Acitelli, la solitudine dell’ala destra
sta per tornare: i giovani sono pronti, per l’Europa?
Radio Cusano Campus ha ospitato uno scrittore di libri, intellettuale e tifoso della Roma, conosciuto per aver portato nelle librerie opere dell’entusiasmo de “La solitudine dell’ala destra” e “Un anno senza Totti”. E’ intervenuto nella trasmissione “Sport Academy”.
Tanti giovani, quest’anno, nella Champions League appena iniziata.
“Zaniolo dal primo minuto al Santiago Bernabeu è una bella storia. Debutta in uno stadio sacro, paganamente parlando. Rappresenta la speranza, per i giovani”.
Spesso ci sono polemiche per lo scarso utilizzo dei giovani, soprattutto in Italia. Quale è secondo te la ricetta ideale?
“Un mondo in scadenza, postdatato e prigioniero della tecnica, con la T maiuscola. Si bada molto allo spettacolo e si vede poco a casa propria. Nel 2011 ho seguito tutto il campionato argentino e ho visto un sedicenne titolare nel River Plate: si trattava di Erik Lamela”.
Un esempio più “europeo?”
Acitelli va giù diretto: “Penso al Real Madrid con i suoi giovani campioncini, tipo Asensio. Noi due anni fa avevamo Pellegrini in gran forma, forse il miglior giovane del calcio italiano. Adesso noto l’involuzione di questo ragazzo, nell’annata che dovrebbe essere la sua”.
Le cause?
“Troppa pressione sugli allenatori e nessuno rischia i giovani. La discontinuità arrugginisce la propensione al bello, al sublime che ogni giocatore ha. Noi siamo stati abituati bene con Totti, anche quando era giovane. Già dal suo primo gol, segnato contro il Foggia, si vedeva la sua leadership in campo. Non passò il pallone, nemmeno a Moriero e Cappioli, due compagni di squadra dalla forte personalità e dai bei caratterini”.
Mi ricordo Franco Sensi, in una riunione della F.I.G.C. in un albergo di Fiumicino; il presidente dell’A.S. Roma mi disse che per arrivare a Totti visionarono 39000 calciatori. L’anno scorso uscì un tuo bellissimo libro, “Il mondo senza Totti”. Come è il mondo, senza il numero 10?
Acitelli, con grande trasporto, racconta: “Io dissi, senza presunzione ma con senso della realtà, che il centrocampo e l’attacco della Roma sarebbero stati molto tristi. Quando la palla arriva a centrocampo o al limite dell’aria, dove Totti spadroneggiava, ora è diverso. Prima ti aspettavi la giocata da fuoriclasse, ora no. Il gioco è razionale perché manca il talento, manca Dioniso, il Dio dell’ebbrezza. O almeno io, ubriaco di calcio, non lo vedo. Faccio il tifo per Christian, il figlio, di Totti, protagonista di un gesto sportivo, paragonabile a quello di Di Canio al West Ham. Questo mi fa sperare per il futuro, come in una vetrina si espongono le cose più belle. La realtà è però testarda e può succedere di tutto”.
Sappiamo che stai uscendo, parlando del tuo mestiere di scrittore, con una novità. Anticipaci qualcosa.
Acitelli dice: “Il 4 Ottobre esce il seguito della “Solitudine dell’ala destra”. Si chiama “La tristezza delle ripartenze”. Già malinconicamente va detto che una volta si chiamava contropiede o al limite contrattacco, in un calcio più bello, più poetico. Ripartenza mi dà l’idea di qualcosa di studiato a tavolino, come il calcio di oggi. Le ripartenze sono tristi per me, per questo”.
Di cosa si tratta?
“Sono 250 sonetti, 14 versi, come scelta voluta. Il sonetto chiude le biografie, dove tento di delineare storie di calciatori mondiali, caratterizzandoli con la forma del sonetto. Forma chiusa e prevede un’esigenza formale di stile, che non vedo più, nei rapporti umani. Ennesimo atto d’amore per il gioco del calcio. Il poeta deve liberarsi da sé stesso e lascio a voi il commento. Il mio, da narcisista, sarebbe necessariamente critico”.