Cuoghi e il Milan, passione mai sopita

Parla l’ex tecnico di Shakhtar e Spartak Mosca, un tempo parmense (d’oro) e rossonero negli Anni ’80

 

Prima della vittoria sulla Samp, peraltro molto sofferto, sul Milan ha detto la sua un rossonero del periodo degli Anni ’80, intervenendo su Radio Cusano Campus.

Parliamo di un momento un po’ complesso: quale è, la tua chiave di lettura?

“Non essendoci dentro, è difficile. Il derby ha lasciato sicuramente scorie. L’anno scorso, dopo il quello vinto, con il gol di Cutrone, il Milan ricominciò la risalita. L’atteggiamento è stato sbagliato, sia contro l’Inter che contro il Betis. Ha tutte le carte, per venirne fuori, ma deve cambiare qualcosa e non può non giocare Cutrone”.

E infatti contro la Samp il Milan ha “scoperto” l’importanza delle due punte (ndr).

Cuoghi ha precisato: “Non c’è solo la tattica, nel Calcio, ma adesso le due punte sono obbligatorie, per dare un diverso atteggiamento alla squadra”.

Cutrone, oltre a dare più verticalità, potrebbe “spartirsi” anche le botte che prende Higuain. Nella partita con il Betis Siviglia, forse, l’argentino si è innervosito molto per questo…

“Vero. Higuain ha giocato spesso come unica punta – dice Cuoghi – , però Cutrone ora serve, come dici tu, per avere un’ulteriore soluzione offensiva”.

Cosa può essersi inceppato, nella testa dei milanisti? Ad esempio, dopo la bella vittoria di Sassuolo, sembrava essere finita la crisi.

“Giocare contro il Sassuolo può essere molto difficile ma anche molto facile. Giocano un calcio offensivo e lasciano molto spazio. L’Inter invece è una squadra fisica ma anche tecnica: Spalletti è un allenatore di altissimo livello e a volte contro una squadra più forte si va sotto. Non è stata però una partita giocata in maniera convincente, quella del derby”.

Gattuso non ha ancora trovato la quadratura giusta?

“Parlo da allenatore, molto più scarso ovviamente – dice, scherzando -: e Gattuso ha ottenuto ottimi risultati in situazioni difficili e ha basato il suo calcio su queste caratteristiche: grinta, determinazione. Per il Milan ci vuole qualcosa di più. Ha iniziato con il 4-3-3 ma gli altri hanno trovato contromisure importanti e quindi va modificato qualcosa. Lo ha fatto Allegri, lo ha fatto Spalletti e lo ha fatto anche Ancelotti, da 4-3-3 a 4-4-2. Si vede qui la differenza da allenatore normale a grandissimo”.

Da milanista innamorato di Rivera, mi pongo un quesito. Possibile che quelli che in campo erano fenomeni, Seedorf o Inzaghi o, appunto, Gattuso, vengano rapidamente bruciati? Sono tutti brocchi (e non vuole essere una facile battuta)?

“Ogni allenatore deve avere il suo percorso. Allegri viene dalla Serie D. Ancelotti dalla B, con la Reggiana, vincendo il campionato. Spalletti ha fatto la C e non solo. Inzaghi, Brocchi, Seedorf e Gattuso, sono stati proiettati in una grande squadra, pensando bassasse questo”.

Maldini non ci è cascato.

“Evidentemente non aveva voglia di allenare. Si diceva che non andasse d’accordissimo con Galliani. Anche Leonardo è un altro allenatore…bruciato, prima di diventare dirigente. Non è scontato, che giocando a certi livelli, si possa subito allenare. Devi anche meritartelo. Anche Platini non andò molto bene, in panchina. Tutti i mestieri hanno passaggi ben precisi e da fare piano piano. Meglio fare gli opinionisti!”.

Un caso raro di giocatore-allenatore ad altissimo livello è stato Mike D’Antoni, che era già un tecnico quando era capitano della grande Milano da bere degli Anni ’80.

“Anche Cruijff ha fatto come Mike. Sono tifosissimo anche io, di Basket e dell’Olimpia. Andavo a vedere la Banda Bassotti di Dan Peterson, quella dei fratelli Boselli e compagnia bella.”

Ci sono anche tecnici, che scelgono altre strade, come l’estero. Zenga o Agostinelli, per esempio. Cosa ne pensi, lo faresti?

“Io l’ho fatto, due volte, con squadre di altissimo livello. Sulla carta ero vice-allenatore, ma facevo un pò tutto, in realtà. Lo Shaktar Donetsk e lo Spartak Mosca. Ero con Scala, anche nella doppietta campionato-coppa, in Ucraina. Bellissime avventure e sono d’accordo, nell’andare all’estero. In piazze dove il calcio è importante, però. Non dappertutto. Anche se ammiro chi va in posti sconosciuti, calcisticamente parlando”.

Che effetto le fa, rivedere il Parma in Serie A e tutto italiano, Dopo la cessione delle quote, disposta dalla società cinese?

“Conosco bene Pizzarotti (il padre, del sindaco) e Dallara. Quando giocavo erano miei tifosi. Parma è stata una tappa fantastica della mia vita e si stava bene, ad abitarci. Proprietà del posto e questo è molto importante. Ha vinto tre campionati di fila ed è quasi impossibile, come impresa. A Parma si fa ancora calcio in una certa maniera”.