Un post gentile nella giornata internazionale della Gentilezza, una risposta ad una provocazione senza alzare i toni e senza puntare il dito. E’ così che Enrica Beccalli ha visto il suo pensiero circa la paventata intenzione di Salvini di abolire il valore legale del titolo di studio, raccogliere oltre 10mila like. Enrica racconta ai microfoni di Open Day, dalla lontanissima New York, come la pensa su tanti argomenti, a partire proprio dalla sua storia personale.
Sotto al post di Salvini rispondi ad una provocazione raccontando un pezzetto della tua storia, è così?
Ho raccontato un pezzettino della mia storia, rispondendo indirettamente all’uscita di Salvini sull’eliminazione del valore legale della laurea.
Quanto era importante per i tuoi nonni quel titolo di studio?
Vengo da una famiglia numerosa dove lo studio è sempre stato una parte fondamentale per tutti; ci riunivamo tutti i pomeriggi a casa dei nonni a studiare e per loro questo era un grande motivo di orgoglio. Non so perché, mi è venuto spontaneo raccontare quello che era il valore della laurea per la generazione precedente e quella prima, cioè, quella dei miei nonni. Io penso che quando si vivono determinate cose, sia da parte della Lega che del movimento 5 stelle, si va a toccare un qualcosa che ha delle radici profondissime nella nostra vita; sono rimasta colpita dalla commozione espressa nei commenti successivi perché ho capito l’esistenza di un terreno comune tra tutti noi, che era proprio quella sensazione di orgoglio che provavano le nostre famiglie quando un figlio o un nipote si laurea, perché attraverso quella laurea c’è un riscatto per loro. Da tempo ero alla ricerca di una chiave di comunicazione con gli altri sui social, basata su un terreno comune, che non sfociasse in liti o insulti come accade la maggior parte delle volte. Probabilmente la chiave è quella della famiglia, il valore di questo momento, del riconoscimento della laurea e dello studio; mi ricordo che studiavamo fino a notte fonda e quando mio nonno si alzava durante la notte e controllava se eravamo andati a dormire, mi diceva sempre la stessa frase: “studia studia, più studi e più sarai libera; più studi e meno faticherai”; in quel “faticare” c’era l’idea di un’intera generazione prima di noi che ha vissuto una vita difficile, di fatica, che riconosceva nello studio quella possibilità che loro non avevano mai avuto e che volevano per noi. Ritengo che i governatori di uno stato debbano dare alla laurea lo stesso valore che davano i nonni. Oggi, l’Italia che si legge nei 10.000 like che ha fatto il mio post, è un’Italia che c’è e che crede nel valore della laurea e del titolo come strumento di evoluzione sia interiore ma anche sociale.
Come la vedi l’Italia da New York ?
E’ interessante guardarla dall’America perché è come se io vedessi il futuro verso il quale stiamo andando ed è terrificante; queste cose in America succedono sia dal punto di vista scolastico che sociale e qui si tende a criticarlo, però, in Italia queste cose non vengono messe al bando pubblicamente quando in realtà dovrebbero essere duramente criticate costantemente, purtroppo ci sono ma bisogna capire come fermarle e soprattutto introdurre nelle scuole un discorso che sia inclusivo, non solo da chi viene da altri paesi ma anche nei confronti di chi ha disabilità, delle donne e di modelli che siano positivi a 360°. Noi abbiamo l’abitudine di proporre modelli che sono sempre di un certo tipo, che sono sempre prevalentemente maschi, che sono sempre prevalentemente bianchi, e questo fa sì che nelle nuove generazioni il modello sia prevalentemente quello e ciò che non rispecchia quel modello è sbagliato ed è qui che bisogna lavorare.
In uno dei commenti successivi al tuo affermi che “Andare via dall’ Italia è un piccolo dramma personale” ma che qui, non ci sono gli spazi che magari ti aspettavi di trovare; A cosa ti riferisci?
Mi riferisco al lavoro nella materia in cui mi ero laureata : design di sistemi, mondo in cui l’Italia è riconosciuta come eccellenza, però, a questa fama non corrisponde, di fatto, un mercato che sia pronto a ricevere le persone che studiano quella materia e quindi, io, ad un certo punto me ne sono dovuta andare, in realtà, me ne andai perché vinsi una borsa di studio molto prestigiosa con la quale ottenni un’altra specializzazione in “design and technology” . La differenza tra l’Italia e l’America è che in Italia nonostante ti senti pieno di potenziale ti ritrovi disoccupato, mentre in America ti valutano maggiormente.
Sarebbe interessante conoscere la bellezza di affermarsi all’estero partendo anche da tutti i sacrifici e tutto ciò che ti ha portata a questo traguardo, parlando anche delle difficoltà da te incontrate sapendo di essere partita consapevole di dover cominciare una vita partendo da zero.
Ci si pensa poco alle difficoltà che si incontrano nell’affermarsi in un altro paese, si pensa sempre a quanto sia bello andarsene, poi ti trovi a fare i conti con tutta una serie di difficoltà come la differenza culturale, quella principale; in Italia tendiamo ad affermarci in un modo mentre in America ci si afferma in un altro, poiché i modi che utilizziamo in Italia, spesso qui sono sbagliati. La cultura di un nuovo paese ti aiuterà ad emergere in quel sistema di valori inevitabilmente diverso dal nostro. In America vieni costantemente riconosciuta, ti viene sempre detto che vali, e questo cambia l’idea che hai di te.
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