Bordon vista sulla terrazza di San Siro,

in vista del derby tra Inter e Milan

 

In vista del derby di Milano “Sport Academy” ha interpellato l’unico italiano contemporaneo capace di conquistare ben due Campionati del Mondo, Ivano Bordon: infatti l’ex portiere dell’Internazionale, che era il secondo di Dino Zoff nella rassegna vinta nel 1982 dagli azzurri. E da preparatore dei numeri 1 italiani a Germania 2006, faceva parte dello staff di Marcello Lippi.

Con quale stato di salute, dal suo punto di osservazione, arriva l’Internazionale a questa stracittadina meneghina?

“Penso che di salute stia abbastanza bene, e moralmente molto bene. La squadra che il Milan sia in salute, e sarà un derby da prendere con le pinze quindi occorre stare molto, molto attenti”.

Quanti derby ha vissuto dal campo, lei, Bordon?

“Non saprei ma ricordo che dal tredicesimo in poi, non ho più perso. Ho esordito in Serie A, nel 1970, a 19 anni, in un derby e subentrai a Lido Vieri, nel secondo tempo, per infortunio. Perdemmo 3-0 e subii le reti di Rivera su rigore e di Villa e dopo quella partita fu esonerato Herrera, a cui subentrò Invernizzi e vincemmo lo scudetto”.

Quindi domenica si dovrebbe schierare Bordon, in porta.

“Magari potessi!, tornare in porta, un po’ per l’età, un po’ per giocare. Dai 15 anni ai 40 ho sempre giocato e dopo ho fatto l’allenatore. Ora mi godo una meritata pensioncina e aiuto un mio amico, a Monza, con dei ragazzi”.

I suoi meriti, acquisiti prima in campo e poi come istruttore dei portieri, hanno poi portato a della riconoscenza. Una presenza discreta, senza mai cercare microfoni o telecamere, e un grande lavoratore, sul campo.

“Anche quando giocavo non ero molto propenso a partecipare ad interviste o a eventi televisivi. Davo tutto in campo ma c’è da dire che erano altri tempi, anche se le polemiche non mancavano. Anche oggi, quando devo dare giudizi, cerco di essere equilibrato e comprendo chi può fare gli errori, avendoli fatti anche io”.
Grandi risultati, ottenuti con un grande gruppo: nella prima Inter era Herrera, a cercare le telecamere, facendolo comunque in maniera diversa dagli altri.
“Erano altri tempi, anche per i media. Ora il vantaggio è vedere i prossimi avversari e studiarli ai Raggi X. Cambia il mondo, cambia lo Sport ed anche il calcio. Giusto così: e bisogna adattarsi, alle interviste, alle trasmissioni ed a tutto il resto”.

Venendo all’Inter, cosa l’ha convinta e cosa meno, fin qui?

“Le ho seguite quasi tutte, le partite, a Milano, e quelle fuori dalla televisione. Squadra di grande forza e affiatata: il reparto difensivo lo vedo benissimo, così come il centrocampo arretrato, con i due mediani. Poi è imprevedibile davanti. Perisic, se sta bene,è una grossa mina vagante, per gli avversari. Anche Candreva è un valido esterno e con il croato, possono aiutare Icardi. Spero, il numero 9, di vederlo in un Inter a due punte; e Naingolann può cambiare la partita in qualsiasi momento”.

Spalletti anche alla Roma giocava con una sola punta. Eppure, per esempio, l’Italia nella sua storia si è tolta diverse soddisfazioni giocando con due, lì davanti. Secondo lei è uno schema che appartiene al passato o Luciano è poco duttile, diciamo così?

“Spalletti vede il lavoro della squadra e sa che un allenatore deve adattarsi al gruppo, comunque. Credo giocherà, prima o poi, con due punte. Con le difficoltà, che spero non ci saranno, secondo me si arriverà a questa soluzione”.
Milano fa parte da sempre della borghesia del calcio e lei l’ha vissuta in maniera importante, coi colori nerazzurri. Prima del derby, si dorme o si vive la notte precedente sempre in maniera complicata?

“Si parla un po’ di più di questa partita, la settimana prima. Però è una partita come le altre, anche se per l’ambiente ti ricorda che è una partita speciale. Quando entravo a San Siro e vedevo lo stadio pieno, mi dava la carica. Era una cosa in più, positiva. Credo sia così per tutti, anche se poi ognuno la vive in maniera diversa”.

Nel blocco Anni ‘80 interista, c’era un calciatore che fuggiva dalla stampa, un po’ come lei. Parlo di Graziano Bini. Possiamo dire che, nonostante la sua bravura, è sempre stato un po’ sottovalutato?

“Sì. Buonissimo libero e un calciatore tecnico: sapeva uscire palla al piede e proporsi in attacco. Poi c’è sempre chi è più sotto ai riflettori, perché sa parlare alla stampa, rispetto ad altri”.

C’è in giro un portiere bravo, anche nelle uscite, oltre che tra i pali, come era lei?
“Meret del Napoli è promettente. Ha subito un infortunio ma può riscattarsi. Donnarumma anche.

Nonostante forse abbia troppa pressione.

“Ha avuto problemi, l’anno scorso e questo gli ha sporcato la testa. Credo sia stato questo il motivo di qualche errore di troppo ma ora deve andare avanti per la sua strada”.

L’intervista è stata raccolta da Giulio Dionisi,

dalla trasmissione “Sport Academy” andata

in onda su Radio Cusano Campus venerdì 19 dalle 18 alle 20.