L’economista Vladimiro Giacchè, Presidente del Centro Europa Ricerche, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano:  “Non mi stupirei se la manovra del governo francese per l’anno prossimo fosse molto più espansiva del previsto e se la Commissione Ue dicesse: vista la situazione eccezionale, può andare bene. Il governo italiano pone un problema reale: che libertà di politica economica ha oggi un Paese dell’Eurozona come l’Italia? Oggi la struttura dei trattati europei è difficilmente compatibile con la nostra Costituzione, in quanto pone la lotta all’inflazione come priorità anziché il lavoro”

Sulla protesta dei gilet gialli in Francia

“E’ il sintomo di un malcontento più esteso a livello europeo –ha affermato Giacchè-. C’è un diffuso disagio in Europa anche in Paesi come la Germania che si dice siano in grande sviluppo e vadano molto bene. La verità è che in questi anni di ricchezza se n’è creata poca e se n’è distribuita peggio e questo riguarda tutto i Paesi europei. Non mi stupirei se la manovra del governo francese per l’anno prossimo fosse molto più espansiva del previsto e se la Commissione Ue dicesse: vista la situazione eccezionale, può andare bene”.

Sul governo italiano

 “Nella sostanza, al di là di certi toni eccessivi, questo governo pone un problema reale –ha dichiarato Giacchè-. Il problema è: che libertà di politica economica ha oggi un Paese dell’Eurozona come l’Italia? Questo è il vero punto. Dopo la crisi abbiamo vissuto diverse fasi: una prima di galleggiamento, poi abbiamo avuto la soluzione Monti che dal mio punto di vista è stata fallimentare perché ha aumentato il debito, poi abbiamo avuto altri anni in cui c’è stato un tentativo di negoziare con l’Europa sullo zero virgola, adesso c’è questo tentativo di riprendersi un pezzo di politica economica facendo iniziative che rispondono agli stessi problemi che stanno nascendo in Francia. Oggi la struttura dei trattati europei è difficilmente compatibile con la nostra Costituzione, in quanto pone la lotta all’inflazione come priorità. Qui c’è una collisione, perché per mantenere la stabilità dei prezzi c’è bisogno di un elevato tasso di disoccupazione, per questo l’Europa auspica un tasso di disoccupazione al 10% in Italia. La nostra Costituzione invece afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.