Medici, è carenza cronica. E si riparte col numero chiuso
Si riparte oggi il con Medicina e Chirurgia, a seguire veterinaria, architettura, professioni sanitarie, medicina in inglese e scienze della formazione primaria. La stagione del numero chiuso apre i battenti e si porta dietro la sua consueta coda di polemiche. Polemiche tutt’altro che sterili perché col passare degli anni all’indignazione degli studenti si è aggiunto il forte disappunto dei medici stessi, che non possono non lamentare una mancanza di allineamento in fatto di programmazione tra MIUR e SSN. Ma andiamo con ordine. Anche quest’anno le assoxiazioni studentesche protesteranno e a guidare la contestazione ci sarà, come di consueto, l’Unione degli Universitari. Queste le parole della coordinatrice Elisa Marchetti:
“E’ necessario abrogare la Legge 264/99. Il numero chiuso deve essere cancellato, tanto a livello locale, quanto a livello nazionale. Siamo di fronte ad un sistema irrimediabilmente compromesso. Medicina ovviamente è il caso più significativo, per l’altissimo numero di studenti che ogni anno tentano di entrare e per la peculiarità dell’intero percorso, visto che gli aspiranti medici si troveranno ad affrontare anche l’imbuto della selezione per le scuole di specializzazione. Ma il problema del numero chiuso non riguarda solo Medicina: quasi la metà dei corsi in Italia presenta barriere all’accesso, e numerosissime sono le irregolarità riferite ai singoli test. Da anni a questa parte, costantemente denunciamo le irregolarità messe in atto. Il caso dello scorso anno della facoltà di studi umanistici all’Università degli Studi di Milano, o il caso del plico mancante a Bari nel 2014 sono probabilmente i casi più eclatanti, ma ogni anno mettiamo in atto numerosi ricorsi, grazie ai quali negli anni, migliaia di studenti hanno avuto la possibilità di vedersi riconosciuto un diritto costituzionalmente garantito.”
Tornando ai medici, anche per loro la misura è colma e lo si capisce dalle parole del coordinatore nazionale del settore docenza e dirigenza della federazione UGL Università, il dott. Raffaele Lanteri:
“Il numero chiuso nella facoltà per l’accesso alle professioni sanitarie è un fatto anacronistico, nato in un contesto nel quale le facoltà mediche avevano un accesso illimitato con il risultato di creare una miriade di disoccupati. Oggi, nonostante il numero programmato sia la routine in quasi tutti i corsi di studio, nelle professioni sanitarie si sta rivelando un boomerang perché è divenuto soltanto una barriera per tantissimi giovani che vogliono esercitare questi mestieri”.