“Un fallito che si è laureato in un’università telematica a più di trent’anni d’età.”
Quanto male possono fare le parole? Non solo alla persona interessata, ma a tutti coloro che si sacrificano ogni giorno per studiare e lavorare contemporaneamente. Gli studenti della telematica non sono studenti di serie B. Dovremmo smetterla di etichettarli con pregiudizi sterili, che rendono il giornalismo di oggi simile al gossip volto a strumentalizzare le notizie.
Avrebbe avuto la stessa risonanza mediatica, la notizia dell’Espresso sul cooperatore piazzato da Di Maio al vertice del ministero se fosse stato un laureato di un “Ateneo tradizionale”? Dove dobbiamo porre l’attenzione? Sul favoritismo di Di Maio o sulla carriera universitaria di Salvatore Barca, nuovo segretario generale al dicastero dello Sviluppo economico? Gli studenti non ci stanno alla velata ironia mediatica. E sui canali social provano a far sentire la propria voce. Riportiamo alcune delle loro risposte tratte dal gruppo FB “Studenti Unicusano – Fifa da Esami”.
Opinioni Studenti Unicusano: I Commenti Postati Su FB
Marco: “Lasciamoli parlare. Io ho studiato in tutte e due le università (la sapienza e unicusano). La serietà dello studio dipende dallo studente. Le condizioni ambientali possono, semmai, essere un elemento di disturbo.”
Lucia: “Quello che pensano gli altri sulle università telematiche a me non interessa perché non ha importanza che Università hai frequentato, con che voto sei uscito ecc. L’importante è il livello di cultura e di preparazione che hai in materia e tutto ciò che riuscirai a fare dopo la laurea.”
Raul: “Purtroppo questa è una limitazione mentale che hanno molte persone. Soltanto chi veramente frequenterà la nostra università capirà che anche qui bisogna lavorare per ottenere risultati.”
Davide: “Io avevo fatto metà del percorso alla statale e posso affermare che la modalità di erogazione dell’istruzione / conoscenza è migliore con l’ausilio dei moderni strumenti è certamente più focalizzata sulle reali necessità dello studente e permette certamente a lavoratori, persone con deficit motori, persone che abitano lontani dalle sedi universitarie o che non possono permettersi l’impegno economico del vivere fuorisede, persone come me che a volte studiano alle 3 di mattina, di portare avanti gli studi. Le parole poco pensate di alcuni, danno di loro stessi una immagine di persone poco brillanti e alquanto retrograde. Buono studio a tutti ragazzi.”
Roberta: “Io ho studiato anche in un’università statale e posso dire che in Cusano non è affatto più facile, anzi. L’unico vantaggio è che non ci si deve spostare e si può studiare ovunque.”
Paolo: “Tra l’altro, la stessa lezione puoi ascoltarla infinite volte. Per quel che mi riguarda, ho sostenuto esami e per iscritto (con attentissima vigilanza) e di persona orali (metodo tradizionale) in sede centrale a Roma. Specifico inoltre che avevo frequentato la tradizionale ed a parer mio, di gran lunga inferiore per il livello di preparazione che dà allo studente.”
La qualità della didattica e degli studenti che frequentano questa università online è realtà dimostrabile attraverso le loro storie personali. In Made in Cusano sono tanti gli esempi virtuosi di coloro che, dopo aver conseguito una laurea o un master alla Unicusano, hanno spiccato il volo nel mondo del lavoro raggiungendo impieghi e aziende prestigiose.
Testimoni di questa eccellenza, sono proprio loro: gli studenti. Imprenditori di successo come Gaetano Biondo, co-fondatore di una startup legata al food-tech (app MammaItalia); studenti brillanti come Federico Masi, ex calciatore professionista, laureato Unicusano in Giurisprudenza e attualmente Dpo presso la Federazione Italiana Rugby; e Giulia Cipriano, laureata in economia e attualmente Specialist Sourcing, Risk Management e Budgeting presso Enel.
Storie di successo, storie di studenti, storie che non meritano di essere sminuite da vecchi pregiudizi sulla formazione a distanza o sulla “laurea online”.
Unicusano: un vero Ateneo d’eccellenza!
La Unicusano è un Ateneo d’eccellenza. Non un’Università di serie B. A dimostrarlo sono i fatti: un Ateneo con oltre 26mila studenti iscritti attivi, che si impegna non solo nella didattica di qualità, ma anche nel sostenere la ricerca scientifica e ingegneristica con i suoi laboratori d’avanguardia.
Proprio l’Espresso nel 2017, in questo suo articolo “Università e Ricerca guida alle facoltà migliori in Italia” scriveva:
Ingegneria
Un’ulteriore area è quella che raggruppa diversi tipi di ingegneria, dove ancora la ricerca padovana appare in ottima forma rispetto al resto del paese. Un’università del meridione come Salerno ha invece ottenuto ottimi risultati fra le istituzioni medie, mentre fra le piccole le università telematiche si confermano di gran lunga le peggiori del gruppo. Fra queste, il miglior risultato spetta a Unicusano di Roma, molto sopra la media nazionale.
Un impegno, dunque, dimostrato dai numerosi progetti di ricerca (come il progetto LIFE 15 ENV/IT/00417 PAINT-IT con lo scopo di sviluppare una nuova vernice antivegetativa innovativa, di alta qualità e sicura per applicazioni navali) e i numerosi accordi che hanno dato vita a partnership con grandi aziende come quella recente tra l’Ateneo Niccolò Cusano ed Elettronica Spa per valorizzare i giovani talenti universitari. L’impegno di un Ateneo che sfocia in responsabilità sociale, sostenendo associazioni come AMREF e AMKA Onlus, e la ricerca scientifica con la Fondazione Niccolò Cusano.
L’eccellenza della Cusano riguarda quindi il sapere e il saper fare a 360 gradi. E la qualità dell’insegnamento ha poco a che vedere con la modalità di trasmissione (in aula o telematica), passa dalla preparazione e dalla passione del docente, dai servizi offerti (tutor, verifiche progressive, e-tivity, obbligo di frequenza online, tramite tracciamento) e dall’impegno di chi studia seriamente per raggiungere i propri traguardi di vita.
Certamente, nessuna laurea può certificare le reali conoscenze e competenze di una persona, ma abbandoniamo questa errata percezione comune che vorrebbe un Ateneo Telematico simile ad un “Esamificio”.
***Articolo a cura di Michela Crisci***