“Cronaca di un delitto annunciato” il libro della giornalista Adriana Pannitteri, Asino d’oro edizioni, collana Omero verrà interpretato dall’attrice Angela Antonini all’interno dell’incontro cittadino “Non si muore per amore”, realizzato appositamente per cercare di capire quali sono i pensieri, le parole e i riferimenti culturali che non funzionano e conducono talvolta a questi atti di violenza nei confronti della propria donna e quindi prevenirli; per comprendere cosa è e come dovrebbe essere il rapporto uomo-donna oggi, avverrà questo  appuntamento pubblico, gratuito, al teatro Palladium di Roma, in piazza Bartolomeo Romano n. 8, venerdì 9 novembre 2018 alle ore 16. Introdotto da un montato di pellicole sul tema, curato da Paola Traverso e Massimo D’orzi, per Il Gigante Produzioni, l’incontro darà voce a operatori culturali, medici psichiatri, giornalisti e docenti  che cercheranno di spiegare le dinamiche e il fenomeno che colpisce in particolare le donne, con un contributo sullo status dei centri anti-violenza del territorio capitolino.

“Cronaca di un delitto annunciato” tratto da una storia vera e che ha un titolo evocativo che ricorda Gabriel Garcia Marquez in “cronaca di una morte annunciata” è in realtà un delitto annunciato perché troppo spesso si colgono i segni e si capisce che si sta frammentando qualcosa nella mente di una persona ma non si riesce ad intervenire o perché non si crede che ci possa essere un esito così drammatico o perché noi viviamo in un Paese in cui pensiamo che l’importante è che ci sia la pace in famiglia e si nasconde la polvere sotto il tappeto. Molto spesso queste persone come Antonio, protagonista del libro, non sono persone cattive ma sono persone che vanno aiutate in partenza perché hanno dei problemi psicologici di fondo e quindi prima che arrivino a compiere gesti estremi, vanno fermati. Bisogna affrontare il tema violenza in generale con una maggiore attenzione, stando attenti a farlo con la giusta comunicazione, utilizzare parole corrette ed evitare titoli sensazionalisti dati dall’utilizzo di parole come “raptus” o “gelosia” come sempre più sovente troviamo sui titoli dei giornali.