Manuela Nicolosi, romana di Francia: l’italienne que est devenue…Mndiale!
E’ stata la prima donna arbitro di Eccellenza nel Lazio: ha cambiato città, vita, lavoro. Ma ha conservato la tenacia, il sacrificio, la grinta. E ha raggiunto, da FIFA Referee, la recente finalissima iridata Under 20
Ho il piacere professionale e l’onore di salutare la prima donna arbitro di Eccellenza del Calcio, nel decennio passato, che si è saputa imporre nella FIFA. E recentemente ha fatto parte degli ufficiali di gara della finale Under 20 del Campionato del Mondo femminile. Dovrei dire “Bonjour” o semplicemente Ciao, a Manuela Nicolosi.
Innanzitutto complimenti per quello che hai raggiunto, come percorso, sul piano sportivo ed agonistico. Come è nata, la passione per una ragazza, di diventare arbitro? Avresti potuto frequentare un campo di Pallacanestro, Pallavolo o praticare Nuoto e Judo…
“Ho sempre avuto la passione per il calcio e avrei sempre voluto giocare. La mia famiglia non era d’accordo e nel 1995 hanno aperto il corso di arbitri, per donne. Mio cugino, arbitro, mi chiese se volessi provare questa via. Ho cominciato nel ‘96 e sono diventata arbitro, mia grande passione”.
Hai fatto tutto il percorso delle giovanili, attraverso la sezione A.I.A. Roma1 e sei arrivata al Comitato Regionale Arbitri, cioè dalla Seconda Categoria in su. Sei stata in Eccellenza, grande traguardo già all’epoca.
“Sì, ero felicissima di questo. Avere iniziato, tra le prime donne, ed essere stata la prima in Eccellenza, ero molto soddisfatta, di questo”.
In Promozione come eri accolta dai maschietti?
“Beh, all’inizio c’era sempre un po’ di difficoltà ma dopo capivano quale era il carattere della persona. Non cambia molto tra donna o uomo, dopo un po’ ti imponi. Mai ho avuto fortunatamente episodi di violenza o altro. Non ho mai avuto esperienze troppo negative, sul campo. Dagli spalti ascolti di tutto, tipo “vai a lavare i piatti”.
Ma i piatti li lavano anche gli uomini.
“Sì, era per non citare commenti peggiori…”, dice sorridendo quella che per i francesi è Manuelà Nicolosì.
Dall’Eccellenza a un certo punto, per motivi personali, sei passata da Roma a Parigi. Quali sono stati i primi pensieri sulla nuova collocazione? In una città impegnativa e bellissima…
“Il primo pensiero era di ricominciare, di continuare ad arbitrare anche lì perché è una vera passione e mi mancava tanto. Ho chiesto di poter ricominciare lì in Prima categoria, Promozione e, nel 2005, sono andata in Eccellenza”.
Esiste anche in Francia l’Eccellenza?
“Si chiama “Division d’honneur”, Divisione d’onore”.
Faccio una battuta, per sdrammatizzare i fatti accaduti nel Lazio.Pensa se qui, certi galantuomini sui campi, certi frustrati, sentissero “campionato d’onore” e si dovessero adeguare ad un linguaggio più forbito. Secondo me chi nei campi si comporta in maniera cosi trascendentale, poi quando rientra a casa è costretto dalla moglie, o dalla compagna a mettersi i pattini addirittura, prima di entrare a casa.
“Questo non te lo so dire – dice, con gran classe – ma in Francia i campi sono aperti. In Italia bisogna verificare la recinzione e che non ci sia nessuno dentro. I campi di Eccellenza in Francia non hanno recinti, è tutto aperto e la prima volta sono rimasta abbastanza sconvolta. Non ti contestano nemmeno per i fischi e il primo mio rigore fischiato non è stato contestato da quasi nessuno. Mi sono chiesta “Ma dove sono?”. Hai una pressione psicologica diversa, parlando di campi regionali. Nelle categorie più alte magari no, è totalmente diverso. A Parigi l’impatto è stato molto diverso, abituata ai campi italiani.
