Corsolini le radici di quella Pallacanestro vivace e attenta che nasce a Bologna ed esporta Cantù in Europa e nel Mondo

 

Corsolini, ha scritto pagine indimenticabili con Cantù e in nazionale. Sorpreso, del fatto che Recalcati si sia voluto mettere da parte come tecnico?
“Non mi sorperende ed io lo conosco da quando aveva 15/16 anni. Giusto quello che dice Peterson ma Dan è arrivato in Italia nel 1973; io Charlie l’avevo preso a Cantù negli Anni Sessanta. Veniva da una famiglia modesta ma esemplare e avendo fatto una scuola serale vicino a casa, e già lo notai come giocatore. Sono andato dalla sua famiglia, con il padre che aveva la sua attività e la madre infermiera. La mamma era dubbiosa, pur conoscendoci e riconoscendoci di essere persone per bene; perché in caso di fallimento del figlio, aveva paura delle conseguenze di perdere un lavoro certo. Li ho rassicurati, dicendo che spesso sono andato allo sbaraglio nello scegliere i talenti ma lo avrei fatto crescere come giocatore e come uomo”.

E’ un racconto profondo, quello dell’ex allenatore-capo, vice-allenatore e dirigente della Pallacanestro Cantù, che con lui, con il suo successore in panca, Arnaldo Taurisano, Giancarlo Primo e Valerio Bianchini, e un gruppo magnifico di giocatori, avrebbe assunto una dimensione internazionale!

“In società, a Cantù erano perplessi ma io avevo un master in “voglia di lavorare” – scherza, il giovanotto bolognese di 84 primavere – e li ho convinti a lasciarmi fare. Il presidente, l’Ingegner Allievi, voleva prendere Longhi, suo compagno di studi, che avrevbbe poi giocato nella Simmenthal Milano, altra grande realtà di quel periodo, visti i derby Cantù-Milano; ma io gli dissi che per vincere bisogna far paniere. Gli dissi che Recalcati aveva un’autostima incredibile, che non sfociava, però, nell’arroganza, e che era uno che la metteva dentro (al canestro). Mentre altri giovani hanno avuto un calo, lui no”.

Poi torna a parlare del Recalcati persona, a tutto tondo, il buon Corsolini: “La famiglia è stata essenziale per lui, che ora è nonno. Quando ha vinto un premio  lo ha dedicato a me, ed è una cosa che fa piacere. Charly come uomo migliora ancora adesso”.

Il riferimento che ne segue è meraviglioso, riferito a uno storico argento olimpico ottenuto dall’Italia targata Recalcati: “Ad Atene (2004, n.d.r.), ha ottenuto un argento perché, con calma, ha inserito giocatori tipo Mian, che magari altri non avrebbero fatto giocare, dando loro fiducia. I nuovi allenatori devono imparare a far crescere uomini, non solo atleti”.

Poi arrivò il giorno della partenza, un tempo, dalla società brianzola…

“A Cantù ebbe amarezza per la conclusione della sua avventura ed a Torino ci andò anche per questo”.

Secondo te Recalcati è stato più bravo a tirare fuori giovani o a gestire i campioni?
“L’uno e l’altro”, risponde da antico amante del Basket, Gianni Corsolini, senza nemmeno un momento di dubbio.

Lei è stato anche presidente della lega dal 1977 al 1979. Non vedo, nel Basket, un ricambio generazionale adeguato, tra i dirigenti. E anche Meneghin non è stato proprio sfruttato, impiegato, nel modo giusto, per le potenzialità che ha…

“Dino l’ho visto al funerale di Lienhard e c’era anche Carlo (Recalcati). Sono d’accordo con te e vi dico una cosa che non so se la sappiate. Recalcati era stato anche proposto come presidente, della Federazione Italiana Pallacanestro. Invece dopo lo diventò Maifredi e successivamente Meneghin: Carlo non lo accettò per non andare contro a colleghi, dimostrando un tatto particolare”.
Tra poco ci parleremo con Dino, per il compleanno di McAdoo.
“Faccio anche io gli auguri a Bob! Meneghin è stato sfruttato male per il prestigio che ha. Ogni tanto va nelle sedi della FIBA, all’estero, in diverse città, e di questo il Basket lo deve ringraziare”.

Tra l’altro parliamo dell’unico premiato come atleta, dalla Hall of Fame NBA mentre Cesare Rubini e Sandro Gamba hanno ricevuto il premio e l’introduzione nel Tempio delle Celebrità come tecnici e dirigenti!
“Si, anche se io do’ sempre più importanza all’aspetto umano. Per esempio a me Cantù mi prese a 25 anni un po’ a sorpresa e con un contratto di 6 anni. Di fronte a questo personaggio, Tracuzzi, gli dissi che alla mia età era incredibile, visto che all’epoca massimo erano 2, gli anni di contratto”. Poi una precisazione. “Sono l’unico, in Italia, che ha conosciuto tutti, i presidenti della federazione.

A Cantù consigliai anche un certo Arnaldo Taurisano affermando che fosse uno persino più preparato di me. Gli dissi di prenderlo. Tre anni vice con me e prosegue il mio programma giovanile e sociale”.

Con voi Cantù sarebbe diventata una potenza europea.

“Sì, ma non aspettavo l’OK. Sono andato anche a rappresentare la società al Palazzo della Civiltà e del Lavoro con Andreotti, quando presidente e dirigenti erano occupati in altre faccende”. Corsolini dice, con la consapevolezza di chi ha dato tanto, tantissimo, a Cantù e al Basket: “Sono stato , senza presunzione, un grande divulgatore, di Pallacanestro. Come Cesare Rubini, mio antagonista a Milano. Avevo visto nel Basket un motore anche di marketing, insieme a lui, ed ero esperto in queste cose, per le quali avevo anche cambiato il percorso di studi. Con Rino (Cesare Rubini, n.d.c.) siamo stati avversari ma uno sapeva bene dell’altro la conoscenza e il valore”.

Lei è un giovanotto di 84/85 primavere, non a caso nato a Bologna, che i dotti chiamano Basket City…

“Secondo me mi hanno preso più per la vita bolognese che conducevo, che per il Basket. Scherzo, ovviamente. Ma a Bologna ho allenato gente come Lucio Dalla (!), Conti e altri di quella generazione che amavano questa grande passione”.

Non è stata un’intervista o una chiacchierata, con un giovanotto del 1933, nato nella città felsinea e affermatosi in tutta Europa e nel Mondo, con la volenterosa e laboriosa Cantù. Ma una vera e propria Lectio Magistralis. Di pura storia. Da ascoltare e tramandare.

(L’intervista è stata effettuata nella trasmissione “Sport Academy”, Radio Cusano Campus www.radiocusanocampus.it, e dattiloscritta da Giulio Dionisi. Nella foto del sito della F.I.P. Gianni Corsolini premiato da un altro luminare della scienza cestistica, Coach Dan Peterson)