Numero chiuso Medicina: nel CdM l’abolizione, è l’anno zero? “Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”.
“Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. E’ quanto annunciato al termine del Consiglio dei Ministri di ieri tra le norme del disegno di legge relativo al Bilancio di previsione dello Stato per il 2019.
Una delle questioni che hanno da sempre creato polemiche e agitato dal di dentro il mondo accademico sembra arrivare ad una svolta decisiva, anche se non si capisce ancora come si arriverà all’annunciata abolizione del numero chiuso per le Facoltà di Medicina.
Dopo l’annuncio, tante perplessità, sia da parte degli studenti che da parte degli atenei. Dubbi che il comunicato congiunto lanciato da MIUR e Ministero della Salute, non ha contribuito a fugare:
I Ministri Bussetti (Istruzione, Università e Ricerca) e Grillo (Salute) hanno chiesto, in sede di Consiglio dei Ministri, di aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. È un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il Governo intende onorare.
Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi. Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati, a cominciare dalla CRUI.
Il presidente della Conferenza dei Rettori italiani si era espresso recentemente sulla possibilità di abolire il numero programmato e le sue riflessioni, già un mese fa, non lasciavano spazio a interpretazioni. Manfredi resta contrario a qualsiasi alternativa al numero chiuso, perché sostiene che “si rischierebbe di creare solo confusione e dare al Paese una minore qualità lavorativa”.
L’unica alternativa sostenibile sarebbe “aumentare il numero di ammessi”: “Già quest’anno vi sono 700 posti in più, l’ideale sarebbe arrivare a 15 mila iscritti, il 50% in più rispetto a quelli odierni”, ha detto il professore, aggiungendo che “in circa due anni si potrebbe tranquillamente raggiungere questo obiettivo, fermo restando che dovrebbero aumentare di pari passo anche le borse di studio per le specializzazioni. Altrimenti, il rischio sarebbe quello di avere medici a metà percorso formativo. Ovviamente ci vorranno investimenti importanti”.