Gianni Fasciano: “In Nazionale Piero Gialli o Fulvio Colini”
Parla uno dei giocatori più “universali”, nella storia del Calcio a Cinque. In senso assoluto. “Si dimenticano di noi e di diverse generazioni? Un’amarezza, Le Olimpiadi giovanili ottenute e non giocate? Una vergogna!”
Gianni Fasciano è intervenuto nella puntata di martedì di “Sport Academy” per dare il proprio contributo a quanto di singolare e particolare, diciamo così, sta accadendo, nel mondo della disciplina cui è ancora legato: il Calcio a Cinque. Era valido, ai tempi in cui era semplicemente un calciatore, da atleta, sul campo lungo: lo sarebbe diventato, a maggior ragione, nella più breve distanza di un campo ridotto. Ed è stato uno dei “calcettisti” più universali mai visti in giro: a conferma di questa tesi, sempre su Radio Cusano Campus, il talentuoso Andrea Famà, unico a disputare, da azzurro puro, 3 edizioni dei Mondiali, con la maglia dell’Italia, ne ha tessuto le lodi dicendo che “come proteggeva palla Gianni Fasciano non avrei più visti, in giro”.
Una sorta di benedizione dall’alto del più intelligente giocatore di Calcio a Cinque, dal punto di vista squisitamente tattico.
L’intervista al due volte Campione d’Italia con la BNL ROMA
Il nostro ospite di oggi, è stato due volte campione d’Italia e vicecampione d’Europa, qualche volta in nazionale, ha vinto la coppa Italia, in A2. Intanto Gianni, Famà è stato squisito, nel dipingere la tua bravura tecnica e tattica, qualche giorno fa. Dicendo che, come proteggevi palla tu, non ne ha visti più in giro, ed io mi sono permesso di paragonarti a Mike D’antoni, nel basket. Ti è andata di lusso.
“Ringrazio Andrea, ma anche lui non era da meno. Forse io ero bravo tecnicamente, sapevo proteggere bene la palla”.
Famà che giocatore di calcio a 5 è stato, secondo Gianni Fasciano?
“Andrea è stato un giocatore completo e fortissimo, sia in fase offensiva, dove faceva anche lui tanti gol, con un gran tiro, gran dribbling, grande forza e potenza; ma era fortissimo anche nella fase difensiva. Un giocatore difficile da superare”.
Ho esagerato, definendolo il giocatore più forte, dal punto di vista tattico, dal punto di vista di intelligenza calcistica?
“Se non il più forte, tra i più forti, sicuramente. Giocatore completo e i numeri parlano chiaro. Tantissime presenze in Nazionale, ha vinto tutto ed ho avuto la fortuna di giocarci insieme, in svariate stagioni. Una bravissima persona, un ragazzo serio, che ho avuto la fortuna di avere vicino”.
Qualche giorno fa, è intervenuto il capitano dell’Italia Campionessa d’Europa nel 2003, Salvatore Zaffiro. Queste interviste servono a fare chiarezza, informazione e a lasciare una certa memoria, agli appassionati di Calcio a 5, che tu hai ottimamente rappresentato.
C’è una pattuglia di permalosi, ai quali l’informazione, con la “I” maiuscola non va bene e non avevo dubbi in merito. Ripercorrendo la storia, senza fare sconti a nessuno, quanto ha danneggiato, il movimento del Calcio a 5, quella infelice scelta pluriennale, di puntare sui brasiliani, nella nazionale italiana?
“Purtroppo questo è un discorso fatto e rifatto e l’errore sta proprio lì. La federazione deve convincersi, per far sì che torni una Nazionale come poteva essere quella nostra. Con tutti italiani, che sapevano giocarci , a questo sport”.
La ricetta giusta?
“Per tornare a quei livelli occorre seminare dal basso e per far questo servono le strutture. Qui in Italia ce ne sono poche e senza strutture i ragazzi difficilmente si avvicinano al Calcetto. Si avvicinano più facilmente al Calcio, come è normale, e nel Calcio a 5 ci vengono solo quelli, che alla fine, non trovano spazio nel Calcio a 11. Senza strutture, c’è poco da fare, almeno per me”.
Del periodo in cui giocavi con la Nazionale e con la grande Bnl, la più bella della storia, la squadra di Roma che ha conquistato tutto, i tecnici della nazionale si chiamavano Sandro Nuccorini, o Piero Gialli ed erano stimati. Oggi sentire mettere in discussione Menichelli, che sensazione ti lascia?
“Ci ho giocato una stagione, prima che lui smettesse e diventasse allenatore, insieme a Nuccorini. Lui ha fatto la sua gavetta, una persona seria e penso che abbia fatto la sua figura. Normale che stiamo parlando di Piero Gialli, di allenatori che hanno fatto la storia, di questo Sport e ne sanno abbastanza”.
