Uno studio del Cnr ha analizzato le conseguenze del clima sulle coltivazioni di frumento e mais in Europa. I rischi sono stati valutati regione per regione fino al 2050.

Uno studio del Cnr fa luce sul futuro della coltivazione di mais nei prossimi 30 anni

Questa ricerca permette di pianificare in futuro le coltivazioni a seconda del clima. Sarà così possibile adattare le tecnologie in modo tale da rimanere efficienti anche nei periodi più climaticamente difficili. Se non si intervenisse sulle date di semina la produzione complessiva di mais a scala europea nel 2050 potrebbe diminuire del 20%. Per quanto riguarda il frumento si potrebbero avere incrementi intorno al 4%.  Moriondo.

­­”Questa differenza di comportamento colturale è dovuta al fatto che il ciclo vitale del frumento si sviluppa a partire dal periodo autunnale-vernino e termina quando le condizioni idriche del suolo e le temperature non sono ancora proibitive. Questo consente alla coltura di beneficiare del previsto incremento di concentrazione della CO2 atmosferica in termini sia di fotosintesi che di efficienza nell’uso dell’acqua. Il mais, coltura prettamente primaverile-estiva, e’ viceversa esposta a condizioni idriche e a temperature che divengono estreme specialmente nel periodo estivo, portando a sensibili diminuzioni di resa rispetto al periodo attuale”. Ha detto Marco Moriondo, ricercatore Cnr-Ibimete.

A determinare, quindi, nei prossimi 30 anni la riduzione della produzione del mais sarà più che il cambiamento climatico lo stress idrico cui le colture erbacee sono sottoposte. “I risultati di questo studio”, conclude il ricercatore, “forniscono indicazioni precise per individuare nuovi modelli di pratiche colturali e di miglioramento genetico delle varietà.”

                                                                                                                               Fonte DIRE