali ma anche con i combattimenti tra cani, le corse clandestine dei cavalli e con tutte quelle attività che utilizzano gli animali per scopi illeciti. Una quarta attività che abbiamo scoperto ulteriormente è quella delle archeomafie: il trafugamento e il commercio illegale di reperti archeologici e dei beni culturali che trova terreno fertile nel nostro territorio così ricco di reperti storici importanti, soprattutto in quelle zone non monitorate e quindi facilmente raggiungibili senza dare nell’occhio purtroppo.”
Che cosa si sta facendo per combattere tutto questo?
“Dopo 21 anni di lavoro della nostra Associazione, nel 2015 si è arrivati a una legge che inserisce nel codice penale gli eco reati e quindi il diritto ambientale. Tutto questo è accaduto nella scorsa legislatura. Dal 29 maggio 2015 chi commette un reato ambientale di inquinamento, di disastro ambientale, di omessa bonifica… Non commette più un reato di serie B ma da codice penale: la polizia e la magistratura possono utilizzare gli strumenti di indagine più ricercati, come le intercettazioni telefoniche ambientali e poi i tempi di prescrizione del reato si sono raddoppiati e si può intervenire grazie a questa legge, sulla confisca dei beni e sul patrimonio delle imprese che inquinano.”