Ghedina ci racconta dei venturi appuntamenti internazionali dello Sci Alpino

Kristian Ghedina è intervenuto per parlare delle iniziative internazionali per le quali prova a spendersi lo sport italiano all’estero.

Allora Kristian dal Giappone ci dicono che abbiamo fatto una buona impressione con il nostro dossier di Milano e Cortina. Che ne pensi?

“Molto bene. Noi italiani siamo sempre forti, poi dopo chiaramente siamo il paese più bello del mondo e tutto quello che offriamo. Chiunque vuole venire almeno una volta in Italia e quindi la candidatura Milano-Cortina la vedo molto positiva”.
La politica è entrata un po’ a gamba tesa in questo iter, c’era anche Torino, il tuo pensiero. Perché poi sono gli atleti, i protagonisti. Perché togliere la possibilità all’Italia?
“Anche le altre candidate penseranno la stessa cosa. Bisognerebbe valorizzare di più la voce degli atleti, perché alla fine sono loro, i primi protagonisti. Se mancano gli atleti, manca tutto. Un po’ un circolo vizioso. Devono esserci gli sponsor, gli atleti, la televisione, i media ma l’attore principale è l’atleta. Che poi, alla fine, è quello che conta di meno. Esistono tanti giochi politici, e quello è brutto. L’atleta andrebbe preso più in considerazione. Poi le ultime Olimpiadi sono state fatte tra Sochi e Pyeongchang, va bene, ma non si sente la passione che c’è da noi in Europa o in Canada”.

Tu ne hai disputate ben 5 di Olimpiadi invernali. Ci racconti un po’ le sensazioni?
“Un punto dolente! Ci tenevo tanto a portare a casa una medaglia olimpica, non ci sono mai riuscito in 5 occasioni, Né coppa di specialità e né medaglia olimpica, però è un’esperienza bellissima. Io le pativo, un po’, per il discorso di prima; l’atleta è fondamentale ma un po’ sei “usato”, fondamentalmente. Pativo come gestire la mia giornata, sei vincolato ad una serie di appuntamenti, coi giornalisti, con i controlli antidoping. Hai la giornata piena e non stacchi un attimo, anche con i tifosi, non trovi la tranquillità. Questa cosa mi massacrava la testa e partivo sempre col piede sbagliato”.

Al netto della frequentazione col podio, credo tu abbia avuto una grinta, una tenacia, una costanza e una determinazione capaci di importi all’attenzione degli addetti ai lavori. Tredici vittorie in coppa del mondo.

“Non avere una medaglia olimpica, magari anche un oro, è una nota negativa, avendo anche fatto cinque olimpiadi! L’atleta non puoi farlo in eterno, nel lavoro puoi riscattarti quando diventi anziano, impari a gestirti. Nello Sport diventi vecchio e il fisico va di pari passo e diventi una macchina vecchia! Mi sarebbe piaciuto andare avanti fino a 100 anni”.

Vero che ti manca una medaglia, ma sei stato unanimemente riconosciuto, come uno degli atleti, dotati di maggiore scorrevolezza, naturalezza, tecnica e potenza. Avere la stima dell’ambiente che si è frequentato per più di 15 anni mi sembra un riconoscimento che non ha prezzo, in una disciplina come la tua, la Discesa. Che ci sai dire? I materiali vanno avanti, a discapito della tecnica?
“Fa ancora la differenza l’uomo, rispetto a tanti altri Sport, soprattutto motoristici. Nello Sci, le aziende, tutte, lavorano per migliorarsi, per sviluppare il proprio prodotto, però è sempre l’atleta, che fa la differenza. Ho vissuto l’evoluzione dello Sci-Carving, a fine anni 2000, ed è veramente stata un’innovazione fantastica, che ti dà la possibilità di affrontare le curve ad altissima velocità, rispetto a prima, in maniera più controllata. Ora devi lavorare molto atleticamente, per supportare le forze che si creano usando questi attrezzi di oggi”.

Stiamo in stagione invernale e sta ripartendo la stagione. Mi dici una battuta sui nostri azzurri?

“I discesisti son partiti bene e la prima discesa subito secondi e terzi. Super G non hanno fatto una gran bella figura, adesso son convinto che potranno fare di nuovo bene, come hanno fatto a Lake Louis, non credo ci sia mai stato un doppio podio italiano, da quando corriamo, al maschile. Al femminile, mancando la Goggia, anche la Brignone ha confermato di essere una leader e sta andando alla grande. Manca un po’ il ricambio, tranne 4-5 nomi maschili e 2-3 femminili. I giovani devono copiare i vecchi”.

Spendi due parole per Elena Fanchini sfortunatissima.

“Sì, ha già superato la gara peggiore, con la brutta malattia: e ritornare a correre e farsi subito male dispiace, perché sei carica e motivata, rientri e ti fai male. Lei ha energia, forza e vitalità e serve per superare questi ostacoli. Non devi lasciarti sopraffare dalla debolezza, dagli eventi, e bisogna reagire. Non vedrà l’ora di allenarsi e tornare in gara”.

Che ti è passato in testa in quel di Kitzbuhel?

“Una domanda che non mi ha fatto nessuno! – sbotta a ridere Ghedina -: alla fine è stata una scommessa con mio cugino. Già in ricognizione avevo fatto un salto in spaccata e lui mi aveva istigato. Gli ho detto che se volevo la facevo anche in gara! L’ho fatta ed è andata così”.

Tu sei testimonial dei mondiali a Cortina del 2002/21?

Ghedina risponde prontamente: “Esatto. Sono testimonial e la squadra sta lavorando bene, e sono convinto che anche qui verrà fatto tutto il Mondiale e la gente andrà via soddisfatta”.