Abbagnale l’acqua è sempre…azzurra: raro esempio di vittorie col remo e da dirigente
Giuseppe, il fratello Carmine e il timoniere tascabile Di Capua hanno scritto le più belle pagine in acqua, accompagnati dalla appassionata voce e competenza di Galeazzi (RAI)
Sabato scorso a Roma, nel Salone d’Onore del Coni, al Palazzo H, si è tenuta l’assemblea ordinaria e straordinaria di metà quadriennio, della Federazione Italiana Canottaggio.
Nel programma dell’appuntamento è stata inserita la presentazione del francobollo “Serie e tematiche dello sport”, dedicato alla F.I.C., nel 130° anniversario dalla fondazione, concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico. Sono stati consegnati diversi riconoscimenti del 2018. Il Premio coraggio e altruismo a Mauro Acerra,Simona Bartola e Patrizia Luariola, per aver salvato la vita ad una persona. Premio “Bondini” a Giuseppe Altamura, per la sua carriera e per essere uno dei maestri del Canottaggio. Premio “Giudice Arbitro” a Valeria Pessina, che in pochi anni ha assunto la licenza internazionale. Ne abbiamo parlato con una leggenda vivente della disciplina acquatica, Giuseppe Abbagnale, uno dei due fratelli con Carmine e il timoniere Giuseppe Di Capua, di un meraviglioso armo, capace di conquistare due ori olimpici ed un argento, sette volte il titolo iridato, due titoli di vicecampioni del mondo ed un bronzo, in sede assoluta.
L’intervista – Dovremmo avere l’onore di avere il presidente federale Giuseppe Abbagnale. Come tanti sportivi siamo cresciuti con le telecronache di Galeazzi: se dico grazie sono e siamo banali?
“No, è sempre un piacere ricevere complimenti, a distanza di tempo e ancor di più essere ricordato come qualcuno che ha fatto gioire gli italiani in un periodo storico”.
In settimana abbiamo intervistato una ragazza, che da arbitro di Roma 1 di calcio, è diventata internazionale, come assistente, nella sezione di Parigi. Come lei e suo fratello ha dovuto affrontare l’abbinamento lavoro-pratica sportiva. Ricordo che voi dovevate svegliarvi ben prima dell’alba, per andarvi ad allenare e poi andare in ufficio. Ricordo male?
“No, ricorda bene. Il problema è uno solo: l’obiettivo che ci eravamo posti era non alto, altissimo. Quindi per raggiungerlo la pratica doveva essere sostenuta, ardua e sicuramente impegnativa. Per cui avendo il problema di lavorare o di studiare, si dovevano fare due allenamenti di una certa intensità e di una certa durata. Uno prima di scuola o lavoro e uno post”.
C’era sintonia, in questa cosa, con Carmine o vi alzavate ogni tanto con il naso girato?
“No, l’obiettivo era la Stella Polare, per cui era inevitabile, sottoporsi a delle sollecitazioni forti. Dico una cosa forse estremamente banale: la quantità e la qualità dell’allenamento, insieme all’intensità, non lo scrive l’atleta, o l’allenatore, ma l’avversario. Tanto più è forte l’avversario, tanto più l’impegno deve essere alto e qualificato”.
Oggi è stato un grande appuntamento. Avete premiato gente in gamba, come siete stati voi e lei è uno di quelli che ha rappresentato al meglio, a livello planetario, la disciplina amata. Ora da dirigente ha impegno, tenacia, coraggio e quando le idee sono valide vanno incoraggiate. Che rapporto c’è, tra la parte didattica, i ragazzi delle medie o superiori, e il canottaggio?
“Conflittuale, in Italia è sempre stato così. Perché a livello di ragionamento, di congetture, si è tutti d’accordo che l’attività abbinata Scuola-Sport è la migliore che possa essere, per la costruzione di un adeguato giovane futuro. Poi si deve instradare nella sede lavorativa. In Italia si fa sempre fatica, a coniare le due cose in maniera simultanea. Qualche volta c’è un accenno, ma il concetto radicale non è mai cambiato e c’è sempre questa difficoltà di poter trovare il modo, il mezzo di introdurre l’attività sportiva nelle scuole primarie. Un altro problema è di renderla qualificata e qualificante e cercare di mettere a disposizione dell’atleta, il mezzo per far conciliare le due attività”.
Il premio “Giornalista dell’Anno” è stato consegnato ad Antonio Triveri, del quotidiano “La Prealpina di Varese”, da sempre vicino al Canottaggio. Poi i premi ai dirigenti. Vari spaccati e ruoli che hanno dimostrato amore e attaccamento alla disciplina. Bei segnali, ed occorre continuare così anche nelle scuole e nelle parti dove si studia”.
“Noi ogni anno facciamo questa sorta di premiazione, scegliendo le varie individualità nei vari settori. Ogni anno abbiamo sempre l’imbarazzo della scelta e fortunatamente il Canottaggio è una disciplina che ottiene discreti risultati. Ma siamo ben felici di avere problematiche a scegliere, piuttosto che non trovare un qualcuno a cui riconoscere un premio. Le persone che sono state insignite di questi premi, quest’anno, sono tutte meritevoli. Hai citato questo della carta stampata, che è un elemento che dà visibilità e serve a tradurre in parole ed immagini quello che è l’aspetto principale della Federazione: la conoscenza di quello che avviene e della pratica stessa”.
Pongo un quesito che ho posto anche a Campagna, nella Pallanuoto. Esiste un museo del Canottaggio?”
“Attualmente no. Esistono diversi siti dove è possibile ammirare l’attività. Esiste un Museo del Tevere, che raccoglie anche l’ambito remiero. Esiste un museo che ho visitato da poco, a Trieste, che raccoglie la parte remiera, molto qualificata e bella. Sono spaccati e non esiste, un vero e proprio museo in questo momento”.
Dedichiamo a Giuseppe Abbagnale la telecronaca di Giampiero Galeazzi riguardante una delle ultime imprese, in ordine di tempo, e il diretto interessato ringrazia, in modo sentito.
“Indubbiamente è sempre un piacere e un tuffo al cuore, rivedere e risentire certe immagini o telecronache. Sono indelebili, restano lì confinate ma in un angolino del cuore”.
Sono uno stimolo enorme e sappiamo che come dirigenti il lavoro è altrettanto difficile, nel costruire imprese.
“Questo oramai fa parte del passato e lo usiamo per costruire un futuro. Speriamo di avere un gruppo di atleti che possa far rivivere delle forti emozioni e riportare magari una medaglia d’oro, che comincia a mancare ormai da troppo tempo”.
In Abruzzo si dice “capa tosta”, quando uno è determinato. Da voi come si dice?
“Capa tosta rende perfettamente l’idea”.
Conclude con un sorriso, uno, Giuseppe Abbagnale che, tramite le imprese di una formazione probabilmente irripetibile, con il fratello Carmine e Peppiniello Di Capua timoniere, ne ha concessi, regalati e dispensati tanti, a chi si emozionava, in azzurro.
“Speciale Sport Academy Sabato 1° dicembre”
Testo raccolto da Giulio Dionisi
Si ringrazia Claudio Tranquilli