Tagliavento, un fischio in favore degli arbitri di periferia

Il popolare fischietto internazionale di Terni ha appena smesso l’attività sportiva in campo: ma non dimentica il cammino, che parte dai campi meno conosciuti

 

Gli episodi di violenza, nel calcio, sono ormai all’ordine del gionro. Ultimamente ce n’è stato uno, a San Basilio, sullo storico campo della Lodigiani, il “Francesca Gianni”, al termine della partita di Promozione laziale Girone C, Virtus Olympia-Atletico Torrenova (2-3), che ha portato alla sospensione di tutti i campionati dilettantistici. Decisione dell’AIA presieduta da Nicchi. Un arbitro, Bernardini della sezione di Ciampino, è stato preso a schiaffi ed è finito a terra, sbattendo il capo. Poteva finire peggio, decisamente.

Ne parliamo con Paolo Tagliavento, che ha arbitrato match importanti in Italia ed in Europa. Hai fatto la gavetta, che abbiamo visto, a volte è pericolosa.
“Ho scelto a 17 anni, di fare l’Arbitro. Scelta coraggiosa ma diversa. Ho iniziato però in Umbria, regione più tranquilla, per un arbitro. 300 aggressioni agli arbitri, nel 2018, dice Salvini, un numero incredibile”, afferma l’ex fischietto internazionale. In realtà ce ne sono state poco oltre le 200, ma sarebbe grave anche si fosse trattato di sole due.

C’è una preparazione, per un’emergenza di questo tipo?

“No. Se fai questo mestiere, nel DNA, sei preparato a farti scivolare le cose addosso. L’arbitro, come mestiere, o lo ami o lo odi. Poi si matura un certo tipo di flessibilità”.

Sei un tipo sportivo, in generale. Perché hai scelto l’arbitro, anziché l’agonista?
“Qualcosa che senti dentro. A 17 anni guardavo con ammirazione l’arbitro, mentre ancora facevo il calciatore. Ho visto poi una locandina, che parlava di un corso arbitrale, e non ci ho pensato due volte. 30 anni da arbitro, conclusi Giugno scorso”, dice il popolare cittadino di Terni.

A livelli elevati non ci sono grossi problemi di contatto, con il pubblico, per i vari livelli di sicurezza. Capita però di subire aggressioni verbali, da parte dei calciatori o comunque forti pressioni…

“Dalla Serie C in su non subisci violenza fisica, dal pubblico. C’è però la violenza mediatica e dietro le tastiere, che fomenta l’opinione delle persone. Attacchi tramite social e sono comunque paragonabili a violenze, quasi fisiche. Penso ai miei figli o ai familiari”.

Immagino che sei d’accordo con la sospensione..

“Assolutamente sì. Spero si arrivi anche ad una soluzione”.

L’intervista è stata curata da Gianluca Fabi per “Sport Academy”

(in onda ogni giorno dalle 18 alle 20 su Radio Cusano Campus; e

raccolta da Giulio Dionisi, radiocronista di Calcio Dilettante)