Manovra, Antonio Maria Rinaldi, fondatore di Scenari Economici, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “In Italia è in atto una rivoluzione, se dovesse andare a buon fine gli altri Paesi sarebbero titolati a seguire la stessa strada, ecco perché l’UE è contro questo governo. Tria? Se è stato nominato ministro è perché condivide il programma del governo”.
Riguardo il discorso di ieri di Paolo Savona
“Il mio rapporto con Savona è speciale perché ho avuto il privilegio di averlo 42 anni fa come professore di politica economica –ha affermato Rinaldi-. Ieri ho riconosciuto in ogni sua parola quello che Savona ha sempre detto e professato. Anni fa presentò richiesta per partecipare al concorso per entrare nell’ufficio parlamentare di bilancio, evidentemente il suo curriculum non è stato sufficiente, forse era talmente lungo che non sono riusciti a finire di leggerlo. L’idea di Savona è che per l’Italia sono maturati i tempi per una sorta di new deal, certo è estremamente difficile farlo perché non siamo gli Usa che ha l’abitudine di fare questi shock. Se per questa manovra, in cui sforiamo dello 0,4%, arrivano da Bruxelles fulmini e saetti, in America questo problema non c’è perché se ci fosse quella Commissione Trump manderebbe i bombardieri. Gli Usa hanno la sovranità, noi abbiamo a che fare con dei vincoli. In questo momento i rapporti con l’UE sono particolarmente importanti, lui essendo ministro dei rapporti con l’UE ha un peso importante. Vista l’attenzione che esiste nei confronti della Commissione UE, una persona come Savona ha uno spessore e un’attenzione da parte dei media superiore”.
Sulla manovra, è in atto una rivoluzione?
“Sì, abbiamo visto che negli ultimi 4-5 anni, seguendo le ricette bollinate da Bruxelles, è successo che in Italia quei risultati sperati non ci sono stati –ha dichiarato Rinaldi-. Se c’è un governo che vuole provare un altro paradigma, puntando alla crescita, per me fa una cosa ottima. Però il problema della governance europea è che se dovesse funzionare questa nuova impostazione di politica economica, vorrebbe dire che gli altri Paesi sarebbero titolati a seguire la stessa strada. Io sono convinto che gli uffici tecnici devono fare i tecnici e i politici devono fare i politici. Così come io condanno dichiarazioni di esponenti politici, invito ancora di più i tecnici a stare zitti e a lavorare. Parlo di Boeri, ma anche dei funzionari europei. Vorrei chiedere a questi signori perché, quando il Portogallo sforava dell’11,2, stavano zitti, forse erano in vacanza. Si tratta di dire: guardate, il medico a cui ci siamo forzatamente rivolti in questi ultimi anni non ci ha portato benefici, permettete che cambiamo dottore e anche terapia? Se finora l’UE ci avesse messo su un percorso di crescita, con il contrasto alla povertà e l’aumento dell’occupazione, io andrei in giro con la camicia azzurra con le stelline sopra. Purtroppo questo non è accaduto”.
Su Tria. “Tria non è un politico, è un tecnico che fa parte di un governo politico. Quando gli è stato chiesto di fare il ministro dell’economia, Tria ha dato il suo assenso perché condivideva, non è che ha detto: vengo a occhi chiusi e mi tappo il naso. Ha letto quel contratto di governo, ha visto quali erano gli obiettivi, quindi non è che può cadere dalle nuvole e dire che non lo sapeva”.