Roma, Fiorentina e la sua Empoli, dove ha lavorato per 15 anni

L’opinione di Fabrizio Lucchesi, manager e dirigente di grande capacità

 

Fabrizio Lucchesi è intervenuto nella trasmissione sportiva di Radio Cusano Campus “Sport Academy”, in onda tutti i giorni dalle 18 alle 20, condotta in studio da Massimiliano “Max” Cannalire e Ronald Giammò. E ha espresso pareri interessanti sulle vicende della Fiorentina e della Roma, a pochi giorni dall’incontro del “Franchi”, su Sarri ed Empoli.

Questi i contenuti della chiacchierata radiofonica.

Lucchesi, grande conoscitore del mondo dello sport, oltre che della sua gestione. Facciamo un discorso, oltre la singola sfida Fiorentina-Roma, parlando della stagione di queste due società. Iniziando con la Viola.
“Sta andando meglio delle aspettative, sicuramente: deve confrontarsi con l’autofinanziamento e quindi investire molto sui giovani. Non è la vecchia Fiorentina, che puntava al vertice, ma questo la società lo ha chiarito. La città invece non è felicissima di ciò ma non si può rimproverare ai vertici del club mancanza di sincerità”.

Firenze si sente ancora borghese, calcisticamente parlando, s’attende di più.

“Sì e lo è senz’altro a livello di città – spiega l’ex dirigente della A.S. Roma -:. da questo punto di vista e per la sua storia è di livello internazionale. La scoietà è stata però chiara e da due anni ha fatto questa scelta, rispetto ai 15 anni precedenti. In questo modo fanno dei ricavi e quindi è chiaro che cambino gli obiettivi”.
Anche Napoli e Roma soffrono di questi malcontenti dei tifosi, rispetto ai presidenti.
“Le piazze vogliono il meglio e d’altronde senza di loro, non ci sarebbe il calcio. D’altro canto, anche senza i presidenti non ci sarebbero le squadre e quindi servirebbe un compromesso, per raggiungere obiettivi comuni”.
Anche perché, con la sua lungimiranza, avrà capito che tranne quello che ottiene una sola squadra e solo una, le altre devono accontentarsi dell’Europa, di quella di Serie A e, con tutto il riguardo, di quella della Coppa Uefa, che più o meno è importante…
“C’è un gap importante tra la Juve e anche le milanesi. Si parla di 450 milioni di fatturato, contro 250-300. Sono anche bravi, i bianconeri, a far fruttare il denaro che producono. Finito il calcio romantico, a cui eravamo abituati, c’è un calcio aziendale e devono tornare i conti. Anni fa d’altronde, alcune pazzie dei presidenti, sono costate care, ai club”.

Corvino, come faceva a Lecce, scopre giovani, che poi possono essere venduti. La scelta su un dirigente come lui va verso quel discorso di ridimensionamento che faceva.

“Certo. L’attività principale di un club oggi è fare Calcio. C’è il merchandising e tutto il resto, ma il Calcio è la cosa principale. Corvino è stato chiamato con questa mission, quella di cercare plusvalenze e scoprire giovani”.
Parliamo della Roma. L’anno scorso, la grande cavalcata, fermata dal Liverpool, per colpa anche dell’arbitro, ha creato aspettative troppo alte? Come vede la partita contro il CSKA?

“In Coppa sta andando meglio che in campionato, dove è discontinua, consapevole come è che in Europa tutte le partite sono importanti, senza distinzione. Credo abbia la rosa per stare con le altre, lassù, da noi, ma deve cominciare ad ingranare. In Coppa non ha incontrato squadre clamorose ma è sempre dura vincere e quindi sta andando nel verso giusto”.
Parliamo dell’Empoli, che lei conosce bene, che ha cambiato responsabile, ha virato.
“Sì, io ci sono nato, ad Empoli, e conosco bene la mentalità della società. Si punta sui giovani, ci si diverte ed è sempre stato così. Sarri non fu esonerato dopo molte sconfitte consecutive ed invece Andreazzoli sì. Evidentemente non è il risultato il problema, ma qualcosa che questo allenatore non poteva più dare”.
Sarri, se fosse stato su una delle due sponde di Roma o con una delle milanesi, sarebbe finito al rogo. Invece anche in Inghilterra, si sta facendo voler bene…
“Sì, sarebbe finito al rogo. E’ difficile, farsi voler bene con gli inglesi e con il calcio inglese, che è ben diverso dal nostro”.

Atalanta ed il Lecce di Corvino, anche se lontane dalle metropoli, sono state d’esempio, per i club più grandi, su come si crescano dei talenti in casa propria.
“Sì e non mi stupisce, visto chi opera in queste società”.
Si ricorda che 3/4 della difesa della Roma Primavera, poi diventata campione d’Italia,veniva dal Tor di Quinto costruito da Giampiero Guarracino?
“Come no! Certe cose non avvengono mai per caso”.

Testo raccolto da Giulio Dionisi

(puntata di Sport Academy del 6 novembre)