In Italia la prima squadra che ospitò, tirando giù le recinzioni, lo ricordiamo, credo in una serie D, fu l’Unione Sportiva Ladispoli. Quanti lustri ci vorranno, affinché la gente comprenda che deve recitare il suo ruolo in tribuna; il genitore deve fare il genitore e il sostenitore deve fare quello. Quanti anni ci vorranno, prima che questo accada?
“Se fossi una maga te lo potrei dire, ma non lo so, purtroppo è la mentalità. Nei campi stessi, vedi i genitori che se la prendono con l’arbitro. Chiaramente i figli, vedendo i genitori che si comportano in questo modo, si sentono in diritto di avere questo comportamento anche sul campo. Una copia di quello che fanno le persone sulle tribuna. Una cosa abbastanza brutta, perché nelle categorie più basse sei da solo, senza assistenti”.
Quindi Manuela Nicolosi prosegue nella sua analisi, e dice: “Nello spogliatoio siamo da sempre soli; e io, fortunatamente, ero sempre accompagnata dalla famiglia ma l’arbitro è solo, nel campo. Oltre all’impegno per arbitrare la partita e noi lo facciamo con passione e siamo felici di farlo, purtroppo questa cosa non è riconosciuta da tutti, all’esterno”.
Dopo la Division d’Honneur, qual è stato, il percorso francese?
“Sono diventata assistente nel 2010 e nello stesso anno sono diventata assistente internazionale. Lo ero nella serie d francese”.
In Interregionale?
“No è ancora locale, regionale. Non esiste la nostra serie D, in Francia. Poi c’è direttamente la C, con un solo girone e siamo 23 assistenti. Io sono l’unica donna ed i test sono gli stessi degli uomini, con gli stessi tempi”.
I colleghi maschi cosa ti hanno detto, che sei l’unica rappresentate donna?
“Nulla, perché dimostri che fisicamente non hai nulla in meno di loro e interagisci nel gruppo. La cosa principale è dimostrare che fisicamente vali come loro e non è che sei li per un motivo o per un altro”.
Non per grazia ricevuta, PGR, come scrissi parlando di altro, da noi…
Sorride, e dice: “Ho dovuto comunque prendere un preparatore atletico personale che pago io stessa e mi aiuta ad allenarmi”.
Però! Quante volte ti allenavi in Italia, in Eccellenza?
“Mi allenavo al Polo a Roma, tre volte a settimana”.
A Tre Fontane o a Tor Tre Teste? In quel gruppo c’era Palazzino e anche altri grandi arbitri?
“Assolutamente. Poi al CRA c’erano Doveri, Valeri e Marini”.
Il 6 Gennaio 2001 al Tre Fontane, vidi arbitrare la finale di coppa d’Eccellenza Villanova-Nettuno e vedemmo subito che fosse atleta sia fisicamente che dal punto di vista tecnico disciplinare, Paolo Valeri di Roma2. Dissi “Questo qui diventa internazionale”. Mi guardavano tutti come se avessi detto una blasfemia. Anche Doveri vedemmo. In Francia gli arbitri possono parlare o dovete chiedere l’autorizzazione?
“Bisogna sempre chiederla, ma l’anno scorso avevano autorizzato gli arbitri a parlare un’ora dopo la gara!”.
In Italia lo fece Graziano Cesari, tra i migliori nostri fischietti. Alla fine della partita si presentò in tuta, in conferenza stampa. Per quanto concerne l’approdo internazionale, quante volte a settimana ti alleni?
“Quasi tutti i giorni”.
