Carlo Drago, docente di Probabilità e Statistica e di Informatica all’Università Niccolò Cusano, è intervenuto ai microfoni di ‘Tutto in famiglia’ condotto da Livia Ventimiglia e Annalisa Colavito su Radio Cusano Campus per parlare della domanda di reddito di cittadinanza inteso come povertà e bisogno percepito, tema della sua ricerca, che sarà presentata alla prossima conferenza di Aiquav (Associazione Italiana per gli studi sulla Qualità della Vita).
L’utilizzo dei Big Data
“Il mio studio si concentra sul monitoraggio della domanda di reddito di cittadinanza, in tempo reale, facendo uso dei Big Data. Bisogna premettere che la domanda del reddito di cittadinanza è qualcosa di molto specifico e parte dal tentativo di misurare una percezione della condizione economica del singolo individuo che in qualche modo domanderebbe il reddito di cittadinanza. Si può misurare tramite i Big Data, ossia andando a prendere come dato di base riferimento un numero elevato di query di Google (richiesta che gli utenti effettuano utilizzando un motore di ricerca).
Queste possono variare dal semplice quesito su cosa sia il reddito di cittadinanza al funzionamento a livello fiscale e di chi ne abbia diritto in pratica. Tali dati vengono poi trasformati in indicatori specifici utili alla comparazione nel tempo e nello spazio.
Tramite l’indicatore ad intervallo proposto (intervallare proprio per misurare l’incertezza della misura stessa) si ricostruisce un valore che permetta di misurare quanto effettivamente la persona in questione abbia “bisogno” del reddito di cittadinanza. In particolar modo si assume che tanto la persona ricerchi “il reddito di cittadinanza in tutte le sue questioni chiave” tanto più ne abbia bisogno e quindi necessiti dello stesso.
La sfida è quindi di identificare la povertà nello spazio e nel tempo, in modo tale da misurare le variazioni di percezioni nell’arco di un periodo che comprende anche gli ultimi mesi. E’ difficile misurare e comparare una percezione, e per questo uso un intervallo che permette di comparare diverse regioni anche in relazione alla differenza tra le diverse ricerche.”
La percezione della povertà individuale trova riscontro nella realtà
“La percezione corrisponde alla realtà, infatti i risultati sono coerenti con i numeri che leggo sui giornali. Le query di Google rispondono moltissimo agli eventi dell’attualità. I metodi di registrazione dei dati devono essere fatti in tempo reale. Estraendo i dati dalle query è possibile ricostruire la storia degli aggregati di questi ricerche. La mia ricerca si è basata proprio su questo. Ho utilizzato gli aggregati relativi a questo tema li ho comparati nel tempo e nello spazio per identificare le zone di maggiore interesse.
Dalla mia ricerca ho assunto che le persone richiedenti il reddito di cittadinanza siano in qualche modo più povere o perlomeno non abbiano quella capacità di produrre o generare redditi nel tempo e siano quindi più bisognose. La domanda di reddito di cittadinanza ci permetterebbe dunque di identificare le zone più bisognose. E’ molto difficile riuscire a identificare le zone in questione, ma in questo caso abbiamo almeno delle ipotesi. Tramite i Big Data si possono monitorare gli andamenti di una policy, o anche la povertà percepita.”
Una ricerca innovativa
“Ci sono degli elementi di innovazione dei metodi, nella ricerca proposta. L’utilizzo dei Big Data in questo contesto ma anche degli algoritmi nuovi per la misurazione. A livello applicativo invece l’indicatore a intervallo riesce a catturare la misurazione della povertà percepita rispetto alla richiesta di reddito di cittadinanza. L’aspetto sociale e metodologico sono ugualmente importanti e imprescindibili.
Inoltre, La risoluzione di problemi quali la povertà e l’incapacità di reinserimento degli individui che hanno perso il lavoro nel mercato, sono temi chiave.
Le transizioni disoccupazione-lavoro in altri paesi vengono gestite più facilmente, in particolare, in altri paesi l’ascensore sociale funziona ed è dunque più facile reinserirsi ma anche riuscire a crescere a livello lavorativo. In Italia, questo, spesso non avviene e si viene così a generare una situazione di povertà e indigenza statica nel tempo da cui non si riesce ad uscire. Una sorta di trappola insomma.
In questo caso chi cade in questo meccanismo percepisce l’incapacità di ritornare ad una condizione lavorativa e quindi economica soddisfacente. Questi individui pensano che la loro disoccupazione perduri nel lungo periodo. A seconda della zona geografica in cui una query è stata effettuata è possibile ricostruire in via ipotetica il profilo sociale di chi fa domanda per il reddito di cittadinanza. Tanto più la persona in riferimento percepisce di essere fuori dal mercato lavorativo, tanto più cercherà, tramite i motori di ricerca, se ha i requisiti per accedere al reddito di cittadinanza. La percezione di non trovare un lavoro soddisfacente può essere definita dal numero di query. Per questo la domanda per il reddito di cittadinanza si configura come povertà percepita, perché l’individuo che crede di non potersi reinserire nel mercato lavorativo si attiva su altri fronti.”