Mario Mattioli analisi azzurra e di un Calcio diretto verso il baratro

 

Qualche giorno fa, nella pausa dei campionati per gli impegni delle compagini nazionali, Sport Academy è tornata a trovare un grande amico, delle emittenti private. Nelle quali nacque, con il padre di Giacomo Mazzocchi, ben prima di RAI e TeleMonteCarlo, Mario Mattioli.

Mario, impieghi sempre entuasiasmo, determinazione e amore, nel racconto sportivo…

“Certo, altimenti non puoi fare questo mestiere, senza animo, cuore e sentimento. Anche in questi tempi, con il Calcio alle prese con beghe politiche, burocratiche, federazioni commissariate, uno deve lavorare per sé stesso, o meglio, non pensare

necessariamente al mondo calcistico attuale. Quando hanno segato la sedia a Tavecchio hanno pensato di porre fine a tutti i mali. Non contesto il commissario ma non si rivoluziona una situazione senza conoscere a fondo anche i vari presidenti delle società.
Da adesso sappiamo che la Serie B se sarà confermata, potrebbe essere a 19 squadre. Ma Frattini era convinto che fosse giusto a riportarla a 22. Comunque questo è un ulteriore segnale dello sbando del nostro Calcio, organizzativo e sportivo. Le due cose non possono essere scisse. Lo specchio è questo che mi state rappresentando ora”.

Tu che conosci la storia sportiva a tutto tondo, sarai d’accordo nell’affermare che, dopo Antonio Sbardella ed Elio Giulivi, di giganti ne abbiamo visti poco, in giro…

Mattioli è, come sempre, schietto e sincero: “Giulivi è stata una persona squisita e anche a lui vennero segati i piedi della sedia; e poi si scoprì che non era successo niente. Stessa cosa di Criscito, che perse, non più tardi di qualche tempo fa, la Nazionale. Non andò all’Europeo, cinque anni fa e poi uscì fuori un caso di omonimia! Assurdo. Perse gli Europei e non venne più detto nulla!

Il Caso Tortora ha insegnato ben poco o nulla, al paese.

“Esatto. Senza scomodare la politica, poco idonea alla platea, ma sta succedendo anche a Salvini ora. Un ministro che viene incriminato dai giudici. Io resto perplesso”.

Cosa deve insegnare l’esperienza dei predecessori di Mancini, all’attuale Commissario Tecnico, e al futuro della Nazionale?

“Io ho contestato Ventura per i suoi atteggiamenti – dice il popolare giornalista RAI -e la sua decisione di giocare con il centrocampo a 2. La maggioranza del campionato di Serie A è composto da giocatori di federazione straniera. Fondamentalmente questi, sono, i nostri giocatori nazionali, c’è poco da inventare. Nel 1974 Bernardini, il CT, fece una rivoluzione. Per un anno non vinse ma provò tutti e Mancini mi ricorda quel periodo. Io ora lo incontrerò, a Roberto, e voglio che mi spieghi perché ha convocato Balotelli. Che ha nove chili di sovrappeso e non ha toccato palla. Mancini è tutto tranne che uno sprovveduto e non capisco cosa abbia voluto fare o dimostrare, in questo caso”.

Tra l’altro portarsi appresso i propri sottoufficiali, ci insegna la storia, che non porti proprio bene.

“Si, ma tra l’altro tra Nizza e Nazionale la differenza c’è, e lui sta faticando perché non gioca nemmeno nella Serie A francese. Dobbiamo trovare 5 o 6 fulcri attorno ai quali ricostruire la squadra. I giovani in campo negli altri paesi giocano e da noi no. Segno che è necessaria una sinergia di tutte le componenti per ritornare alle vecchie glorie. Sembra più reddittizio per una società che non ama il settore giovanile, investire sugli stranieri giovani pagandoli meno. Le plusvalenze vengono accettate solo nel mondo del calcio e i giovani non vedono mai il campo. Non conta nemmeno quanto vengano pagati. In altre discipline non succedono, ste cose perché?
 Perchè non c’è questo giro economico”.

Per Marco Amelia serve più lungimiranza però la pazienza la devono trovare gli italiani!

“Siamo abituati ormai alle delusioni, e si è visto. Può andare meglio ma ho visto poca gamba. Contro il Portogallo ho ammirato e apprezzato Lazzari della Spal, anche se fuori ruolo. Gli altri non avevano gamba più che voglia e se non c’è condizione fisica accadono queste delusioni”.

(Testo raccolto da Giulio Dionisi)