Praticamente un secondo lavoro, come i dirigenti sportivi…
“Assolutamente sì. Quando arrivi a certi livelli, la preparazione per la Coppa del Mondo è stata molto intensa. Alla FIFA devi comunicare tutti gli allenamenti che fai, hai il gps sull’orologio, verificano i tempi di allenamento. Se non lo fai non sei selezionato. Ovviamente noi a questo livello dobbiamo ancora avere un lavoro e devo gestire due lavori a tempo pieno”.
I capi dell’azienda cosa ti dicono? Lo capiscono, o al contrario avviene come accadde ai fratelli Abbagnale che lavoravano in banca, o c’è maggiore elasticità?
“Dipende dal capo che trovi. Magari ci sono gelosie – dice con grande sincerità Manuela Nicolosi – con i colleghi ma se c’è un amante del Calcio lo capisce. Io comunque dall’anno scorso sono una libera professionista: sono 6 anni che l’estate passo 40 giorni fuori per le competizioni internazionali. Quando sono rientrata ho fatto partite internazionali, cinque, e un lavoro normale non è possibile”.
Ti arrivano saluti e ammirazione dai vecchi tifosi del Banco Roma di basket!
“Grazie mille, un bacio”.
Possibile, rispetto a qui, essere contemporaneamente assistente ed arbitro, in Francia?
“Fino alla serie D. Quando ero in quella categoria facevo l’arbitro in Eccellenza e Serie A femminile”.
Il rapporto con le donne atlete e le calciatrici. Che rapporto c’è, in campo e fuori?
“Nella partita femminile l’importante è darsi un tono fin da subito. Dire “ok, questo è il limite che posso sopportare”. Sono più rispettose del gioco comunque e anche la contestazione è inferiore. Se c’è una primadonna invece pretende un trattamento speciale e devi fargli capire che non può averlo”.
Collina e Busacca cosa ti hanno detto, alla recente finale mondiale Under 20?
“Mi hanno fatto le congratulazioni per questo percorso e il cambiamento Italia/Francia. Fare la finale, la medaglia e i complimenti di Collina e Infantino: una esperienza straordinaria”.
Ti rivedremo in Italia presto, magari per un intervista televisiva?
“Con molto piacere, assolutamente sì. Possiamo organizzare!”.
Un saluto alle colleghe di Roma1 e del CRA?
“Solo le colleghe?”
Come te hanno dovuto dimostrare più del 100%. Mi sbaglio?
“No. Però siamo sempre stati un gruppo, anche con gli uomini. Non ci siamo mai sentite messe da parte, ai raduni, al polo. Una cosa bella”.
Anche a distanza la frequentazione è continuata?
“Sì, magari non con tutti ma principalmente si”.
Quanto riesci a tornare in zona, a Roma?
“A Roma ci torno, non spessissimo ma torno. Dovrei ripassare a Roma1 e salutare il presidente ed i colleghi”.
Li hai abituati questi francesi, a chiamarti senza accento?
“Per loro sono Manuelà Nicolosì. Però in partite internazionali, su Eurosport, i commentatori italiani mi chiamano Manuela”.
Quanto ti è mancata, Roma? “Tanto”.
Ho visto una tua stupenda foto a Firenze: mi ha lasciato ammirato, non lo nascondo. Hai tempo anche per la Cultura, perché Firenze è davvero stupenda, come una bella donna… Tu, da buona assistente, dicessi altro, mi beccheresti subito, in fuorigioco…
Sorride di gusto e conclude l’intervento radiofonico dicendo: ““Ci torno spesso, assolutamente sì”.
Applausi a scena aperta per una persona, una donna, di grande, immenso carattere, di ammirevole tenacia e costanza, di impegno. Tantissimo. E capacità di organizzarsi, anche a centinaia di kilometri da casa.
L’intervista radiofonica è andata in onda domenica 25 novembre. Venerdì è arrovata la bellissima quanto inattesa notizia della sua promozione in Ligue 2, la Serie B trasnsalpina degli uomini!
Chapeau, è proprio il caso di dire, di Manuela. Una romana di Francia…que, de simple “italienne”, est devenue Mondiale!