D’Orsi: “Occorre sperare nelle elezioni: in precedenza un disastro…”

 

Enzo D’Orsi, giornalista sportivo, autore di un pregiato libro intitolato “Gli ultimi giorni del Trap”, dedicato alla finale persa dalla Juventus ad Atene all’inizio degli anni ’80 con l’Amburgo, è intervenuto nella trasmissione “Sport Academy” per parlare della nazionale italiana.

Azzurri finalmente vittoriosi, lo scorso weekend. Non si vedeva una prestazione così degli azzurri, dalla sfida vinta contro la Spagna, agli Europei 2016, con Antonio Conte. Enzo D’Orsi, è d’accordo?

“Sì, anche se la Polonia di domenica non è la Spagna di Iniesta e degli altri. Ricordiamoci che ha perso tutte e tre le partite mondiali, terminando a 0 punti. Ho visto un gioco propositivo, svolto nella metà campo avversaria, proprio come faceva, e fa tutt’ora, la Spagna. Prudenza però, la differenza dobbiamo farla con grandi squadre europee e non contro Polonia, Slovacchia o Ungheria. Non esageriamo”.

Una cosa ha messo d’accordo tutti: Mancini ha saputo cogliere il meglio che ha proposto quest’anno il campionato italiano: Insigne, Bernardeschi, Chiesa. Con il doppio playmaker Verratti e Jorginho.

“Vero, ma torniamo al mio discorso precedente. Con squadre più forti abbiamo, in questo caso, un centrocampo leggero. Ma restiamo ottimisti. Oggi ho letto sui giornali esaltazioni per il tridente, senza un 9 “classico”, per dirla alla spagnola, “falso nueve”. Ma un conto è un Messi, un conto gli altri. A volte serve un bel colpo di testa, per sbloccare partite complicate. Le partite sono tutte diverse, tra loro”.

Si paragona quest’Italia a quella di Bearzot del 1978. Cosa pensi?

“Paragone un po’ ardito. Non vedo un Tardelli, per esempio, ora. O un Bettega, un Antognoni. Livello più modesto, ma piano piano si può pescare bene, dal campionato, e rispetto alle necessità di un certo gioco. Voglio aggiungere una cosa. Questo non è un vero e proprio tridente offensivo, alla Messi, Neymar, Suarez. Il nostro è composto da ex centrocampisti o da ali. Non abbiamo segnato per 90 minuti, anche per questo”.

Radiografia del numero 9 assente. Immobile, Belotti e un Balotelli mai arrivato.

“Balotelli è fuori concorso! Ha avuto le occasioni con i club e le nazionali e ha 28 anni. Belotti, invece, è ancora giovane e con Mazzarri gioca anche in maniera differente, più con e per la squadra. Deve imparare a giocare in Europa, dove si gioca con qualità e tecnica, rispetto ai campionati nazionali.
Le prossime elezioni federali sono qualcosa da cui ripartire, per imporre diktat alla Lega Calcio ed ai club?

“Speriamo di sì. I predecessori sono stati disastrosi, come Tavecchio. La Nazionale non è superflua, rispetto alle squadre di club. Noi abbiamo problemi che vanno risolti ancor prima di pensare alla Nazionale. Pensiamo agli stadi, anche per eventuali prossimi Campionati Europei. O al rapporto tra club e ultras, sempre in agguato, e che non giova, alla bellezza del gioco. Poi i club che falliscono, con grosse piazze come Bari, ad esempio. Prima risolviamo questo e poi pensiamo alla squadra nazionale. Abbiamo la reputazione da difendere di 4 mondiali, non dimentichiamocelo”.

Bisognerebbe ricreare un rapporto collaborativo, tra Lega Calcio e Federazione.

“C’è un serio problema anche di giustizia sportiva e della scandalosa gestione di questi inizi di campionati. Ci vorranno arbitri migliori, oltre al VAR, che è indubbiamente un aiuto”.

Sei pro-VAR?

“Assolutamente. Nel calcio televisivo non è possibile ignorare un’immagine vista in tv, appunto. Serve un’identificazione, tra spettatore e spettacolo. Molti arbitri italiani non riescono ad interpretare bene il gioco”.

O sono ancorati all’idea di essere gli unici garanti di ciò che accade in campo?

“Con Casarin, Agnolin e Collina era un conto” dice D’Orsi, che aggiunge: “Adesso abbiamo visto simulazioni non capite e viceversa, ammonizioni mancate e un elenco infinito di cose da aggiustare. Servirebbe più fermezza nella guida degli arbitri e allontanare chi non è all’altezza”.