Carlotta Mattiello, madre di Vittorio Andrei, in arte Cranio Randagio, rapper morto lo scorso anno per un mix fatale di alcol e droghe, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “E’ stato molto doloroso produrre questo album postumo ma l’avevo promesso a mio figlio. L’indagine è ancora aperta, ma nessuno dei presenti a quella festa vuole parlare. Dire che mio figlio, Stefano Cucchi e Desireè se la sono cercata perché si drogavano è un clichè. Sono storie che raccontano la fragilità dei ragazzi in questo momento storico. E’ come se ci fosse una forte autodistruzione di persone ultrasensibili”.
Esce oggi l’album postumo di Cranio Randagio “Come il re leone”
“E’ stato un lavoro molto doloroso, infatti sono emotivamente provata –ha spiegato Carlotta Mattiello-. Mi stanno arrivando tantissimi messaggi dai ragazzi che continuano a portare Vittorio nel cuore e questa per me è una cosa molto bella, perché vuol dire che è vero che l’arte è eterna e ci riesce a restituire le persone per sempre. Era una promessa che ho fatto a Vittorio quando è mancato che avrei portato avanti il suo lavoro. Vittorio mi ha praticamente insegnato un mestiere perché mi sono ritrovata in mezzo a un mondo che non conoscevo bene. C’è stata una polemica perché io volevo mettere l’album in free download, invece sarà a pagamento. Non è stato semplice capire come farlo uscire, perché ci sono tante fasi. Avrei voluto farlo da sola ma mi sono resa conto che così non avrei reso a Vittorio il suo desiderio. Lui voleva uscire con un’etichetta, ma trovare un’etichetta per una persona che non c’è più non era corretto, quindi ho cercato di trovare un compromesso e ho fatto un pochino di promozione al disco, questo purtroppo ha dei costi e dunque non ho potuto farlo uscire gratuitamente. La canzone di questo album a cui mi sento più legata? Sono due: “Se solo potessi” in cui lui parla molto di sé e dei suoi dolori, e l’altra è “Senza una direzione”, in cui è impressionante il finale perché sembra che lui già ci parli dell’alto del cielo, e quella è straziante e poetica allo stesso tempo”.
Riguardo l’inchiesta sulla morte di Cranio Randagio, deceduto dopo una festa in cui assunse un cocktail di metanfetamine e cocaina
“Ad oggi la situazione è immobile –ha spiegato Carlotta Mattiello-. L’indagine è aperta, ma non si è ancora giunti a nulla perchè nessuno dei ragazzi che era a quella festa parla e questa cosa mi dispiace molto. Dai telefonini dei ragazzi non è uscito fuori nulla di utile per quanto ne so. Io ancora non ho il cellulare di mio figlio, che è sotto sequestro da due anni”.
Come nelle vicende Stefano Cucchi e Desireè Mariottini, si incolpano le famiglie perché non hanno impedito che i figli di drogassero
“E’ un clichè dire che se la sono cercata –ha affermato Carlotta Mattiello-. Sono storie molto differenti ma in realtà simili, che raccontano la fragilità dei ragazzi in questo momento storico. E’ come se ci fosse una forte autodistruzione di persone ultrasensibili che evidentemente faticano a trovare una strada e spesso sono solo alla ricerca di questa strada, ma il tempo è implacabile”.