Massimo Rinaldi para ancora! Con quella Sincerità che è da sempre il suo biglietto da visita. Come la maglia azzurra portata per 15 anni
Clamorosa serie di gaffe commesse da chi dovrebbe gestire il Calcio a 5, ma che si “distrae” e prova a pescare, sbagliando, nella storia, della disciplina
Massimo Rinaldi è una delle icone, dimenticate da qualche “distratto”, del Calcio a 5. E’ raro, ascoltare o leggere una sua intervista. Tanto che avevamo provato diverse volte a contattarlo, per convincerlo. Alla fine è intervenuto, domenica pomeriggio, durante le partite di Calcio di Serie C e D, e con la sincerità che lo ha sempre accompagnato, nella vita come sul rettangolo di gioco, ha espresso pareri su quanto di “singolare” sta avvenendo.
Un Campione d’Europa, un grande portiere di Calcio a 5, protagonista delle imprese della BNL, in Europa e Italia, e della squadra nazionale. Oltre a Ciccio Angelini e ad altri grandi ghepardi, tra i pali.
Sta succedendo un po’ di tutto, nel Futsal, con Roberto Menichelli, Commissario Tecnico, che sarebbe in discussione, ma che è almeno l’ultimo, ad averci portato su un podio internazionale (2014). Rifiutando, per coerenza, caso unico, nella storia dello Sport, la conferma del contratto, prima dell’elezione di Gabriele Gravina a presidente della Federcalcio.
“Grande persona e grande allenatore. Lo conosco per i corsi di allenatore, che ho fatto con lui come docente. Ci sono diversi problemi, in federazione, da dove io, onestamente, mi sono un po’ staccato. Penso più al campo”.
Tu o Fasciano, ad esempio, pensate più a mettere il bagaglio tecno-tattico acquisito in campo, a disposizione dei giovani giocatori, presenti e futuri.
“Certo. Anche se stiamo fuori dal giro, cosa accaduta pure per motivi lavorativi. Il Calcio a 5 ha comunque bisogno di gente che conosca questo sport”.
Il torneo maliziosamente rinominato “Sgreccia Bis”, ovvero il torneo Over 40, con calciatori del periodo d’oro, dello Sport, ha provato a richiamare un gruppo di giocatori che, dopo il periodo pioneristico, è stato il migliore, quello dagli Anni 80 e 90 in poi. Tuttavia a questa manifestazione giocavano 7 squadre laziali e una di Caserta. Possiamo dire che è stato un flop?
“Assolutamente sì. Forse poteva essere fatto in estate ma resta il fatto che secondo me le squadre sembrava che siano state rimediate all’ultimo momento!”.
La diffusione del Calcio a 5 non può essere confinata con l’ingresso di quattro maglie azzurre a Coverciano, nella sede del Club Italia.
“Sono stati dimenticati anche dei nomi,tra l’altro. Zaffiro, ad esempio, campione europeo, nel 2003 con l’Italia. C’è rimasto anche piuttosto male”.
A Piazzale Flaminio sono in molti, ad essere distratti. All’addio di Andrea Rubei, che, possiamo dire che è stato il Totti del Futsal?
“Assolutamente sì”.
Ebbene, in quell’occasione erano presenti, come giornalisti e appassionati Michela Naim, Gianna De Santis, Riccardo Magni, Daniele Orefice e Max Cannalire. E gli altri, quelli “omaggiati”, ai quali si appoggiano questi “distratti”?
“Rubei sta ancora dietro alle quinte, non so nemmeno perché: lo vedrei impiegato meglio, francamente”.
Non “sfruttano” benissimo voi, grandi atleti del Calcio a 5, se i risultati sono, poi, quelli di un torneo con 7 laziali e una campana, che qualcuno ha provato a far passare come competizione “nazionale”. A qualcuno è morta la docente di geografia?
Di cosa ha bisogno il calcio a 5?
“Di tecnici validi, in tutta Italia, e di partecipazione delle scuole. Nel Brasile ed in Spagna si comincia con il Calcio a 5 e poi si passa al calcio vero. Bisogna insegnarlo nelle scuole. Anche perché si comincia con i 5 contro 5 , da piccoli, o sui campi da Calcio a 7. Inoltre anche i portieri del Calcio, come Neuer o Alisson, usano le “figure” da portiere di Calcetto, per parare appunto.
Le facevi anche tu…
“Ho cominciato ad Hong Kong, vedendo parare Nogueira. Grande personaggio, tra l’altro”.
Anche tu hai giocato con personaggi quasi da spettacolo, lo dico col sorriso.
“Quali?”, dice ridendo l’ex portierone azzurro.
Evitiamo nomi ma qualcuno avrebbe potuto fare anche l’attore. Tornando alla Nazionale, perché Menichelli non vuole continuare il percorso da allenatore?
“Forse lo stanno costringendo, a non allenare. Non ne sono sicuro ma ipotizzo, tipo la presidenza, che vorrebbe scegliere altre figure. E’ normale anche, che chi l’abbia portato, no? “C’è chi ha portato il presidente e continua a sostenerlo”.
Organizziamo, magari un convegno qui a Boccea, all’UniCusano, con i migliori della vostra meravigliosa generazione e stagione sportiva, tipo i fratelli Roma.
“Mannino, Patriarca, Riscino, Caleca, Famà, Quattrini: sono tantissimi. Quest’ultimo (Pippo Quattrini, n.d.r.) lo frequento anche fuori dal campo”.
Tra di voi ne avete parlato, di queste disattenzioni, cioè che non sono stati introdotti a Coverciano i nomi che abbiamo fatto?
“Sì, ne abbiamo parlato e Zaffiro ci è rimasto malissimo”.
Come si può negare che Zaffiro abbia scritto pagine importanti. Qualche altro nome dimenticato?
“Per esempio un altro da premiare è Bergamini, a proposito di portieri”.
Allora alla Divisione hanno problemi di Geografia e pure di Storia!
Sorride, Massimo Rinaldi, e dice: “Beh, Zaffiro ha alzato la coppa europea!”.
Anche tu hai vinto la Coppa Campioni: mica sei il primo fesso che passa per strada…
“Non fosse altro per i 15 anni (!) passati con la maglia della Nazionale. Ho anche perso una finale a Mosca, ai calci di rigore, e la Coppa dei Campioni l’avevo e l’avevamo vinta come BNL Roma. A livello europeo ho vinto due volte il premio di migliore portiere, a Mosca e Roma”.
Speriamo che questa cordiale, schietta ma ferma, chiacchierata radiofonica, serva a far riflettere. Principalmente sulla deriva, sulla superficialità, sulla mancanza di tatto e di rispetto, prese dal Calcio a Cinque. E anche da chi lo dovrebbe rappresentare. Capace di esordire in modo tutt’altro che elegante, anche nei confronti di chi lo faceva prima. Ma questa è un’altra storia. E sarà, magari, un’altra puntata…