Ti sei fatto un’idea, su chi possa prendere il posto di Roberto Menichelli, che ha avuto il coraggio e la dignità di non accettare a scatola chiusa, il rinnovo del suo ruolo da CT, prima dell’elezione di Gravina?
“Sarei contento se eleggessero Piero Gialli, visto che è stato un mio allenatore, una grandissima persona, che conosce benissimo questo Sport”.
Perché risultava antipatico? Succede con quelli bravi di solito o è uno che ha sempre detto le cose in faccia?
“Non lo so. Posso solo pensare che, purtroppo, anche gli allenatori in Serie A sono quasi tutti stranieri. Pochi sono italiani ed è rimasto, ad esempio, Colini. Anche lui potrebbe essere un altro propenso per la Nazionale e lo saluto. Ha il cuore italiano”.
E ha vinto qualcosa, a differenza di quelli che vanno in giro PGR, Per Grazia Ricevuta, in giro.
“Certamente. Hanno vinto tutto e hanno una tale esperienza, che potrebbe solo far bene al nostro sport”.
Tu alleni nel più importante campionato regionale del Lazio (la Serie C1), ad Aranova, del comune di Fiumicino, molto esteso. Quale prospettive ha, la tua società, e come lavorate, per portare adepti a questa disciplina?
“Abbiamo una bella struttura, anche se non è al coperto. In futuro, il presidente ha comunque il progetto di fare un palazzetto, lì, a fianco del campo in cui gioca la Promozione di Calcio. Abbiamo iniziato dal basso, dalla serie D e piano piano siamo saliti. Il presidente è una persona seria, ci ha sempre chiesto di fare le cose seriamente”.
Casualmente siete nello stesso municipio, Fiumicino, con Andrea Famà, che invece è a Fregene. Ogni tanto vi risentite, giocate insieme?
“Io non gioco più, purtroppo. Ogni tanto ci sentiamo, e ci vediamo”.
Hai giocato poco in nazionale. Come ci ha detto Zaffiro, il fatto che la Divisione Nazionale Calcio a Cinque si sia dimenticata una cinquantina di grandi campioni, quale sensazione ti ha lasciato?”
“Questo credo vada a discapito dello sport stesso. Se sta a casa gente che ha una conoscenza di questo sport, che hanno in pochi, parliamoci chiaro: dovremmo utilizzarli, anche per i settori giovanili perché loro conoscono questo sport. Un’amarezza”.
Qualche pensiero lo scambiate?
“Sì, è normale. Anche se devo dire la verità, vedere la nazionale tutta italiana, è diventato quasi un sogno”.
Sono state dimenticate non una,o due, ma tre generazioni che hanno fatto la storia. Il caso tuo, di Andrea (Famà), di Zaffiro.
“Si sono proprio dimenticati, purtroppo”, dice in modo sommario uno dei grandi campioni che fecero grandissima la BNL Roma.
Questo, a livello dirigenziale, cosa può significare? Tu, che sei una persona schietta, come ci diceva Famà…
“L’italiano si disinnamora di questo sport. Purtoppo, è così. Già tutti puntano al Calcio ed il Calcio a 5 è in secondo piano. Se non riusciamo a far crescere il settore giovanile, dal Calcio a 5, non usciranno mai giocatori pronti a questo sport. Se non trovi giocatori, che vengono dal basso, non potranno mai competere in Serie A”.
I ragazzi Under 19 avevano ottenuto la qualificazione olimpica, a Buenos Aires. Eppure il CONI ha scelto la pallamano da spiaggia. Un segnale pericoloso, dello scarso potere politico del Calcio a 5 o che cosa?
“Le motivazioni non le so e non mi interessano. Quando l’ho saputo, ho pensato fosse uno scandalo, una cosa assurda. Uno guadagna le Olimpiadi e non ce li mandiamo? Una cosa vergognosa!”, chiosa il popolare ex atleta azzurro.
Oltre alla vostra generazione e a quella precedente, entrambe storiche, di cosa necessita, il Calcio a 5, per restare a galla e sperare in una crescita?
“Come ti dicevo prima, credo abbia bisogno di strutture. In modo che i ragazzi, già da piccoli, provano a fare questa esperienza. In Brasile si comincia con il Calcio a 5”.
Come l’Argentina, la Spagna ed il Portogallo, come dicevano i tuoi predecessori, qui in radio.
“Non so nemmeno da che dipenderà, questo. I problemi sono questi, c’è poco da fare”.
Il testo è stato raccolto da Giulio Dionisi
(“Sport Academy” del 20 novembre 2018)