Bianchini, il primo allenatore che portò lo Scudetto più a Sud di Bologna: “Allarme di questi giovani che bypassano il loro corpo: devono tornare sportivi e competitivi”
Abbiamo il piacere di avere con noi Valerio Bianchini, storica figura del basket, che ha sempre coniugato riferimenti storici, cultura e mondo della palla a spicchi. Oggi hai presenziato a una splendida iniziativa, alla Scuola dello Sport, che offre diversi spunti di riflessione. Ce ne parli?
“Alberto Acciari, che lavora in questa struttura, ha pensato di riunire varie menti, parlando di un tema intrigante. Il titolo è “Io e lo sport del futuro”. Tutto sta cambiando nel mondo e di conseguenza anche nello Sport. Dovremo vedere se cambierà in meglio o in peggio”, dice il primo allenatore che è stato capace di vincere tre scudetti con tre società diverse, Cantù, Roma e Pesaro (l’altro è stato Charly Recalcati, n.d.r.).
Quali relatori, docenti e personaggi, erano presenti?
“Il relatore era Stefano Domenicali (già dirigente Ferrari e ora amministratore della Lamborghini). Ha partecipato anche il presidente del Coni, Malagò, e Luca Pancalli. Molti spunti interessanti e due mi hanno colpito particolarmente, in antinomia tra loro. La prima è una buona notizia sugli italiani: c’è più voglia di praticare lo sport, oltre che di guardarlo. Dobbiamo fare in modo, però, che questo accada. Nelle scuole non si fa niente e lo Sport si fa solo nelle società ed è sempre a pagamento, risultando una selezione per censo, più che per qualità. La seconda contraddizione è la diffusione nel mondo dell’e-game: gare automobilistiche o motociclistiche, davanti ad un personal computer. Movimenti non riprodotti, quindi, nelle vere gare, ma davanti ad uno schermo: assurdo! Un giorno non mi sorprenderei se arrivassero alle Olimpiadi, questi giochi, visto che ci arriva di tutto, oramai… Il problema è che crea business, tutto questo”.
Mentre tu allenavi negli anni ’80, noi mettevamo 100 lire, nei bar, per questi primi videogiochi che davanto “tre vite”. Adesso invece tutto il giorno i giovani stanno davanti ad uno schermo, anziché sfogarsi in attività sportive, di qualunque tipo.
Bianchini è schietto e diretto, come è da sempre: “Bypassano il loro corpo! Gli addetti ai lavori sanno che i ragazzi italiani sono tragici, per quanto riguarda la motricità e la coordinazione. Problema delle scuole, e, a fronte di questo, dico che dobbiamo preservare i nostri ragazzi, spiegando loro di correre, saltare, giocare a Pallavolo, a Basket. Perché avvengono anche di notte, queste gare, perché c’è la sfida anche contro gli americani, ad esempio”.
I nostri nonni hanno provato a spiegarci che quel sonno perso di notte non si recupera.
“Esatto, questa è la situazione. Per fare sport un ragazzo deve andare in una società, che lo costringe a pagare. Normale, questo, perché per loro è l’unico modo di sopravvivere”.
Oppure con le fatture false: io che conosco il Calcio dilettantistico, dico serenamente che in qualche caso questo sembra una lavatrice!
Bianchini dribbla e parla della Pallacanestro: “Nel Basket si fanno pagare le quote e chi non può pagarle già viene escluso. In seconda battuta chi viene selezionato, viene spinto a cercare di diventare un campione. Gli altri, quindi, vengono esclusi”.
Il Vate, Coach Bianchini, ricorda, con senso pratica, più che con nostalgia, cosa accadeva non molto tempo fa: “Le scuole hanno le strutture ed il tempo pomeridiano, per fare il famoso “doposcuola”: una volta il maestro e il professore, per fare due soldi in più, facevano gli straordinari. Ai politici non frega niente, loro vanno alla partita di Serie A di calcio e si fanno riprendere dalla TV. Lo sport di base? Zero, sia a destra che a sinistra. Deve intervenire il CONI e devono farlo le federazioni, secondo me. Mandando i loro istruttori ad occupare quelli spazi, che il pomeriggio sono liberi, per gli alunni. Questo è già un inizio o altrimenti lasciamo i ragazzi nelle fauci del computer”.
