Contrastare quello che è considerato il male del secolo per molti ragazzi e ragazze ma anche per molti adulti attraverso una legge bipartisan presentata dalla senatrice di Forza Italia Maria Rizzotti e dalla dem Caterina Bini.

Parliamo dell’anoressia e della bulimia, dell’eccessiva magrezza di molti ragazzi che rincorrono in modo affannato un modello di perfezione dettato sempre più spesso dai vari social e dai media.

Ma si può intervenire dal punto di vista legislativo per combattere questo fenomeno? Ne abbiamo parlato con la senatrice del PD Caterina Bini.

“Si può prevenire e contrastare ma c’è bisogno di lavorare in equipe  con questi soggetti sia dal punto di vista della nutrizione sia dal punto di vista psicologico e psichiatrico. Credo che sia comunque molto importante affrontare questo tema perché è tutt’ora una malattia nascosta nonostante colpisca due milioni di soggetti in Italia e ci siano 8.500 casi all’anno: l’età si sta abbassando in maniera clamorosa, pensate che si può iniziare a soffrire di disturbi legati all’alimentazione già ad 8 anni! C’è bisogno di intervenire in maniera repentina perché è la seconda causa di morte fra gli adolescenti dopo gli incedenti stradali. Se ne parla ancora molto poco, è un argomento purtroppo ancora sottovalutato perché secondo me c’è una parte probabilmente di vergogna, di difficoltà da parte delle famiglie ad accettare un problema del genere. C’è un problema culturale del nostro Paese quando si parla di malattie legate alla psiche e al fisico, una sorta di colpevolizzazione della vittima, infatti uno dei punti importanti di questa proposta è quello di rendere obbligatorio il certificato medico alle ragazze che vogliono lavorare con una qualche agenzia di moda e altro. Un ruolo fondamentale lo giocano anche i medici, pediatri, insegnanti ed educatori sportivi: ci vuole più formazione sull’argomento perché è una malattia dalla quale si può guarire, in tre o quattro anni ma è possibile, il problema è scoprirli prima che diventino acuti quindi intervenire prima che la situazione sia troppo grave.”

Come si fa ad intervenire sul fenomeno della diffusione delle chat pro anoressia e pro bulimia molto spesso create proprio dai ragazzi affetti da queste malattie?

“Questo è un problema perché questi gruppo what’s app e telegram sono privati; mentre si può intervenire per il discorso dei siti internet, si fa più fatica ad entrare nelle chat che molto spesso vengono chiuse poco dopo la loro apertura e la Polizia può intervenire solo dopo che avviene una denuncia di un insegnante o di un genitore che però spesso fa fatica a rendersi conto che il proprio figlio fa parte di queste discussioni. Bisogna istruire meglio le famiglie, fargli capire che devono attuare un maggior controllo sugli smartphone dei propri figli, soprattutto se si rendono conto che questi hanno una serie di problemi psicologici legati a uno stato di magrezza pericoloso; le famiglie dovrebbero cogliere meglio i primi segnali, le prime avvisaglie, partire quindi prima dall’informazione e dalla formazione senza cadere nel facile istinto della repressione.”