Alzi la mano chi, prima di un viaggio, spulcia tutti i siti e i social specializzati, comparando prezzi, leggendo recensioni su recensioni e chi si affida soprattutto a qualche travel blogger particolare? Quanto sono importanti queste “nuove” figure che ci aiutano a scegliere la destinazione per un viaggio e soprattutto a farci capire se vale la pena oppure no recarsi in un posto particolare invece di un altro? A rispondere a tutte queste domande e a molte altre ci ha pensato Riccardo Di Marcantonio CEO e founder di Extreme Srl, il quale ha calcolato proprio il valore economico prodotto dai travel influencer italiani.

“E’ un tema caldissimo perché questa è una nuova moda con cui si fa promozione. Noi abbiamo attivato questo osservatorio per vedere quali siano i dati precisi di questo mondo social in continua crescita e abbiamo visto che rispetto allo scorso anno c’è stata una crescita consistente in termini economici: siamo passati dai 5.9 milioni di euro su un panel di 400 travel influencer italiani a un valore attuale di 9.5 milioni di euro, calcolati come costo equivalente in pubblicità. I social media offrono, tra le tante possibilità, anche quella di misurare in maniera esatta questi dati e quindi le aziende sono sempre molto attente ad avere un ritorno anche in termini economici. I social analizzati sono quelli più diffusi, quindi Facebook, Instagram, Google Plus, Twitter e Youtube: un cambiamento essenziale è sul fronte Facebook, infatti molti utenti si sono spostati su Instagram che fa quasi l’85% di tutti i post analizzati in un anno. Questa variazione è dovuta anche alle limitazione dei dati disponibili di Facebook e anche i continui cambi di algoritmi scoraggiano molto l’utente, infatti Instagram è molto più aperto e più libero grazie anche all’uscita dei vecchi proprietari, poi staremo a vedere se qualcosa cambierà o questo resterà il trend. Per Twitter c’è stato un leggero calo ma continua a resistere, è diventata la piattaforma sulla quale viene generata minore engagement, utilizzata molto più spesso da figure professionali come i giornalisti, anche per seguire i vari trend della giornata e della settimana.”

Quand’è che una persona può essere considerata “influencer”?

“C’è una grossa sensibilità e attenzione di questi ragazzi e anche meno giovani che operano nel settore. Se parliamo del mercato in Italia è una cosa, in USA o in Cina è un altro discorso totalmente differente. Noi soffriamo un po’ di nanismo sotto questo punto di vista e così abbiamo gente che con “soli” 35.000 followers si definiscono tali ma poi nel mondo del travel c’è anche un forte contrasto tra blogger e influencer anche se spesso lo stesso soggetto è entrambi le cose: c’è molta confusione insomma. Tutto dipende dalla legge di mercato e dal lavoro svolto: si può essere influencer anche con 30.000 followers, basta fare un buon lavoro di mercato. L’ideale sarebbe partire dai 100.000 in su per essere definito tale. Ovvio che i follower comprati NON contano.”