Fabio Capello il più cosmopolita, tra gli allenatori vincenti

Il mediano firmò il primo successo azzurro nel tempio mondiale di Wembley.

Poi sarebbe diventato Don Fabio dopo aver vinto, e tanto, in Italia: proseguendo in Spagna

 

Gli amanti del bel calcio non possono che applaudire al percorso di atleta e di tecnico di Fabio Capello. Il centrocampista che nel 1973, da una iniziativa di Giorgione Chinaglia, con un suo gol sotto misura, ci permise, per la prima volta, di vincere a Wembley, tempio del mondiale del Football.

Nato a Pieris, frazione di San Canzian d’Isonzo, oggi provincia di Gorizia, il 18 giugno 1946, Fabio Capello è stato un buon calciatore e senza dubbio uno dei migliori allenatori di tutti i tempi.

Ha iniziato a tirare i primi calci nel settore giovanile della Spal: con la formazione estense esordisce in serie A il 29 marzo 1964 guidato da Giacomo Biason, di lì a poco sostituito da Giovan Battista Fabbri. Quel giorno la compagine ferrarese uscì sconfitta dalla Sampdoria a “Marassi” per 3-1. A fine stagione la Spal retrocesse in B con il penultimo posto insieme al Bari e al Modena, sconfitto nello spareggio di “San Siro” proprio dai blucerchiati.

Con l’undici di Ferrara Fabio Capello gioca fino al 1967 disputando 49 partite e siglando 3 reti. La Spal, allenata per le prime 9 giornate da Giovan Battista Fabbri e per il resto della stagione da Paolo Petagna, torna subito nella massima serie chiudendo al terzo posto dietro Brescia e Napoli.

In quella squadra oltre a Fabio Capello vi erano altri due elementi che divennero in seguito allenatori in serie A. Uno era Edy Reja, tecnico di Atalanta e Lazio, l’altro Osvaldo Bagnoli, filosofo di quel meraviglioso e irripetibile Verona Campione d’Italia 1984-85.

Gli stessi tifosi della Roma hanno amato Capello, in giallorosso dal 1967 al 1970. Con la sponda romanista del Tevere conta 62 presenze e 11 reti. Nella prima stagione l’allenatore romanista è Oronzo Pugliese, per le successive due Helenio Herrera; presidenti Franco Evangelisti, poi Alvaro Marchini, padre dell’attrice Simona.

Giocatore di valore, Capello va alla Juventus dal 1970 al 1976: 165 gare disputate e 27 reti messe a segno. In maglia bianconera vince 3 scudetti (1972, 1973, 1975) , i primi due con Cestmir Vycpalek, zio di Zdenek Zeman, il terzo con Carlo Parola.

Successivamente passa al Milan dove nel 1980 chiude la carriera di calciatore: con la formazione rossonera gioca 65 gare e firma 4 reti. Nel Milan vince la coppa Italia nel 1977 e lo scudetto della Stella nel 1979 davanti al Perugia di Ilario Castagner, che chiuse il campionato imbattuto. In quegli anni Capello ebbe come allenatori Giuseppe Marchioro con Nereo Rocco direttore tecnico, Nils Liedholm “il Barone”. E Massimo Giacomini nella stagione 1979-80 chiusa sul campo al terzo posto ma poi modificato in 15° posto per illecito sportivo. Quel Milan finì mestamente in Serie B.

In maglia azzurra Capello ha giocato dal 1972 al 1976, con 32 presenze e 8 reti. La più famosa delle quali è quella siglata a Wembley il 14 novembre 1973 all’Inghilterra di Mister Alf Ramsey, lo stesso che aveva portato gli inglesi al titolo mondiale nel 1966.

Chiusa la carriera agonistica, Fabio Capello intraprende quella di allenatore, una strada che gli darà ancora più soddisfazione di quella da calciatore. Dal 1982 al 1986 allena la formazione primavera del Milan con la quale vinse la coppa Italia 1984-85.

Prende la prima squadra nella stagione 1986-87 sostituendo per le ultime 6 giornate il maestro Liedholm. Quel Milan riuscì a qualificarsi per la Coppa UEFA, dopo lo spareggio con la Sampdoria al “Comunale” di Torino vinto per 1-0 con rete di Massaro ai supplementari.

Nel 1991 Arrigo Sacchi, allenatore del Milan, è chiamato alla guida della nazionale azzurra e Silvio Berlusconi pensa proprio a “Don Fabio” per la panchina.

Il tecnico “bisiaco” ricambia la fiducia della società portando nella bacheca della stessa diversi trofei. Vince 4 campionati, la Champions League 1993-94, ad Atene con il Barcellona sconfitto per 4-0. E disputò altre 2 finali della massima competizione europea per club: nel 1993 sconfitto dall’Olympique Marsiglia a Monaco di Baviera con rete di Boli al 43′. E nel 1995 all’Ernst Happel Stadium già Prater sconfitto dall’Ajax con rete nel finale di Kluyvert. Atleta poi passato proprio al Milan non confermando le belle cose fatte vedere con gli “Arcieri” di Amsterdam. Capello alla guida del MIlan rimase imbattuito per 58 giornate di fila.

Nell’estate del 1996 passa al Real Madrid chiamato dal presidente Sanz dopo una stagione fallimentare chiusa al quinto posto, fuori dall’Europa. Il Real, dopo un lungo duello con il Barcellona di Bobby Robson e Ronaldo, si aggiudica il titolo e per il tecnico nativo di Pieris si tratta del quinto campionato vinto in 6 stagioni.

L’ anno successivo Fabio Capello tornò al Milan dopo una telefonata di Berlusconi che lo rivolle per rifondare la squadra dopo sonore batoste prese. Ma quel Milan chiuse il campionato al 10° posto.

Nel 1999 viene chiamato da Franco Sensi per sostituire Zdenek Zeman alla Roma. Il primo anno chiuse al sesto posto ma la stagione successiva portò i giallorossi al terzo titolo della loro storia. Tutto questo fu possibile grazie agli arrivi di Batistuta, Emerson e Samuel, trascinata da Totti e dalle reti oltre che di Batistuta, di Montella. La Roma si aggiudicò anche la Supercoppa italiana sconfiggendo per 3-0 la Fiorentina.

Ripercorrendo il cammino fatto da giocatore, il 27 maggio 2004 diventa l’allenatore della Juventus. Il suo viene visto come un tradimento dai tifosi romanisti anche perché lo stesso Capello affermò pubblicamente che non avrebbe mai allenato la Signora del calcio italiano.

La Juventus con Capello in panchina vince due scudetti, 2004-05 e 2005-06, ma verranno revocati dopo lo scandalo di Calciopoli scoppiato nel 2006, e culminato con la retrocessione nei cadetti per vari illeciti sportivi commessi dai dirigenti bianconeri.

Nell’estate 2006 torna al Real Madrid e si aggiudica l’ennesimo campionato ma l’estate successiva verrà esonerato.

Dal 2008 al2012 è stato CT della nazionale inglese e dal 2012 al 2015 della nazionale russa.

Chiude la carriera da allenatore allo Jangsu Suning di Nanchino formazione cinese  guidata nella stagione 2017-18. In diverse pause il friulano è andato bene da commentatore sportivo in televisione, vista la preparazione e la bravura anche dialettica.