Smart working: cos’è? Cosa cambia? “Noi lo intendiamo come modo di ripensare, in maniera intelligente, il lavoro”, ha spiegato Fiorella Crespi, direttore dell’Osservatorio Smart Working, del Politecnico di Milano, a Tutto in famiglia, su Radio Cusano Campus.

Tuttavia, nonostante i molteplici vantaggi, per le aziende e i lavoratori, ci sono imprese “soprattutto del settore pubblico, che fanno resistenza al cambiamento. E’ un mutamento culturale e organizzativo, più che tecnologico, ma richiede tempo. Non ci si può aspettare che le cose cambino in fretta”, ha osservato il direttore Crespi.

Dal controllo visivo al controllo dei risultati

Qual è la novità che ne deriva? “Siamo al passaggio, dal controllo visivo, al controllo dei risultati. Si ha la percezione che se una persona non sia davanti agli occhi del capo non lavori, ma è un approccio che non funziona più, poco stimolante”, ha fatto notare Fiorella Crespi.

I contratti di lavoro restano immutati o no?

Cosa cambia da un punto di vista contrattuale con l’introduzione dello smart working? “E’ una novità che non implica un cambiamento del contratto di lavoro, non riguarda i titolari di partita iva, o i lavoratori più flessibili. Quanto all’orario di lavoro – ha specificato l’esperta – dipende dalla scelta dell’azienda. L’orario da osservare deve essere coerente con quanto stabilito dal contratto nazionale.”

Smart working per le donne e gli uomini?

Per le mamme lavorare da casa è l’ideale, “ma è altrettanto vero che vengono favoriti anche gli uomini, è uno strumento che vale per entrambi. Se osserviamo l’utilizzo che ne viene fatto, dello smart working, non ci piace vederlo solo per le donne.”

L’approvazione della legge, nel 2017

“Lo scorso anno è stata approvata la legge sul lavoro agile, ed è stata un incentivo al settore pubblico – si è congedata Crespi – non solo, ha chiarito una serie di dubbi, esplicitando i diritti degli smart worker e le attività da svolgere (anche in relazione alla sicurezza, che è il limite da superare). Le aziende incentiveranno sempre di più questa pratica, che si ripaga da sé.”

Ascolta qui l’intervista integrale