Talento: come riconoscere le inclinazioni naturali dei figli? In cosa differisce il normale talento dalla plusdotazione? Quest’ultima è una risorsa in più o può diventare motivo di insicurezza? Ne abbiamo parlato con la professoressa Rita Minello, docente di Pedagogia Generale e Sociale, dell’Università Niccolò Cusano. “Tutti hanno talento – ha esordito la professoressa Minello – ma bisogna distinguere la plusdotazione (pensiamo alla genialità di Mozart), dalla semplice inclinazione in qualcosa di particolare.”

Il tema del talento, l’intelligenza collaborativa e le tecnologie dell’artificiale verranno trattati durante la Summer School dell’Università Niccolò Cusano, che si terrà in Aula Magna i prossimi 13 – 14 e 15 settembre, e Rita Minello sarà tra i relatori presenti. “La Summer School di quest’anno è la naturale prosecuzione dell’edizione passata – ha osservato la professoressa – per l’occasione vedremo come il talento debba contestualizzarsi in un concetto di responsabilità pedagogica e come l’intelligenza collaborativa possa aiutare gli adulti ad ottenere il meglio dai ragazzi.”

La scuola e la famiglia per individuare e coltivare talenti

“Se c’è talento, anche per il calcio, emergerà sin dai primi anni di vita – ha sottolineato Minello – ci sono bambini che giocano con la palla, fin da piccoli, dimostrando subito certe predisposizioni naturali e poi ci sono persone con particolari intelligenze. L’aiuto della famiglia e degli educatori può essere centrale nell’aiutare i bambini nel far emergere la loro intelligenza specifica.”

Bambini talentuosi considerati soltanto “cervelli”

“I genitori percepiscono nei bambini un talento specifico, dal momento che è qualcosa di naturale e che va coltivato. Aiutare i figli ad esprimere le loro capacità aiuta, il problema è che vengono considerati soltanto dei cervelli”, ha detto la pedagogista Minello. “L’educazione è lo strumento che aiuta le persone ad essere realizzate e serene.”

Sinergia scuola – famiglia

Nel processo di scoperta e valorizzazione del talento bisognerebbe creare una solida sinergia “scuola – famiglia, fare in modo che la scuola possa valorizzare i plusdotati ed evitare che si mantenga su determinati standard educativi.”

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