Povertà educativa. I dati sono sempre più allarmanti in Italia e, secondo un’indagine di Openpolis, sempre più giovani sotto i quattordici anni abbandonano la scuola dell’obbligo. Vincenzo Smaldore, responsabile dei contenuti di Openpolis è intervenuto ai nostri microfoni per spiegare meglio il fenomeno.

“Occorre ricordare come il tema dell’istruzione è uno dei più importanti del Paese, insieme all’educazione. Spesso la politica parla di contrasto alla povertà, di iniziative per fare lo sviluppo dell’Italia… Ecco, bisogna partire dai presupposti. Ci sono una serie di indicatori che ci aiutano a capire a livello internazionale la complessità del fenomeno ed individuarne la criticità: uno di questi è l’abbandono scolastico. Va subito detto che l’Italia è al di sotto della media UE, ci collochiamo vicino la Bulgaria e molto lontani dai Paesi del G7 sebbene si siano posti degli obbiettivi di miglioramento. I dati sono allarmanti se si va a vedere la distribuzione geografica: nel Mezzogiorno si ha un alto tasso di povertà educativa, la situazione è critica e lo è anche in altre Regioni considerate più virtuose come la Toscana. Bisogna individuare i collegamenti e le connessioni: i giovani che sono rimasti indietro nel percorso educativo, rischieranno poi di rimanere indietro nell’ambito sociale. Noi come Openpolis analizziamo i dati e ricostruiamo quali sono i servizi educativi presenti sul territorio nazionale sia a livello di censimento sia individuando elementi di qualità e allora ci si rende conto che in molte zone del Paese i servizi sociali, la scuola ma anche i servizi legati alla cultura, allo sport e alla possibilità di socialità che dovrebbero avere i ragazzi, non esistono! La mancanza di servizio si riscontra molto nelle zone più povere del Paese ma anche nei centri urbani “più ricchi”. Di tutto questo se ne parla pochissimo, tutti quanti possiamo avere il desiderio di sviluppo ma dobbiamo capire come farlo! Non si può far scomparire la povertà per decreto così come non si può creare lo sviluppo da un giorno all’altro. Serve una politica di lungo respiro per il nostro Paese, un grande piano sulla povertà educativa, creare servizi e opportunità di stare insieme perché poi la sfida della nostra società è quella di allargarli i diritti e portare più persone in società. Andrebbero fatti dei piani nelle zone più difficili, nei centri città… Se ne deve parlare sempre di più. Nel nord-ovest del Paese fino a poco tempo fa circa il 20% dei ragazzi abbandonava la scuola,si è lavorato bene e ora dopo dieci anni di lavoro questa percentuale è decisamente scesa: è stata data una speranza di futuro diversa a questi ragazzi. Per riassumerla, ci vorrebbero meno sussidi e più servizi da parte dello Stato ma è più semplice dare un obolo piuttosto che improntare un piano per lo sviluppo dei ragazzi e il contrasto alla povertà educativa del nostro Paese.”