A 5 anni da quando ha avuto inizio il massacro a Bangui, la vita nella Repubblica Centrafricana per i bambini è ancor più dura e pericolosa. Nonostante la crisi si sia ampliata, i finanziamenti internazionali alla risposta e l’attenzione sulla crisi sono molto bassi.

L’instabilità politica della Repubblica Centrafricana sta avendo le maggiori ripercussioni sui bambini

Così in una nota l’Unicef, che ha da poco rilasciato un nuovo rapporto “La crisi in Repubblica Centrafricana: in un’emergenza ignorata, i bambini hanno bisogno di aiuto, protezione e un futuro”. Secondo l’organizzazione umanitaria,  circa 1,5 milioni di bambini hanno bisogno di un aiuto immediato. Questi numeri subiranno un aumento nel 2019, con più di 43.000 bambini sotto i 5 anni a rischio morte a causa di malnutrizione acuta grave. Inoltre 1 bambino su 4 è sfollato o rifugiato nei paesi limitrofi. Migliaia di bambini sono intrappolati in gruppi armati e altre migliaia sono soggetti a violenza sessuale.

La crisi si sta verificando nel corso di un’acuta emergenza dello sviluppo. La Repubblica Centrafricana è il paese con il secondo più alto tasso al mondo di mortalità neonatale e materna, con meno di 3 bambini su 5 che riescono a terminare la scuola elementare e quasi la metà della popolazione che non ha accesso ad acqua sicura.

La crisi in Repubblica Centrafricana è alimentata dai combattimenti tra una dozzina di gruppi armati

Il paese si classifica al 188esimo posto su 189 paesi nella classifica sull’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite, un indicatore composito che misura le aspettative di vita, di reddito e istruzione. La crisi in Repubblica Centrafricana è alimentata dai combattimenti tra una dozzina di gruppi armati per i percorsi del bestiame e le terre ricche di diamanti, oro e uranio. Il più delle volte, i gruppi armati colpiscono civili piuttosto che colpirsi tra loro. Attaccano strutture sanitarie, scuole e il personale, moschee, chiese e luoghi.

Famiglie terrorizzate sono costrette ad abbandonare le loro case. Combinati con un accesso molto limitato a cure mediche, acqua sicura e servizi igienico sanitari, gli sfollamenti forzati si traducono in una crisi di malnutrizione per i bambini. I tassi di malnutrizione acuta grave sono oltre la soglia di emergenza in 16 siti per sfollati su 18, controllati negli ultimi due anni; per i bambini costretti a rifugiarsi tra la vegetazione, le condizioni sono ancora più dure. L’UNICEF sta lavorando per raggiungere i bambini che hanno disperato bisogno di aiuto, spesso in condizioni molto pericolose.

                                                                                                                                                                          Fonte DIRE