Cambiando argomento. Qualche giorno fa abbiamo intervistato Dan Peterson, tuo alter ego dell’Olimpia Milano. Ha detto grandi cose, su di te.
“Due ego molto diversi. Un contro ego diciamo!”, afferma con una allegra risata il buon Bianchini. Oltre ad onorarti per i meriti sportivi, ha detto che nel rapporto con i mezzi di comunicazione eri “l’assassino del sabato sera”…
“Sì, noi facevamo continui battibecchi, anche per i giornali, che ci davano dello spazio utile, alla Pallacanestro. In più all’epoca se ne parlava anche sui giornali politici e quindi Messaggero, Repubblica, Corriere della Sera, letti da persone comuni, “normali”, anche non interessate allo Sport. La mia tattica era quella di tenermi il colpo mortale il sabato, quando davo la stangata sul collo di Dan”.
E si arrivava alla domenica mattina senza poter replicare, dall’altra parte.
“Esatto, così non poteva rispondere, perché non c’erano social o internet e leggeva tutto prima della partita, della domenica! Poi magari capitava – dice sorridendo – che io la partita la perdessi – ma era una buona tattica”.
Oltre questo però grande rispetto, una grande reciproca considerazione…
“Sì, anche una vera amicizia, è nata, dopo le sfide sul campo. Siamo consapevoli di aver vissuto un periodo bellissimo, del Basket italiano, quello dello scontro Roma-Milano (Banco-Billy), importante anche per motivi extra-sportivi, chiaramente. Grandissimi personaggi inoltre, nelle nostre due squadre: io avevo Marzorati, Riva, per esempio, a Cantù, lui D’Antoni, Mc Adoo, Premier”.
A parte la sfida ultradecennale Milano-Varese, poi è subentrata Cantù, la “tua” Roma,a seguire la “tua” Pesaro, Basket City ossia Bologna, e Caserta, che è stata come il Napoli nel Calcio, nel portare lo scudetto più a Sud possibile…
“Nella famosa finale del 1983, Roma-Milano, con la vittoria della squadra della Capitale, si uscì dal quadrilatero del Nord: Bologna, Varese, Cantù, Milano”.
Sei stato il primo tecnico capace di portare lo scudetto più a Sud di Bologna!
“Esatto – dice con orgoglio Valerio Bianchini – poi sono andato a Pesaro ed abbiamo vinto anche lì. E poi ha vinto Caserta, una squadra del Meridione, con un grande impianto (il PalaMaggiò) e ha tirato fuori giocatori come Gentile, Esposito, Dell’Agnello. Dopo la vittoria di Roma si è aperta la geografia, di questo sport”.
Che effetto ti ha fatto vedere uno della caratura di Stefano Domenicali, già dirigente Ferrari e ora gestore amministrativo Lamborghini, preoccuparsi insieme a te dei ragazzi e delle istituzioni sportive?
“Lui ama tutti gli Sport ed è stato coinvolto anche ad Imola, con il Basket: è soprattutto amante di questo Sport, mi ha detto. Normale preoccuparsi della base: lo Sport professionistico deve essere d’esempio per i giovani, con valori come il coraggio, la perseveranza e la lealtà. Non puro business, privo di significato”.
Oggi abbiamo parlato di Pallacanestro ma come cultore della filosofia sportiva, di una certa maniera di impostare le cose, di pensare alle generazioni verdi di adesso, e di domani, per dirla con Dan Peterson, ancora una volta, Coach Bianchini ha dimostrato di essere realmente, un, anzi, il “Numero 1”. Da lezione culturale e accademica, sans doute.
(Testo raccolto da Radio Cusano Campus,
rubrica “Sport Academy”, da Giulio Dionisi)