Prelevare il DNA canino per scovare i furbetti che lasciano le deiezioni dei loro amici a quattro zampe in strada e sanzionarli.
Il progetto, finalmente andato in porto nel maggio scorso, arriva da Malnate in provincia di Varese e ce lo ha raccontato ai nostri microfoni l’ideatore, l’Assessore all’Ambiente Giuseppe Riggi.
“Il percorso parte da lontano: si è passati dalle normali pratiche di sensibilizzazione del cittadino che era doveroso, fatta attraverso volantini e manifesti che però sortivano scarsi effetti. Finalmente è andato in porto da un anno e mezzo ma procediamo per passi: per prevenire le polemiche abbiamo cercato di sottoscrivere una convenzione con il gestore dei servizi di igiene urbana al quale abbiamo affidato appunto questo servizio per cercare una sua collaborazione nella copertura economica dell’intero progetto in modo che non siamo andati a gravare con questa spesa sulle tasche dei cittadini per la mappatura genetica.”
Come funziona la mappatura nello specifico?
“Abbiamo inquadrato la deiezione canina come rifiuto organico e quindi siamo andati ad intervenire sul regolamento di igiene urbana che impone di togliere dalla strada o dai marciapiedi qualsiasi forma di rifiuto organico: pena, una sanzione amministrativa. Con il supporto del segretario generale abbiamo apportato la modifica e abbiamo inserito anche il prelievo del DNA nella norma,, in modo tale che il progetto stesse in piedi dal punto di vista tecnico-giuridico, dopo di che col Concessionario siamo andati a fare un accordo col veterinario: i proprietari dei cani avevano un tot di tempo per recarsi da lui e prelevare in maniera del tutto indolore dei campioni di DNA attraverso un tamponcino salivare. La pratica di prelievo del DNA dalle deiezioni canine non viene fatto dalla Municipale ma le guardie eco zoofile volontarie che fanno sia attività di educazione e sensibilizzazione che i campionamenti che sta via via diminuendo: loro stessi alla fine del turno dichiarano di prelevare 8/10 deiezioni lasciate in strada quindi non comporta nemmeno un dispendio troppo grande di tempo. Se ci fosse un ente sovraordinato che in qualche modo gestisse il progetto però, quindi se si rendesse obbligatorio anche il tampone del DNA oltre il microchip, questa cosa peserebbe molto meno. Tuttavia la risposta è stata molto positiva, complici anche la gratuità, il tempo e la comodità.”