“Dopo essere venuti a conoscenza di questa decisione della giunta leghista, abbiamo deciso che dovevamo muoverci tutti insieme, con i cittadini e con tutti coloro che, mossi dallo spirito di solidarietà e benevolenza, si sono resi conto di trovarsi di fronte a un atto discriminatorio, compiuto, cosa che lo rende ancor più grave, ai danni dei bambini stranieri.” A parlare ai nostri microfoni è Valentina Tronconi tra i fondatori del Coordinamento Uguali Doveri, che ha trovato molte adesioni anche nella sua pagina facebook riuscendo ad ottenere in sole 48 ore 60.000 euro, superando poi i 70.000 da destinare alle famiglie i cui bambini sono stati esclusi dai servizi scuolabus e mensa scolastica.

Tutto ha inizio quando a Lodi, paese retto dalla giunta leghista, il sindaco  Sara Casanova è intervenuto sulla regolamentazione che disciplina la mensa e lo scuolabus. 259 famiglie non possono accedere ai servizi se non viene presentato, tra i documenti, un foglio che attesti il mancato possesso di beni immobili o di disponibilità economiche da unire alla dichiarazione Isee. Il problema è che vista la difficoltà a reperire questi documenti in molti rinunciano, non riuscendo così a pagare le tasse scolastiche per i bambini o facendo sacrifici enormi affinché il proprio bambino possa mangiare insieme agli altri per non sentirsi escluso.

“Vogliamo fare pressioni sulla giunta affinché questo provvedimento considerato discriminatorio e ingiusto venga proprio ritirato. La nostra raccolta fondi servirà proprio a questo anche se la sindaca non vuole arretrare nonostante i post di Salvini e Di Maio in cui la invitano a riflettere e a fare un passo indietro: per lei è un provvedimento equo ma così non è anche secondo la legge che prevede la presentazione del modello isee sia per le famiglie italiane sia per quelle straniere mentre in questo modo si sta scaricando l’onere della prova soltanto sui cittadini extracomunitari. Una togolese, per fare un esempio, potrebbe avere benissimo una casa a New York ma allo stesso modo anche un cittadino italiano potrebbe avere una casa in qualche altra parte del mondo e quindi  non si può giudicare giusta questa proposta.  Continueremo a fare pressione affinché venga ritirato, perché sta creando solo scompiglio e discriminazioni. La gente in città è confusa, non sa più cosa fare. La raccolta fondi è chiusa fino a dicembre, sarà riaperta nel caso in cui non cambi nulla. I passaggi da fare sono ancora molti ma lo scopo è solo uno: poter far mangiare tutti i bambini insieme, italiani e stranieri in un’unica mensa.”