“Una legge storica, che pone la Sardegna all’avanguardia in Italia e in Europa nel contrasto al fenomeno della violenza sulle donne. Oggi sono orgogliosa di questa aula”. Spiega Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale prima firmataria della legge sottoscritta da tutti i consiglieri e approvata oggi all’unanimita’, che istituisce in Sardegna il reddito di liberta’ per le donne vittime di violenza e in condizioni economiche difficili.

Reddito di libertà destinato alle donne vittime

“La Regione autonoma della Sardegna- si evince dal testo della norma- opera attivamente affinche’ ogni donna vittima di violenza domestica in condizione di poverta’, superi la condizione di dipendenza economica, soprusi, ricatto, poverta’, e sia posta in condizione di accedere ai beni essenziali e di partecipare dignitosamente alla vita sociale, disponendo di un reddito sufficiente a garantire la dignita’ e il diritto alla felicita’ della vita”. Nello specifico, il reddito di liberta’ consiste in un “patto” tra la Regione e la donna vittima di violenze in particolare all’interno del nucleo familiare, con cui la persona che ne beneficia si impegna a prendere parte ad un percorso di recupero della propria indipendenza economica e sociale. Il reddito verra’ corrisposto per un arco di tempo che va da uno a tre anni a partire già dal 2018 in via sperimentale con una dotazione di 300.000 euro. La condizione di vittima di violenza per usufruire del reddito, verra’ certificata dai servizi sociali del comune di residenza o dalle case di accoglienza o dai centri antiviolenza. La domanda di accesso dovra’ essere presentata ai comuni, che successivamente, tramite i servizi sociali, progetteranno un piano personalizzato per ogni beneficiaria. Nelle domande verra’ data priorita’ alle donne con figli minori o con disabilita’.

“Oltre 100 donne in Italia ogni anno vengono uccise da uomini, quasi sempre quelli che sostengono di amarle- sottolinea Zedda-. È una vera e propria strage. E ai femminicidi si aggiungono poi le violenze che sfuggono ai dati ma che, se non fermate in tempo, rischiano di fare tante altre vittime. La violenza economica e’ quella di cui si parla meno, ma ha una relazione molto forte con la possibilita’ delle donne, percepita e reale, di uscire da una relazione violenta. La maggior parte delle violenze avvengono in famiglia e sono perpetrate da un uomo da cui le vittime sono o sono diventate economicamente dipendenti. Non avere risorse per mantenere se stesse e, in molti casi, anche i propri figli, e’ uno dei fattori che ricacciano le donne sotto il dominio di un uomo violento”. Intervenire con un sostegno economico “per le vittime potrebbe avere degli effetti immediati e concreti- sottolinea- per garantire alle donne la possibilita’ di pensare e agire la propria fuoriuscita dalla violenza. Il reddito come condizione di liberta’ dalla violenza, dai soprusi, dalla poverta’, dal ricatto”.

Anche le altre consigliere dell’assemblea sarda sono rimaste soddisfatte dall’approvazione della legge, sebbene nel dibattito Annamaria Busia (Cd) non abbia nascosto l’amarezza per i numeri allarmanti relativi alla violenza di genere: “È difficile sottrarsi ad un senso di stanchezza nel sentire, ad 11 anni dall’istituzione dei centri anti violenza, numeri sempre piu’ allarmanti, nel vivere la contrapposizione di uomini che non prendono coscienza del problema se non coinvolti personalmente, nel dover continuare a spiegare alla donne come devono difendersi, mentre a parti invertite il Paese verrebbe rivoltato come un calzino”. Giudizio positivo infine dall’assessore alla Sanita’, Luigi Arru: “Questa legge rappresenta un ulteriore strumento rispetto ai centri anti violenza e alle case di accoglienza, che rappresentano una situazione di emergenza. Qui invece si mette in essere un percorso di inclusione sociale attiva, di liberta’ e recupero dell’autonomia per le donne. Sostengo convintamente questo provvedimento”.

Fonte DIRE