Trattamento dei dati personali nel CV? Tra le voci da curare nella scrittura del curriculum vitae, questa è tra le più importanti. Non si scherza più sul tema, è un argomento attuale e scivoloso, e le aziende non hanno nessuna voglia di incappare in multe salate solo perché tu hai fatto le cose con leggerezza o fretta. Chi ne paga le conseguenze? Solo tu.

Se, infatti, non hai saputo impostare correttamente il trattamento dei dati personali nel CV, le aziende non ti prendono neanche in considerazione per non avere seccature e la tua candidatura non entra neanche in campo in questa partita. E’ davvero un peccato auto-eliminarsi per ignoranza sulla materia.

E’ nostro compito e nostra volontà colmare la tua lacuna con una mini-guida che sul tema ti darà diverse indicazioni utili. Buona lettura e buona fortuna con la ricerca del lavoro.

Trattamento dei dati personali nel CV? Non sottovalutare questo passaggio quando sei nel pieno della creazione di un curriculum vitae. E’ vero che i dati li metti tu e tu mandi la tua candidatura ma non è più tempo di dare per scontato che questo autorizzi un’azienda ad “usarti”.

Infatti, è necessario inserire anche l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. Solo così uscirai dal blocco di documenti a rischio che le aziende prendono e cestinano direttamente per non complicarsi la vita (anche perché, ahi noi, di candidati in regola ce ne sono molti).

Inserire l’autorizzazione al trattamento dei dati personali nel proprio curriculum significa acconsentire ed autorizzare chi riceve il tuo curriculum, al trattamento dei dati coperti e tutelati dalla legge sulla Privacy italiana e dal GDPR – Regolamento Generale sulla Protezione Dati, in vigore in tutti i paesi dell’Unione Europea dal 25 maggio 2018.

Il passaggio è clou perché, in sua assenza, i responsabili delle risorse umane non possono, per esempio, neanche contattare il proprietario dei dati. Non è una cattiveria ma una tutela. Le normative in oggetto, infatti, hanno come ratio la difesa del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della tua dignità con le luci puntate:

  • sulla riservatezza;
  • l’identità personale;
  • il diritto alla protezione dei dati personali.

Autorizzazione al trattamento dei dati personali

Per entrare nel vivo del tema del trattamento dei dati personali nel CV è bene partire dalla sua definizione che si intende come “azioni relative alla conservazione, organizzazione, trasmissione, estrazione, selezione, comunicazione, cancellazione dei dati personali”.

Il loro insieme si usa dividere in 3 categorie che sono le seguenti:

  • dati identificativi, che sono dati personali che consentono l’identificazione della persona;
  • dati sensibili, che sono dati personali rivelatori di caratteristiche della stessa persona: dalle condizioni di salute alla vita sessuale, passando per interessi religiosi e politici e origini etniche;
  • dati giudiziari, che sono dati che rivelano informazioni legate al casellario giudiziale.

Compreso questo, ecco alcuni suggerimenti su cosa inserire nell’autorizzazione al trattamento dei dati personali che ti consiglio di copiare ed incollare:

  • “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali presenti nel cv ai sensi del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali” e del GDPR (Regolamento UE 2016/679)”;
  • “Ai fini di attività di Ricerca e Selezione del Personale e contatti lavorativi.”

Trattamento dati: le sanzioni

Conoscere bene il trattamento dei dati personali nel CV significa anche conoscere le conseguenze di chi non lo usa bene. In caso di mancata autorizzazione, ci sono  3 tipi di sanzioni riguardo al trattamento dei dati personali previste dal Decreto Legislativo n. 196 del 2003:

  1. civili, per cui è previsto il risarcimento ai sensi dell’articolo 2050 del Codice Civile;
  2. penali, per cui si può essere puniti con l’arresto sino a due anni;
  3. amministrative, per cui c’è la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da tremila euro a diciottomila euro.

E’ ovvio che le aziende non vogliano rischiare nulla e che, se non fai le cose per bene, nessuno ti darà retta.

Leggi di riferimento

La Giurisprudenza che regola la Privacy ed i Dati Personali in Italia è il Decreto Legislativo 196 del 30 giugno 2003 (“Codice della privacy” – Testo unico sulla Privacy della Repubblica italiana), modificato dal Decreto Legislativo 101 del 10 agosto 2018, recante ‘Disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonche’ alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati)’.

Dal 2018, infatti, la protezione dei dati è disciplinata anche a livello europeo dal GDPR 2016/679 – Regolamento Europeo sulla Protezione Dati. Un’innovazione che ha cambiato molte cose in Italia dove, fino a quel momento, la gestione era molto lasca mentre da quel turning point in poi il nostro paese si è messo in linea col resto dell’Europa.

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