Roma tra il derby vinto e quella benedetta voglia d’Europa
Parla Giorgio Martino, il primo, a diventare il Direttore della TV del club giallorosso
Giorgio Martino è stato per oltre 30 anni in RAI, sia nel Calcio che nel Ciclismo. E’ intervenuto nella trasmissione del primo di ottobre, Sport Academy, per fare il punto sul derby vinto dalla Roma sulla Lazio, lui che è stato il primo direttore, del canale TV del club giallorosso.
Crediamo si debba pensare più al rischio del primo tempo, che al risultato finale, se i giallorossi vogliono fare strada, quest’anno.
“Il derby ha consolidato le certezze di Di Francesco, o meglio, le certezze delle mancate certezze. Il mercato non è stato scarso, quantitativamente o qualitativamente, ma non è stato adatto al mister”.
Cosa avrebbe voluto, Di Francesco?
“Da anni chiede un esterno alto a destra, di piede sinistro. Questo ha creato la mancanza di risultati e la classifica non bella di ora. Di Francesco ha dovuto rimodulare il tutto, facendo come Spalletti qualche anno fa, quando il toscano si inventò Totti in attacco e Perrotta da incursore. La squadra nel derby è stata più corta e i risultati si sono visti”.
Dopo il mese di assestamento di Settembre, ora la Roma ha due prove importanti contro il Viktoria Plzen e l’Empoli, per capire se la crisi è davvero finita.
“Il calcio è così. Un campionato con 38 giornate è lungo ed è chiaro che non c’è mai niente, di definitivo, ed è tutto da confermare. In Coppa mancheranno Perotti, Pastore e De Rossi: quest’ultimo ha giocato da leader, il derby, come Kolarov. E servono questi giocatori”.
Pellegrini, romano e romanista, migliore in campo. Non è un esito scontato, soprattutto per la pressione.
“Non era un momento semplice e far bene per lui è stato davvero importante. Il suo impiego come incursore, alla Perrotta appunto; Simone non era considerato un centrocampista di personalità ed invece ha vinto la Coppa del Mondo da protagonista”.
Poi l’apprezzato telecronista per oltre un trentennio di Mamma RAI parla di quell’accorgimento tattico diverso, rispetto a ciò che è stata la Roma, per un quarto di secolo: “Oggi un altro paragone è Dzeko come Totti, anche nella loro evidente diversità. Il modo di interpretare quel ruolo, però, è simile. Anche se il bosniaco è chiaramente più fisico. Vedo somiglianze con i due 4-2-3-1, di Spalletti e Di Francesco con un attaccante fermo e un centrocampista di movimento. Dzeko, ad esempio, ha innescato la confusione che ha fatto prendere il primo gol alla Lazio”.