Giarrusso e il suo ruolo al MIUR: “Messaggio grave per il Paese. Controllore dell’Università un critico della scienza ufficiale”. Così Paolo D’Angelo, ordinario di Estetica a Roma Tre e membro del CUN.

L’ultimo anno è stato particolarmente tormentato per il sistema accademico italiano, attraversato trasversalmente da una serie di malcontenti che hanno portato, via via, a due scioperi da parte dei docenti universitari, con una lista di richieste parzialmente disattese da parte di chi, a turno, si è ritrovato a riceverle. Il tutto senza dimenticare l’indagine partita da Firenze sui concorsi universitari truccati e la posizione che occupiamo a livello europeo per numero di laureati: penultimi solo davanti ad una Romania che, comunque, cresce al doppio della nostra velocità. Visto che ci troviamo dinnanzi all’ennesimo nuovo corso, vogliamo indicare da quali elementi ripartire e quali nuovi elementi vanno inseriti per invertire questa pericolosa tendenza. Lo facciamo insieme al Prof. Paolo D’Angelo, Ordinario di Estetica presso la Terza Università di Roma e membro del Consiglio Universitario Nazionale (CUN).

“Comincerei dalla fine e dallo scarso numero di laureati che abbiamo nel nostro Paese. Purtroppo la classifica Ocse dice il vero, siamo penultimi tra i paesi dell’area e chi ci segue viaggia al doppio della nostra velocità, con un rischio tangibile di trovarci a breve nei panni del fanalino di coda. Il problema nel problema è che dei pochi laureati che sforniamo, sono pochissimi quelli che si prendono un titolo frequentando facoltà scientifiche. Da dove ripartire? Sicuramente, guardando al sistema di istruzione nel suo complesso, da un progetto serio di orientamento che renda consapevoli i nostri giovani prima dell’accesso al sistema università. Un sistema che per molti versi non favorisce la vita di troppi studenti e su questo c’è molto lavoro da fare. La dimostrazione di quello che dico sta nei numeri delle immatricolazioni, che non sono così basse e che continuano a crescere. Se i ragazzi vogliono fare l’università ma poi non la concludono, abbiamo possibilità di intervenire. Sullo sciopero, soprattutto nella sua seconda edizione, credo che fosse discutibile solo per il fatto che non ci fosse materialmente la possibilità di confrontarsi con un interlocutore di governo. Ad onor del vero, se le richieste dei docenti avessero avuto risposte più convincenti quando un governo c’era, questa seconda edizione non ci sarebbe stata. Io comunque non ho aderito”.

Non più tardi di qualche giorno fa l’Ocse ha emesso la sua ennesima sentenza rispetto al livello di istruzione del nostro Paese: solo il 4% degli italiani è laureato a fronte del 17% dei restanti paesi dell’area Ocse. Questo avviene mentre molti rettori italiani si trovano nella necessità, che in alcuni casi è stato solo un tentativo bloccato successivamente dal Tar, di inserire il numero chiuso anche lì dove non era mai esistito e solo per un motivo: aumentano le matricole ma non ci sono i soldi per reclutare il numero di professori che il MIUR ritiene sufficiente per aprire o portare avanti un corso di laurea. Che ne pensa?

“Il problema nasce da una serie di situazioni. Il MIUR, da par suo, fa una richiesta legittima quando sostiene che per un determinato numero di matricole ci debba essere un numero proporzionato di docenti. Da qui, però, nasce lo strangolamento, perché se una facoltà ha successo e accresce col tempo il suo appeal, purtroppo non crescono proporzionalmente i fondi per rispettare i parametri imposti dal MIUR e le facoltà e i corsi di laurea rischiano, come succede, la chiusura. È un problema grave, va affrontato con serietà e celerità”.

Caso Giarrusso: il Sottosegretario Fioramonti nomina come suo segretario particolare l’ex Iena Dino Giarrusso, che ricoprirà il ruolo di capo dell’Osservatorio che si occuperà di monitorare la trasparenza e la regolarità dei bandi di concorso universitari. Come mai il mondo accademico non ha digerito questa nomina?

“Intanto della nomina abbiamo saputo tramite una diretta Facebook. Una volta ci sarebbe stato un passaggio più istituzionale per annunciare un incarico che, al tempo della comunicazione moderna, può avvenire attraverso una piattaforma social. Quello che preoccupa è che il primo gesto, simbolico ma estremamente concreto, che riguarda l’università è l’annuncio di una nomina tremendamente discutibile per più di una ragione. Una di queste, nel pieno rispetto del giornalista Giarrusso, attiene alla sua mancanza di cultura in materia, non ha nessuna notorietà scientifica, l’unica notorietà di cui può fregiarsi il dott. Giarrusso è mediatica ed è legata ad inchieste giornalistiche dove, in alcuni casi, mette anche in dubbio la scienza ufficiale. Mi riferisco al suo confronto acceso con il dott. Burioni, che si rifiutò di discutere con Giarrusso di vaccini semplicemente perché non aveva nessuna qualifica per farlo. La nomina di Giarrusso, in questo senso, è un messaggio gravissimo per il Paese: nominare a controllore dell’università una persona che si è accreditata come critico della scienza ufficiale. Questo è per me il punto preminente”.

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