Il C.A.M (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti) di Firenze è stata la prima realtà italiana a prendersi carico degli uomini violenti bisognosi di aiuto. Il Dott. Mario De Maglie, psicologo e psicoterapeuta del centro è intervenuto ai nostri microfoni per parlare di loro che, nonostante abbiano attuato almeno una volta nella loro vita un atto di violenza contro qualcuno, decidono di farsi aiutare ed intraprendere un percorso psicologico per migliorare loro stessi e la vita di chi li circonda.

“Nasciamo da un Centro anti violenza “Artemisia”nel 2009. Da noi arriviamo sia uomini che ci chiamano sia quelli costretti dai servizi sociali per fare un percorso riabilitativo: li accogliamo in una seduta iniziale individuale per capire quali siano i motivi che li hanno spinti alla violenza sia per capire quale sia la violenza in atto. Un messaggio importante: questi uomini non sono malati ma sono uomini normali, di qualunque genere, età e classe sociale. L’Istat ci dice che una donna su dieci subisce qualche forma di maltrattamento ma in realtà i numeri sono molto più alti ma non possiamo pensare che la maggior parte degli uomini sia malata: la violenza è una scelta!

Il sistema educativo è molto importante, tutto parte dalla famiglia di origine, infatti anche dare uno schiaffo a un figlio è sbagliato: bisogna usare di più le parole. Ad ogni modo, gli uomini che si rivolgono spontaneamente a noi sono circa l’80%: una piccola parte chiede un aiuto per la violenza che stanno compiendo e si sentono male dopo averla perpetrata. Gli altri perché si sono spaventati perché la propria donna magari ha chiamato la Polizia o perché si è recata al Pronto Soccorso, altri perché si accorgono che i figli stanno male nel vedere alcune scene di violenza. Quando capiscono che c’è paura negli occhi degli altri, questo li scuote enormemente e scelgono di rivolgersi a noi. La violenza ha diverse sfumature, è molto normalizzata purtroppo all’interno della nostra società: la violenza come metodo educativo è ancora molto diffuso e dobbiamo stare attenti a non diffondere troppo nei bambini i comportamenti anche minimamente violenti che noi riteniamo purtroppo normali.”